Fabrizio Coscia
Ancora sul "Fenicottero"

Silone clandestino

Renzo Paris, scavando nella doppiezza di Ignazio Silone, affronta un tema cruciale in letteratura: il rapporto con la più remota parte di sé, quella che può anche negare la propria identità

Sono passati quindici anni da quando gli storici Dario Biocca e Mauro Canali aprirono il «caso Silone», scoprendo nei documenti di archivio l’attività spionistica dello scrittore a favore della polizia politica fascista. La notizia provocò un terremoto (storiografico e mediatico) non dissimile da quello, reale, di Avezzano che il 13 gennaio 1915 devastò la Marsica distruggendo Pescina, il paese natio di Silone, il quale perse sotto le macerie la madre e molti suoi familiari. Ancora difficile da accettare per molti lettori e studiosi, la scomoda verità su Ignazio Silone (al secolo Secondino Tranquilli) ha costretto a fare i conti con la nuova visione di un autore dalla psicologia complessa, dalla doppia o multipla personalità, dimidiata tra il ruolo pubblico, ma clandestino, di agguerrito comunista antifascista e quello privato e segretissimo di spia dell’Ovra: un nodo intricato che alimentò nell’uomo un’isteria schizofrenica così grave da portarlo, nell’estate del 1930, nella clinica di Zurigo di Carl Gustav Jung.

La terapia psicoanalitica a cui Silone si sottopose, oltre a fargli recuperare quel contatto archetipico con la sua terra d’origine e l’etnia marsicana da cui l’ideologia e la nevrosi lo avevano allontanato, fu propedeutica alla composizione catartica del capolavoro Fontamara, con il quale Silone inaugurò la sua carriera di scrittore – apprezzatissimo soprattutto all’estero e ammirato da nomi del calibro di George Orwell, Albert Camus, Thomas Mann – rinunciando alla collaborazione segreta con il fascismo e contemporaneamente uscendo dal Partito comunista, di cui era stato tra i più importanti dirigenti, dopo aver preso sempre più le distanze dallo stalinismo.

il fericottero di renzo parisProprio per raccontare l’atroce sofferenza e la schizofrenia che spesso si celano dietro la nascita di un capolavoro Renzo Paris ha scritto il suo bel romanzo biografico Il fenicottero. Vita segreta di Ignazio Silone (Elliot, pagg. 332, euro 19,50, già recensito da Oliviero La Stella su Succedeoggi, clicca qui per leggere l’articolo). «Fenicotteri» venivano chiamati i comunisti clandestini sotto il fascismo, che volavano da una città  all’altra per incarichi segreti. E Paris concentra la sua biografia di Tranquilli-Silone (limitata al periodo che va dalla nascita nel 1900 alla composizione del romanzo Fontamara, scritto in Svizzera nel 1930) sulla figura della clandestinità, seguendo la parabola esistenziale di Silone dall’infanzia marsicana al primo approdo a Roma, nell’adolescenza povera e derelitta, fino alla gioventù segnata dalla maturazione politica nelle fila del socialismo prima e del comunismo dopo il congresso di Livorno, tra viaggi a Mosca, Parigi, Barcellona, Zurigo.

Il cuneo segreto della vita di Silone, però, si incista a partire dall’incontro con il commissario Guido Bellone (poi ispettore della Polizia politica fascista), che forse è il vero protagonista del libro di Paris, al di là della mimetica e riuscitissima identificazione dell’autore (anch’egli marsicano) con Secondino. Uno degli uomini più potenti e misteriosi d’Italia, all’epoca, al quale Silone stilò circostanziati e periodici rapporti sulle riunioni clandestine dei comunisti per quasi dieci anni, Bellone ha portato con sé i suoi segreti (di lui si sa pochissimo) ma Paris non esita a scendere nei dettagli intimi di un’«amicizia amorosa», testimoniata dal tono di alcune delle lettere speditegli da Silone, e non certo per un gusto morboso, ma perché intuisce che l’ambiguità sessuale di Silone è la cifra, il sintomo di un’ambiguità più profonda e complessiva. Fu omosessuale l’autore abruzzese? E fu questa omosessualità negata, nascosta, la causa della sua impotenza, dichiarata nella diagnosi trascritta a mano su un foglio dall’amico medico Panfilo Giorgi («impotentia coeundi e generandi»), in un documento trovato dallo stesso Paris, e confermata dai difficili rapporti che Silone ebbe con le donne della sua vita? «Tu per me sei un interrogativo, che ogni giorno diventa più grande e impressionante», gli disse una volta il padre spirituale don Orione, che poi prese le distanze da quel giovane divenuto «uno dei sovversivi più feroci della capitale». Quell’interrogativo, quel mistero attraversano forse tutta la Storia incastonata tra le due guerre del Novecento, un periodo tra i più oscuri e difficili dell’Italia, che Paris ha saputo attraversare con sensibilità e coraggio, forse anche, o soprattutto, per sfuggire a una realtà come quella dell’Italia contemporanea, ridotta a una «crosta di plastica, inavvicinabile con le parole, anch’esse inautentiche».

L’unica cosa che ci resta da fare di fronte a un paese diventato «irraccontabile» – scrive, infatti Paris – in attesa di tempi migliori, è «raccontare un racconto che ci abbia colpiti al punto da separarlo dalla realtà che ci circonda», ovvero «il racconto di una vita parallela che risulti più viva di quella reale». Come quella di Secondino Tranquilli, che volle morire come spia e rinascere come scrittore.

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