Paola Benadusi Marzocca
Storie di felini (non solo per i più piccoli)

Operazione gatto

Da Anne Fine, risalendo a Charles Perrault, florilegio di titoli dedicati all’animale che Leonardo definiva «capolavoro della natura», impenetrabile musa di Baudelaire, semidio per gli Egizi…

Se Anne Fine, indimenticabile autrice di Un padre a ore –Mrs. Doubtfire (Salani)), da cui è stato tratto il film omonimo con Robin Williams, ha preso in considerazione un gatto per farne il protagonista di una serie per bambini, una ragione ci sarà. Ma non è quella che ci si aspetta, perché in realtà Anne Fine non ama i gatti, «li ammira – come mi ha detto – per il modo in cui i gatti fanno esattamente ciò che vogliono e non possono essere addestrati o anche persuasi a fare ciò che il proprietario vuole». Preferisce i cani per le loro doti di fedeltà, coraggio, abnegazione, pronti a condividere la vita del padrone nella buona e nella cattiva sorte. Solo che, anche se molti non lo sanno, anche i gatti, spesso, pur nella loro orgogliosa indipendenza, sono capaci di affetto e addirittura possono soffrire di depressione se perdono la persona con cui vivono, come viene spiegato nel Dizionario bilingue -italiano gatto-gatto italiano (Sonda, Larousse, 9,90 euro).

È proprio quanto avviene a Tuffy, il gatto della figlia della Fine; quando la sua padroncina che lo adora deve andare all’Università, sentendosi abbandonato, se la prende con i malcapitati genitori rimasti ad accudirlo. È proprio un fatto psicologico. Di qui l’accattivante ritratto di uno dei più riusciti gatti della storia della letteratura, dipinto dalla caustica penna di una grande scrittrice con l’aiuto della sapiente e brillante matita di Andrea Musso. Le ultime avventure del nostro eroe, che, stavolta, ferito nel suo orgoglio, scappa di casa (Torna a casa, gatto killer!, Sonda, trad. Maria Teresa Sirna, 126 pagine, 9,90 euro), narrano oltre che le birbonate che riesce a mettere a punto Tuffy, gli atteggiamenti ridicoli, i lati patetici, il breviario di comicità degli adulti.

gatti ParigiC’è poi un gatto che si intende di astronomia ed extraterrestri sicuramente più dei suoi padroni: Mr. Ubik di David Wiesner, vincitore più volte del premio americano Caldecott, uno dei più prestigiosi riconoscimenti di libri per ragazzi. Perché in effetti questo albo disegnato con tratti tra il tradizionale e l’avvenieristico da uno dei più famosi autori di “picture book”, è una lettura divertente a tutte le età (Orecchio Acerbo, 5 euro). Domina qui un gatto nero e bianco dagli splendidi occhi ambrati che fanno venire in mente la nota locandina con il gatto nero di Steinlen del teatro “Le Chat Noir” nel quartiere Montmartre nel periodo dell’Art Nouveau, e soprattutto i celebri versi di Charles Baudelaire: «trattieni le unghie della zampa, e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati di metallo e d’agata». In effetti il gatto, simbolo della libertà e orgoglio della casa, da sempre è stato amato dai poeti, dai musicisti e dai saggi, impenetrabile musa, meditabondo filosofo in posa da sfinge egizia «in fondo a solitudini distese». Nelle pagine del testo di Wiesner, Mr. Ubik viene rappresentato nelle sue posizioni particolari o raggomitolato in sé o immobile, assorto in meditazioni incomprensibili. Risaltano le sue pupille capaci di dilatarsi e di restringersi, quegli occhi obliqui dallo sguardo «profondo e freddo», che «taglia e fende come un dardo», che penetra il buio come una pietra fosforescente. Non è per niente strano perciò, che, se un manipolo di extraterrestri o abitanti di mondi paralleli venisse a curiosare sulla Terra, proprio un gatto sarebbe in grado di respingerli. Appunto Mr. Ubick!

Del resto per gli antichi Egizi, assai portati alle arti magiche, il gatto non era forse un dio? Per l’esattezza si incarnava nella dea Bast, figlia di Iside, dea della luna e della Terra. Aveva corpo di donna e testa di gatto e possedeva poteri soprannaturali. Nei curiosi Racconti di gatti di Jean Muzi (Ed. El, ill. Jean-François Martin, trad. Gianna Masoero, 108 pagine, 14,50 euro), vengono narrate storie interessanti sulle facoltà propiziatorie e magiche dei gatti. Attenti quindi che «questi capolavori della natura», come li definiva Leonardo da Vinci, se vengono maltrattati, magari possono attraverso influssi misteriosi vendicarsi. Lo sa bene Barney, il dodicenne protagonista del divertente romanzo dell’inglese Matt Haig, Essere un gatto (Salani, trad. Dida Paggi, ill. Pete Williamson, 316 pagine, 15,90 euro), accolto con entusiasmo dalla critica anglossassone per l’atmosfera surreale, un po’ spaventosa, anzi quasi agghiacciante che ricorda un po’ le storie di Roald Dahl. Da adolescenti è facile esseri presi dallo sconforto quando le difficoltà sembrano insormontabili e si scambiano i desideri per realtà; ma se il sogno assume le sembianze di un gatto può succedere di tutto anche che si apra la porta della magia.

gatti EgittoE moltissimi gatti di tutti i tipi, «gatti vagabondi, avventurosi e magici, gatti casalinghi, guardinghi e matti…», s’incontrano nel Mondo di Pinin Carpi, C’è gatto e gatto, splendidamente illustrato dall’autore (Pimme, 195 pagine, 14 euro). Anche se la fortuna dei gatti attraverso i secoli ha avuto alti e bassi, non vi è dubbio che essi «svelano molti misteri pur mantenedoli segreti». Di gatto in gatto, da bambino a bambino, da persona a persona, segreti che solo chi li ama può indovinare e tutto in relazione alle superstizioni umane. La letteratura infantile è popolata di gatti, spesso parlanti e vestiti con abiti umani, dal Gatto con gli stivali della celebre favola di Charles Perrault – recentemente riproposta nella traduzione di Carlo Collodi nella raccolta I racconti delle fate, disegnati da Giuliano Ferri (Gallucci, 375 pagine, 18 euro) -, al Cheshire tigrato dagli incredibili occhi tondi e dalle caustiche battute dell’incantato universo di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol (Anne Herbauts, Fabbri, trad. Tommaso Giglio, 120 euro, 18,50).

E potremmo a lungo continuare a descrivere questi straordinari animali, spesso considerati inaffidabili e senz’anima. Per fortuna nel 1990 è stata inventata la giornata mondiale del gatto, per merito di una giornalista gattofila, Claudia Angeletti. Cade il 17 febbraio nel segno zodiacale dell’Acquario, ma i gatti, come sostenuto da Margherita Hack, non seguono i segni astrologici, perché gli astri ormai da innumerevoli anni luce vanno per conto loro, senza soffermarsi più di tanto sulle quotidiane vicissitudini degli uomini. E i gatti lo sanno…

 

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