Gabriele Trama
Dopo il summit di Berlino

I Grandi Inquinatori

I paesi del G7 hanno firmato un accordo sul controllo del riscaldamento globale che hanno chiamato «ambizioso e realistico». Ecco perché è solo un libro dei sogni

I paesi del G7, riuniti in Germania, nei giorni scorsi hanno raggiunto un nuovo accordo sulla riduzione dei gas serra, responsabili dell’innalzamento della temperatura media della Terra. In vista della conferenza mondiale sul clima, che si terrà a Parigi nel dicembre prossimo e alla quale parteciperanno anche gli altri grandi paesi inquinatori, come Cina e India, i sette si sono dati degli obiettivi «ambiziosi ma realistici», come li ha definiti il presidente francese Hollande.

Ecco quali sono: 1) riduzione dal 40 al 70% delle emissioni di gas serra entro il 2050, con riferimento a quelle registrate nel 2010, allo scopo di contenere l’innalzamento medio della temperatura globale entro i due gradi. Se la temperatura del pianeta crescesse ulteriormente, secondo i maggiori esperti climatici, gli effetti sarebbero imprevedibili ma certamente devastanti. 2) Mobilitare congiuntamente, entro il 2020, cento miliardi di dollari da destinare allo scopo. 3) Rendere pienamente operativo entro quest’anno il fondo verde creato nel 2010 allo scopo di aiutare i paesi più deboli a ridurre le emissioni. 4) Nei paesi poveri energeticamente, favorire l’accesso direttamente alle energie rinnovabili, disincentivando l’uso dei combustibili fossili, con opportuni programmi di sviluppo sostenuti da istituzioni finanziarie e banche di sviluppo. 5) Tutelare l’ambiente marino con la lotta ai rifiuti negli oceani e monitorare l’impatto delle attività estrattive sui fondali profondi.

Cominciamo a esaminare proprio quest’ultimo punto che tutto sembra tranne che ambizioso: le trivellazioni marine profonde per estrarre gas e olio combustibile sono molto pericolose, come si è visto dai recenti disastri nel Golfo del Messico e in California, e anziché proibirle o limitarle, sono semplicemente monitorate. Gli Stati Uniti hanno recentemente permesso le esplorazioni in Alaska, zona pericolosa per le condizioni meteo marine estreme e l’Italia ha fatto lo stesso in Adriatico, mettendo a rischio le coste fra le più belle del paese.

Per quanto riguarda i cento miliardi di dollari da destinare alla lotta al riscaldamento globale, senza una precisa indicazione su come trovarli (ad esempio una tassazione sulle emissioni di anidride carbonica), sembra più che altro una manifestazione di buone intenzioni. Lo stesso si può dire per i fondi da destinare ai paesi più poveri per incentivarli a saltare la fase “fossile” e incentrare il proprio sviluppo direttamente sulle energie pulite.

Questo tema sarà uno dei più importanti nell’agenda della conferenza di Parigi: come spesso in passato diceva Fidel Castro l’ambientalismo è una questione da ricchi. E aveva ragione, ma seri programmi di aiuti e reperimento di risorse saranno necessari per coinvolgere questi paesi nella lotta al riscaldamento globale.

Venendo infine all’obiettivo più importante e cioè la riduzione delle emissioni e il contenimento dell’aumento della temperatura entro i due gradi, non si può non essere d’accordo sul fatto che sia perlomeno “ambizioso”. Sulla definizione di “realistico” è lecito esprimere dei dubbi.

I paesi del G7 emettono da soli circa il 30% dei gas serra mentre il restante 70% è a carico del resto del mondo. Che i sette “grandi” si impegnino a mantenere il riscaldamento globale entro due gradi, come richiesto dagli scienziati del clima, senza l’accordo degli altri non appare credibile né fattibile. Come sappiamo dall’accordo firmato dallo stesso presidente Obama con Xi Jinping, la Cina si è impegnata a iniziare a ridurre le proprie emissioni solo dopo il 2030. È possibile sperare che i cinesi si impegnino in soli venti anni, dal 2030 al 2050 a ridurre le emissioni a tal punto da raggiungere l’obiettivo dei due gradi? Come possono sottoscrivere un tale impegno se si tengono le mani libere fino al 2030 e quindi non possono prevedere quale sarà il livello di inquinamento raggiunto? E gli altri grandi paesi, come l’India, che solo di recente ha annunciato l’intenzione di partecipare alla conferenza di dicembre?

I lavori di Parigi saranno perciò importanti per capire le intenzioni del resto del mondo, ed è giusto che i G7 ci vadano con un piano comune e ambizioso, per renderlo realistico ci vorrà l’impegno degli altri grandi (inquinatori).

Facebooktwitterlinkedin