A proposito di “We are family”
Famiglia Bartolomei
Una famiglia romana vive di fatiche quotidiane senza rinunciare a coltivare le migliori illusioni: un altro romanzo di Fabio Bartolomei tutto da leggere
We are family, edizioni e/o 288 pagine 10 € l’edizione cartacea, è forse il libro più bello di Fabio Bartolomei. autore al quale va la nostra predilezione. La storia di Al Santamaria commuove, fa sorridere e, come in tutti i libri di Bartolomei, fa pensare. L’autore con la sua scrittura leggera, piacevole ci accompagna nelle vicende di questa normale famiglia romana con un padre innamorato di Elvis Presley, una madre impegnata a far quadrare il bilancio familiare con lo stipendio di autista dell’Atac del padre e una sorella un po’ vittima del genietto di casa. Il gioco che la famiglia porta avanti, comune a tanti nuclei familiari non solo romani, è la ricerca della casa dei sogni sapendo bene che non la si potrà mai avere ma che resterà uno di quei sogni irrealizzati che condizionano la vita di tanti.
La capacità di Bartolomei di cambiare pelle ad ogni libro gli permette di darci spaccati di società in versione ironica, comica, senza comunque mai cadere nella macchietta tante volte vista al cinema e letta in molti libri. Bartolomei conosce bene la regola che vale per i telefilm, occorre far sorridere o commuovere nei primi minuti per bloccare il telespettatore, e sembra, anzi applica, la stessa regola alla sua scrittura. Per il momento ci ha descritto dei giovani irrealizzati per non dire falliti in Giulia 1300 e altri miracoli, degli arzilli vecchietti che mettono in atto un rapimento dell’allora premier Silvio Berlusconi ne La Banda degli invisibili, in We are family si intrufola nella famiglia Santamaria e nelle loro peripezie, e disgrazie, di ogni giorno. Al Santamaria, con l’aiuto della sorella Vittoria, crescerà affrontando le novità della vita con lo spirito di un bambino, spirito che non lo abbandonerà mai. Nemmeno quando sarà costretto a scoprire la verità e a diventare adulto.
Una sarabanda di trovate che mescola il possibile con la pura fantasia ma tutto legato in maniera chiara e logica da farlo apparire vero o verosimile. Al Santamaria sa che dovrebbe e potrebbe salvare il mondo ma alla fine salva se stesso e la sorella dalla deriva. Si salvano grazie alla fantasia e alla volontà del bambino che si muove all’insegna del “si può fare, basta volerlo”. E arriva anche la tanto agognata casa, ma non sarà un appartamento ma una zattera di salvataggio che nonostante si muova al ritmo della vita permetterà ai due ragazzi di rimanere ancorati alla realtà e quindi di sopravvivere e poi vivere.
Bartolomei, lo abbiamo detto, è bravo, ha fantasia, scrive bene e riesce a farci riflettere trattando gli argomenti con arguzia, sapienza e ci accompagna nella parte riflessiva senza sbalzi narrativi, senza incisi che stravolgerebbero la trama e lo stile di scrittura. Di più non si può dire, si correrebbe il rischio di togliere agli eventuali altri lettori il piacere di scoprire le invenzioni “possibili” di Al Santamaria. Dovete accontentarvi di queste poche parole.