Every beat of my heart, la poesia
Tra cielo e terra
Versi che paiono estratti da un sogno quelli di Stefania Roncari, con una forza strana e nuova. Come questi che proponiamo sul volo della farfalla, di cui riassumono il senso inconscio profondo
Stefania Roncari, milanese, ha pubblicato una plaquette e lavora da tempo su un libro di poesia in prosa. Non nel senso di certe esperienze ermetiche o francesi (anche se il mondo culturale francese è un suo riferimento), ma piuttosto nella dimensione di origine orientale del pensiero poetico espresso in prosa, una prosa non narrante ma sostenuta da continue accensioni liriche. I suoi maestri sono bizantini, forse anche taoisti, sufi, autori in cui pensiero e poesia si fondono, e anche francesi, che, per sviluppo specifico dell’idea simbolista, scrivono in quella direzione di poesia che non cerca il verso ma una sorta di movimento emersoniano, sapienziale. Questi versi, di straniante efficacia, a mio parere, come estratti da un sogno del mattino, in parte oscuro in parte raziocinante, sono inclusi in una sorta di poema a tre voci, e costituiscono l’unica parte non in prosa. Hanno una forza strana e nuova, paiono dettati e mossi dal vibrante moto d’ali della farfalla, di cui riassumono il senso inconscio profondo: volo, comunicazione tra terra e cielo. Ma non al livello degli uccelli, che al volo alto, e spesso possente, uniscono il dono miracolante della voce, che grandi poeti, Whitman, Shelley, Keats, venerano come modello irraggiungibile. Le farfalle, volanti a livello di erba o di siepe, a livello di Puck, sono mute, il disegno operato nel cielo, l’arabesco, si dissolve in silenzio, come nasce. Questi versi di Stefania Roncari, che paiono scritti in stato di immedesimazione, di consustanzialità aerea con il creato, ci avvicinano alle farfalle come a piccoli demoni innocenti e leggeri, quasi inconsistenti, a noi prossimi. Leggeri, sontuosi abitanti del mondo immaginale.
Prima voce: Lo sai che le farfalle si posano solo sui corpi
di coloro che amano? Solo gli spiriti amanti conoscono il volo
e la leggerezza di tali creature alate.
Un giorno una farfalla si è posata sulla mia mano
mentre passeggiavo nel bosco e non si è più staccata.
Alla fine ho dovuto invitarla ad andarsene,
era completamente aderente alla mia pelle,
quasi ipnotica, quasi veggente.
Altre volte in pieno inverno, l’ho vista volare per un attimo
fuori dalla finestra di casa,
forse solo per salutarmi e per dare un segno.
Adoro le farfalle e non solo mi seguono
e si posano su di me, ma, anche, le sogno.
Seconda voce: Ora mi viene in mente il viandante solitario
che, durante il suo viaggio di ritorno,
incontrò lungo il fiume una magnifica farfalla,
di colore bruno e arancio, ampie ali battenti,
un esemplare forte e robusto, una femmina,
con strani simboli e segni sui bordi delle ali.
Appena la vide, la farfalla s’immobilizzò sulla pietra
e incominciò a respirare gonfiando le ali,
cosa che alcun uomo aveva mai visto
– respira, si gonfia, respira fino al punto in cui avviene il miracolo –
La farfalla si trasforma in una grande ninfea,
mentre la rapida corrente la spinge subito alla fuga.
Il viandante cerca col bastone di afferrarla,
perché il fiume non la porti via con sé nelle sue rapide,
ma non fa in tempo a compiere il gesto
che subito una voce profonda lo invita a non farlo.
«Lasciami andare. Sono figlia del tempo e delle stagioni
– aggiunge – Nulla si può trattenere nella corrente,
perché tutto deve fluire, pur permanendo».
La farfalla conosce il mistero di questa forza.
Prima voce: Non solo mi seguono
e si posano su di me. Ma, anche, le sogno.
Stefania Roncari
(Da Atto unico per tre voci)