Il primo titolo di una nuova collana di qualità
Poeti in conversation
Un incrocio di voci poetiche. È questo il tratto distintivo di una raccolta curata da Roberto Mussapi che entrando nel “cortile” dei più amati (da Whitman a Omero, da Keats a Catullo, da Villon a Melville), ne amplifica il canto e lo attraversa nella sua personale traduzione
Una nuova collana di poesia, dal bellissimo nome “Ginestra dell’Etna”, diretta da Maurizio Cucchi e Antonio di Mauro, per la catanese Algra Editore dell’appassionato Alfio Grasso, è di per sé un lieto evento; che poi la prima uscita sia un libro di Roberto Mussapi, mi pare che si possa dire di un bellissimo regalo, che ci rallegra particolarmente in un momento di declino della editoria letteraria di qualità. Il libro ha il titolo, dylaniano, The conversation of voices, sono le voci di diversi poeti che Mussapi raccoglie in una traduzione straordinaria, perché si sa che Mussapi è un traduttore unico e per questo premiato più volte, nel 2014 dall’Accademia mondiale della poesia.
I poeti tradotti da Mussapi in questa edizione, sono poeti di diversi idiomi e di diversi periodi storici, che elenchiamo in ordine di apparizione nel libro: Walt Whitman, Dylan Thomas, Ovidio, Thomas Gray, William Butler Yeats, Herman Melville, Robert Louis Stevenson, Omero, François Villon, Charles Baudelaire, Saffo, Catullo, Properzio, Virgilio, Percy Bysshe Shelley, John Keats.
Mussapi racconta in una circostanziata introduzione cosa rappresenta questo libro per lui e cosa significa per lui tradurre, certamente non un esercizio meccanico e scontato, bensì una consuetudine antica che prende le mosse da un presupposto essenziale: entrare nel “cortile” dei poeti amati, recepirne la voce, pensare che qualsiasi traduzione presente, anche la più perfetta, è qualcosa di estraneo rispetto a ciò che egli riceve da quei versi. Da qui l’esigenza di attraversare quelle parole con la propria voce, che è poi la voce del proprio profondo sentire poetico, che avverte come indispensabile questo esercizio, senza possibilità di mediazioni. Egli dice: «Questo è un libro in cui la mia voce attraversa altre voci, o meglio è suscitata da altre voci».
Il libro è suddiviso in parti, «quasi capitoli narrativi, che corrispondono ad alcuni nuclei tematici centrali»: I dreamed my genesis; Cosmo; Origini; Memoria della specie. Atavismo; Sailing to Bysantium; Le città popolate sciamanti nella nebbia; Tutti li miei pensier parlan d’amore; Volare.
Ognuna di queste parti è preceduta da un’ampia nota, dove l’autore ci dà la sua visione filosofica e poetica, oltre che storica, del tema, ne risulta un attraversamento che è in verità la struttura su cui poggiano la poetica e il pensiero di Mussapi, e che ritroviamo anche nella sua poesia e nei suoi saggi. Sapienti analisi che hanno sempre un forte grano di autentica creatività e dove emergono non solo le conoscenze ampie dell’autore, ma pure il pensiero originale e estremamente fondato che lo anima. Si sa che Mussapi è uno dei pochi poeti che possa vantare un pensiero poetante, un retroterra culturale ampio e preciso, su cui sostenere la sua scrittura, sia essa in poesia o in teatro o nella saggistica o nella fiaba. Egli fonda il suo discorso sulle parole dei poeti (e non solo) e ne trae spunto per farne un pensiero attraversato dalla sua sensibilità creativa e a questo pensiero dà luce effettuando le sue traduzioni, che divengono quindi non semplici traduzioni, ma apertura di uno spazio “altro”. Quando parla del viaggio e descrive la sua idea, egli ci dice quali sono i poeti che l’hanno sollecitato per poi sentire la necessità di tradurli. Quindi dalla fonte al pensiero e poi la traduzione per riportare alla mente quei versi così fortemente caratterizzati in quella direzione, che divengono la base del proprio indagare.
Ora, fatta questa considerazione teorica (di Mussapi), cosa ci regala questo libro? Una fantastica scelta di testi dei poeti sopracitati, che sono poi, manco a dirlo, i pilastri della poesia mondiale, una delizia della secolare storia della poesia e che questo libro riporta magicamente alla nostra portata. Non vale il discorso di chi manca, Mussapi ci dice che non ci sono tutti i suoi poeti (non c’è ad esempio l’amato Coleridge, mai tradotto da Mussapi), ma questi bastano a riempire il nostro bicchiere di emozioni (parola certo inadeguata, anzi abusata, ma che per semplicità usiamo) travolgenti.
Vogliamo riportare qualche poesia di autori con una distinta lingua:
L’epigrafe
Qui posa il capo su questo lembo di terra
un giovane sconosciuto alla fortuna e alla fama,
la scienza luminosa non incupì sua umile nascita
e fu la melanconia a lasciargli il suo marchio.
Fu un generoso, la sua anima fu sincera.
La ricompensa del cielo non fu da meno.
Diede alla miseria quella che aveva: una lacrima.
Ricevette ciò che bramava, un amico.
Non indagare oltre cercando i suoi meriti,
o le sue debolezze nella paurosa dimora
(anch’esse vi riposano, in trepida speranza):
il seno del suo Padre e del suo Dio.
Thomas Gray
***
La Bellezza
Mortali, sono bella come un sogno di pietra,
e il mio seno su cui ognuno s’è ammaccato
è fatto per ispirare al poeta un amore
come la materia, muto e immortale.
Troneggio nell’azzurro come una sfinge incompresa,
fondo un cuore di neve col candore dei cigni,
detesto il movimento che scompone il disegno,
e mai, ripeto mai, piango, né rido.
Davanti alla mia immagine sontuosa
come di fronte ai monumenti immortali
brucia il furore dei poeti,
docili innamorati, io li posso incantare:
ho specchi che fanno più bella ogni cosa,
gli occhi, i miei larghi occhi dalle eterne luci!
Charles Baudelaire
***
Ti scorgo attimo e la voce smuore,
la lingua è franta, un brivido di fuoco
mi divora le carni e buio
negli occhi, un rombo nelle orecchie,
cola sudore e mi possiede un tremito.
Sono più verde dell’erba, forse muoio.
Saffo
***
Tu giuri, vita mia, che il nostro amore
sarà felice e non avrà mai fine.
Dèi, fate che possa promettere davvero,
o che lo dica dal profondo del cuore:
per tutta la vita ci sia dato vivere
questo inviolabile patto d’amore.
Catullo