Ritratto d'artista
Teatro Trascendente
«Vorrei essere diretto da Shakespeare. Il teatro serve a questo: andare oltre il tempo e cogliere il senso vero della realtà». Parla Tommaso Ragno
Nome e cognome: Tommaso Ragno.
Professione: Libero professionista.
Età: Tra i 18 mesi e i 125 anni…
Da bambino sognavi di fare l’attore? Nemmeno per sogno.
Cosa significa per te recitare? Uno dei modi di osservare il reale e agirlo.
Il tuo film preferito? I film di Stanlio e Ollio.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri). Crepino gli artisti di Tadeusz Kantor.
Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Carlo Cecchi e Toni Servillo, sono quelli con cui ho lavorato più a lungo e che rappresentano delle famiglie o case teatrali. Ma ce ne sono tanti altri che mi hanno insegnato anche solo guardandoli come spettatore e che anche visti una sola volta sono rimasti incisi nella memoria del cuore.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Carlo Cecchi, Toni Servillo e Luca Ronconi.
Il libro sul comò: Profilo di Cliodi Josif Brodskij.
La canzone che ti rappresenta: The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd con l’assolo di Claire Torry.
Prosecco o champagne? La vita è troppo breve per bere male: champagne, grazie.
Il primo amore, lo ricordi? Sì, ed è bello che sia rimasto solo un ricordo.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione di successive delusioni.
Strategia di conquista: qual è la tua? Esser sedotto.
Categorie umane che non ti piacciono? Il politico italiano dall’epoca berlusconiana in poi.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour? Lo humour è la ricchezza di un cervello che conosce la bellezza.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Sono qualcosa di misterioso, per me, il sesso e l’amore. L’amicizia, ad esempio, può essere erotica ma non necessariamente sessuale. Quanto al sesso, mah… Rimangono indimenticati certi sguardi incontrati che sono rimasti solo sguardi e sono stati come le mille e una notte.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Affinità degli opposti.
Costretto a scegliere: cinema o teatro? Una cosa non esclude l’altra.
Casa di bambola o Natale in casa Cupiello? Casa di bambola.
Shakespeare o Pirandello? Shakespeare.
Samuel Beckett o Stefano Massini? Beckett, mi fa così ridere. Ridere di risate assassine, come quando vedevo Stanlio e Ollio. Massini non l’ho ancora letto.
L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Le Voci di dentro, regia di Servillo.
Racconta il tuo ultimo lavoro: 1992, una serie in 10 puntate scritta da Stefano Sardo, Ludovica Rampoldi e Alessandro Fabbri, in onda dal 24 marzo su Sky Atlantic.
Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Perché è una parte della storia italiana che non è mai stata raccontata ancora. Gli sceneggiatori ci hanno lavorato più di due anni e credo che guardare il punto di vista complesso e articolato di questa fiction, di altissimo livello a mio parere, del periodo di “Mani pulite” possa mostrare che esiste un modo di lavorare su determinati temi che rende onore a questo mestiere. E anche a chi abbia l’occasione di guardarlo.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? È una storia lunga…
Come e dove ti vedi tra cinque anni? Non sono curioso di saperlo. Mi interessa mettere cause nel presente che possano fiorire stupendamente creando spazio e tempo per gli altri nel futuro.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. La curiosità nelle relazioni.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Sono demenziale.
Piatto preferito: La genovese.
La morte: paura o liberazione? Liberazione dalla paura di vivere. Se ci rifletto, é l’escludere la morte dalla vita che porta dritti al nichilismo. Mi invito a darci dentro con l’infinita vanità del tutto e amare ogni momento la vita.
C’è parità di trattamento nel teatro e nel cinema tra uomini e donne? Non lo so. Non ne sono sicuro.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Sì.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? Il ruolo di Gena Rowlands in A Woman under the influence di Cassavetes.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare in teatro? Il ruolo del Fantasma nell’Amleto al suo debutto al tempo di Shakespeare con Shakespeare presente in sala. In questa vita, invece, Brand, di Ibsen.
Da chi vorresti essere diretto? Da Shakespeare.
Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attore. Masochismo, Narcisismo, esser ricchi.
Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare questo mestiere. Mancanza di salute, mancanza di narcisismo, mancanza di talento.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Ah, perché, esiste ancora l’umanità? Mah… Io devo al teatro quasi tutto ciò che sono e che sono stato. Se il teatro scomparirà, scomparirà la storia, e di conseguenza anche gli esseri umani e lo stesso vale per altre categorie. Il teatro non è solo l’insieme dei nostri sogni e delle nostre memorie. Il Teatro dà un modo o modello straordinario e unico nel tempo e nello spazio di trascendere se stessi. C’è chi pensa che andare a teatro sia un modo di fuggire dalla realtà del mondo quotidiano per andare nel mondo dell’immaginario. Il Teatro è molto di più. È una via per diventare essere umano nel modo più pieno e totale.
Gli alieni ti rapiscono e tu può esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Che nessuno paghi il riscatto per riavermi indietro.
La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena o sul set. In Leonce e Lena di Büchner con la regia di Carlo Cecchi. A un certo punto il personaggio di Rosetta domanda a Leonce: «Mi ami, Leonce?». E Leonce: «Perché no?». E Rosetta: «Per sempre?» E Leonce: «È una parola lunga: “Sempre”. E se ti amo per cinquemila anni e sette mesi, non basta? Certo è un po’ meno di sempre, ma comunque è un bel po’ di tempo e per il nostro amore possiamo prenderci tutto il tempo che vogliamo».
La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena o sul set. «Addio, addio, ricordati di me», il Fantasma nell’Amleto con regia di Cecchi.
Mai capitato di dimenticare una battuta? Che succede in questi casi? Ogni attore ha un’aneddotica al riguardo. Ma in sintesi feroce, un po’ come se la polizia facesse irruzione mentre stai scassinando una banca.
Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Quello che fa loro più piacere.
Hai mai litigato con un regista o attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Sì, e sono momenti non necessariamente brutti, nei miei ricordi.
Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Sì.
Progetti futuri? Preferisco non parlarne perché ho il timore infantile che poi non si realizzi.
Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Vedi, il mio consiglio, se ne avessi uno, sarebbe perfettamente inutile, non solo per scetticismo del consiglio in sè, ma anche perché ho avuto la fortuna di iniziare a fare questo mestiere quando ancora esisteva in Italia la possibilità di farne ANCHE un “mestiere artigianale”, incontrando, come a me è fortunatamente successo, grandi artisti di teatro, a volte anche grandissimi, e quindi ho avuto esempi talmente eccezionali, anche culturalmente parlando, per il tempo e il luogo in cui mi sono trovato a nascere e crescere, che la domanda che mi veniva era: “sarò mai capace di essere come loro? Almeno un poco? Sarò capace di almeno sfiorare quel cielo?” “Dunque esiste la possibilità di vivere in un modo così pieno?” Queste che ti racconto non sono domande con cui voglio dipingermi falsamente umile e modestino. Perché in realtà l’ambizione doveva porsi in quanto immodesta proprio per il tipo di scopo, cioè il Teatro e umile in quanto vedo l’umiltà in questo mestiere come un modo di guardare verso l’alto, l’altissimo. Dio, se vuoi. Naturalmente lavorando come una bestia, senza dormirci la notte, quasi. A ciò, aggiungo che ci sono aspetti del lavoro che non sono sempre sublimi, ma non per questo sono meno interessanti per chi volesse fare questo lavoro. Ma se un giovane italiano con ambizione di diventare attore mi chiedesse un consiglio, beh proprio non saprei che dirgli se non “Auguri”. Io ho avuto la fortuna di giocare con dei “pesi massimi”, e potevano essere esempi anche abbastanza scoraggianti per dire ok smetto oltre che esempi essi stessi stimolanti. Perché in realtà considero questo dell’attore un mestiere pericoloso. Se fatto a un certo livello. Quindi no, non sono la persona adatta in questo momento a dare consigli al riguardo.
Le foto di Tommaso Ragno sono di Azzurra Primavera