Erminia Pellecchia
Si parte con Roberta Frascati

Un teatro di donne

Al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli si apre una rassegna di spettacoli al femminile che riflettono sui miti (da Penelope a Simone de Beauvoir), sui conflitti e sui sogni delle donne

Essere o non essere? È questione di ritmo. Come nella respirazione: inspirazione ed espirazione, due fasi necessariamente alternate. Non c’è un “o-o”, bensì un “e-e”. Positivo e negativo insieme. Essere e non essere, allora: la dualità che è alla base stessa della vita. Ma c’è un disegno dietro la nostra esistenza? Un filo invisibile che ci muove come marionette? Quella strana cosa che noi napoletani chiamiamo «’a sciorta», il fato? O siamo noi a decidere quale strada percorrere? A filosofeggiare sul tema del destino e/o della libera scelta sono due donne: Pupetta e Titina. Lo fanno a modo loro, penetrando nel profondo delle loro anime tra lucenti e graziosi pensieri espressi con saggezza tutta popolare e con la leggerezza cantabile ed evocativa della lingua napoletana. È un testo riflessivo e sorridente Sporte ‘e nummere e caurare ‘e stelle (nella foto accanto al titolo), opera prima di Roberta Frascati che ne è, con Eliana Manvati, anche interprete. Regista Angelo Serio, che ha saputo orchestrare sapientemente questa sorta di esercizio di immaginazione, giocando tra pieni e vuoti, fisici e mentali, complici le musiche di Federico Luongo e le luci di Nino Perrella.

Lo spettacolo debutta stasera, 10 marzo, al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, aprendo l’originale rassegna 61RL5. Quando le donne fanno numero, firmata da Gianmarco Cesario. Dieci lavori che si avvicenderanno sulle tavole dello spazio di via San Pasquale a Chiaia per tutto il mese di marzo (ore 21), una galleria di ritratti al femminile contrassegnata dal titolo alfanumerico che nasconde il termine inglese “girls”, ragazze. Perché – spiega l’ideatore e direttore artistico – «si tratta di donne che non hanno età quelle che vengono raccontate in questo minifestival, virtualmente insieme, come un variopinto bouquet di fiori, resistenti come l’acciaio, delicate come cristalli, forti come solo le donne
sanno essere».

Antonella MoreaE se Dio fosse nato donna? Ancora un dubbio esistenziale, portato sul palcoscenico con ironia da Syusi Blady, nella divertente conferenza spettacolo, Misteri per caso (12 marzo), con scenografia virtuale e interazione multimediale di Luigi Sermann e regia di Maurizia Giusti. Tra miti, curiosità archeologiche e simboli segreti l’Indiana Jones in gonnella svela il più grande insabbiamento della storia: il fatto accertato che Dio, all’inizio era una Dea, la Dea madre dai mille nomi e dai mille volti. Forse, suggerisce Syusy, se accettassimo questa verità potremmo salvare questo mondo in crisi, sostituendo «la logica del fallo, fatta di prevaricazioni, alla logica del seno, previdente e pacifica». Poi, un delicato omaggio alla grande Gabriella Ferri è in cartellone il 14 marzo con Antonella Morea (nella foto, anche autrice con Fabio Cocifoglia) in …Io la canto così!. Tra spunti tratti dal libro Gabriella Ferri–Sempre, a cura di Pino Strabioli e Seva Borzak (Iacobelli Edizioni), e canzoni indimenticabili avremo, sia pure per pochi attimi, l’emozione di sentire ancora viva a riscaldarci i cuori quell’artista di razza, un po’ pagliaccio, un po’ pazzariello, eccentrica, feroce, anticonformista e rivoluzionaria, conturbante, veracemente dolce e disperata nel suo urlo lanciato al mondo.

Nel palinsesto costruito da Cesario c’è posto anche per un passato magico che in molte zone del sud è ancora presente. Ecco le streghe, le Janare (17 marzo) messe in scena da Caravan Teatro con Francesca Iovine, Silvia Del Zingaro e Vincenzo Oliva, regia di Giovanni Del Prete. Riti, credenze e superstizioni, la magia subdola del male che prende forme femminili. Un’altra dedica: Simone (che credeva nelle donne) . Un raffinato testo di Gigliola de Feo (è lei a dare voce e corpo alla de Beauvoir), liberamente ispirato alla raccolta Quando tutte le donne del mondo (Einaudi) della scrittrice e pensatrice che ha conosciuto il dolore e la passione. È Simone stessa in scena, il suo amore per Sartre, le battaglie femministe, la sua personalità forte e intensa che ci invita a ripensare al tempo presente con occhio critico e disincantato, indicandoci, comunque, una via per continuare, nonostante tutto, ad avere speranza.

Titti Nuzzolese ed Antonio D'Avino (Artemisia)Un altro personaggio che ha segnato la storia: Artemisia Gentileschi, pittrice valente, purtroppo donna in un mondo dominato da maschi. Il Teatro dell’Osso e Mirko Di Martino in Artemisia (21 marzo, nella foto qui accanto) tentano di far luce sull’autrice dello splendido Giuditta ed Oloferne, conosciuta essenzialmente per lo stupro subito da Agostino Tassi e per il processo che portò alla condanna del pittore. Attraverso le lettere scritte durante il trentennale soggiorno a Napoli esce fuori l’immagine di una donna insicura, che credeva di essere diventata libera grazie all’arte e che scopre che proprio l’arte è la sua prigione. In scena Titti Nuzzolese ed Antonio D’Avino. Un’altra rilettura: Penelope. La solitudine, l’attesa, il sogno, l’amore deluso, il rimpianto, il desiderio di fuga e, alla fine, la consapevolezza di essere se stessa e con se stessa, di scoprirsi e di amarsi. Laav Officine Teatrali ci regala un intenso Penelope Tango (24 marzo) tratto dal testo di Itziar Pascual Ortiz, traduzione e adattamento di Licia Amarante con Antonella Valitutti e Marika Mancini.

Dal mito alla realtà attraversando la vita di una cantante che è un mito: Edith Piaf, il suo immenso talento, la sua fragile umanità violata. Je chante Piaf (26 marzo) è più che un concerto grazie alla brava Daniela Fiorentino, alla sua magnifica voce e alle sue capacità di performer, che per questo ruolo l’hanno portata sul podio del premio Lauretta Masiero. La cantattrice ha amato, studiato, indagato Edith Piaf fin da bambina, la messa in scena (la regia è di Luisa Guarro) si nutre e si regge sul rapporto vivo tra le due donne. E poi, profumo di donna, o meglio essenze di una profumiera: Melania Esposito in Vetiver (28 marzo) è Nathalie (liberamente ispirata al personaggio di Mona di Orio), genio assoluto, artista dell’olfatto alla ricerca dell’essenza della vita. Scritto e diretto da Fabio Donato è un assolo poetico e malinconico. Donne disegnate nella loro diversità come i quattro elementi che compongono l’universo: aria, forza positiva e rigenerante; acqua, sorgente di vita; fuoco, passione; terra, fertilità. Il finale della rassegna ne diventa la sintesi con Donne Elementi. Un viaggio tra storie di donne e la natura per la regia di Antonella Ippolito (31 marzo), anche protagonista con Renato Salvetti. Testi, canzoni, immagini e frammenti di film: un excursus che va da Chocolat a Pia de’ Tolomei, da Frida a la Gatta Cenerentola, da Terraferma a Rosa Napoletano, da Alessandro Baricco a Giorgio Gaber, passando per Alda Merini, Franca Rame e Stefano Benni.

Facebooktwitterlinkedin