Promemoria a sindaco e ministro
Rivoluzione Fori
Adriano La Regina riapre il dibattito continuamente sopito sul recupero della meraviglia urbanistica dei Fori. Magari recuperando (anche al traffico) la rinascimentale Via Alessandrina
Ci voleva il prestigio di Adriano La Regina – ex soprintendente archeologico di Roma nell’era in cui i governi ancora non avevano tagliato le unghie ai servitori dello stato e agli intellettuali – per riaprire da par suo il dibattito sul Fori imperiali. Caduta in assordante silenzio la relazione finale della commissione Stato/Comune, dei Fori ormai si parla come fosse questione di mero traffico – e dunque sottomessa all’andamento dei cantieri e della contrattazione durissima con Metro spa – magari tirando fuori dal cappello un tram, il prolungamento dell’8.
Organizzata dall’associazione Bianchi Bandinelli, la conferenza si è tenuta a Palazzo Venezia. A introdurla, il presidente dell’associazione, Vezio De Lucia: mezzo secolo fa, ha ricordato in un’altra occasione, dove è ora «via dei Fori, si trovava un grande quartiere formato nel corso dei secoli dopo la caduta dell’impero romano, proprio sopra i resti dei Fori di Traiano, Augusto, Nerva, Cesare, Vespasiano e di altri monumenti. A ridosso della basilica di Massenzio, si alzava la collina della Velia (che raccordava l’Esquilino al Palatino) sovrastata dallo splendido giardino di Palazzo Rivaldi. Tutto ciò fu spazzato via per volontà di Benito Mussolini che volle nel cuore di Roma una strada adatta alle grandi parate militari, in uno scenario che doveva celebrare la continuità fra l’impero romano e il regime fascista. I lavori furono condotti a ritmo di record (dall’ottobre 1931 all’ottobre 1932), riportando alla luce i Fori Imperiali, però subito dopo in gran parte sepolti sotto la nuova via dell’Impero (oggi dei Fori Imperiali). Da allora, il più importante complesso archeologico del mondo è spaccato in due da un incongruo nastro d’asfalto».
A riprendere in mano la questione, negli anni Ottanta del secolo scorso, furono i sindaci Argan e Petroselli e lo stesso La Regina, che mostrò al mondo quel che lo smog e l’inquinamento facevano ai marmi romani: una distruzione che allora commosse il mondo. E la qualità dell’aria, pur migliorata, non ha messo ancora i nostri tesori archeologici al sicuro.
Via dei Fori imperiali, dunque. Una strada che disarticola e rende illeggibili complessi monumentali grandiosi, ha detto La Regina, non ha senso conservarne il segno: ormai le auto che l’attraversano sono rarissime, l’assetto voluto da Mussolini, rimasto immutato per più di 40 anni può essere mutato. Certo, è un lavoro immane. Certo, bisognerebbe mettere attorno a un tavolo tutte le competenze – archeologiche, storiche, urbanistiche, architettoniche, persino di architettura del verde – e cominciare a ragionare insieme. «Ricordando che la storicità del paesaggio va ritrovata nel presente: lo scavo non ci restituisce un paesaggio preconfezionato, ma tocca a noi farlo, ottimo esempio quel che fu fatto nel Foro romano» ammonisce La Regina. Ed evoca le grandi piazze dei Fori, lo snodarsi dei Fori, la possibilità di una non eccessiva anastilosi così da tirare in piedi, almeno, le colonne e i colonnati. «Invece di salvaguardare la via dei Fori, che trancia trasversalmente i Fori, andrebbe salvaguardata la rinascimentale via Alessandrina, che corre sulla destra e potrebbe assorbire quel residuo di traffico che si ritenesse indispensabile. Riaprendo i passaggi trasversali che pure esistono», studiando e censendo i muri rinascimentali e medievali ma senza necessariamente conservarli se rendono incomprensibili i Fori. Tra le proposte di La Regina, la riapertura gratuita ai Fori per tutti, e l’aumento contestale del biglietto del Colosseo e del Palatino (magari fino a 35 euro) così da finanziare il controllo e la manutenzione dell’intera area.
D’accordo l’assessore comunale all’urbanistica, Giovanni Caudo, che ha ricordato la centralità e la necessità del Progetto Fori nella sua interezza, magari chiudendo al traffico via dei Cerchi, così da riconnettere Circo Massimo e Palatino. E il senatore Walter Tocci, ex assessore al traffico: «Se la metro C arriverà fino a piazza Venezia, non ci sarà bisogno di alcun tram. E il traffico potrà essere definitivamente bloccato… L’8 va prolungato fino a Termini, mentre nel grande spazio sotto la collina Velia, dove come in un paradosso non c’è area archeologica, invece di consentire a Metro C di installare le aree di servizio bisognerebbe creare un foyer di accesso ai Fori, come aveva progettato Leonardo Benevolo. Una struttura ipogea che richiamerebbe il Louvre».
Ci sarebbe molto da discutere sul riassetto di un’area inimitabile nel cuore di Roma. Sarebbe bene che sindaco e ministro, Marino e Franceschini, prestassero orecchio a chi studia, lavora, si spende per la città pubblica. Il peccato di ignavia, che la direbbe lunga sugli intellettuali d’oggi, in questo caso sarebbe imperdonabile.