Una riflessione sul nostro vivere quotidiano
Il topo e il camino
Le case, viste come simbolico contenitore della vita familiare, sono cambiare radicalmente: non sono più in contatto con il cielo, ma con il sottosuolo
Nelle case moderne non vi è più il camino perciò, quando ne viene constatata l’assenza, si affollano alla mente una catena di immagini che ce ne fanno rimpiangere la scomparsa. Come si fantastica, si sogna, si prega oggi nelle case moderne, se non c’è più il fuoco che raccoglie intorno a sé le persone? Il camino, insieme alla fornace sottostante, per secoli è servito a cucinare o a riscaldare la casa, ma soprattutto a creare intimità e un senso di appartenenza comune. Inoltre, con la sua bocca sempre aperta nella notte, metteva in contatto la casa con le presenze del cielo, oltre ad essere il grande orecchio attraverso il quale gli esseri superiori ascoltavano le fantasie degli uomini. Da sempre il camino è stato un luogo di passaggio del fumo o dei rumori, delle parole, delle fantasie umane, da sempre esso, già da solo, si configurava come l’essenza della casa.
Questo ruolo di tramite fra il cielo e la terra una volta era riconoscibile dappertutto: nei camini delle case europee, nelle capanne dei popoli sedentari, nelle tende degli indiani d’America, che infatti ha forma di cono aperto verso l’alto, come del resto succede con le tende dei popoli nomadi che hanno tutte una apertura sulla sommità. E trova nelle Chiese (e nelle Moschee) il suo equivalente nella cupola: il camino corredato di una vasta cappa è simile ad una cupola, non solo perché in alto si dirigono i fumi dell’incenso, delle candele ed il fervore delle preghiere, come nella cappa si convogliano i fumi ed i rumori del ruminare delle fiamme, ma anche perché la cupola è il tramite spirituale fra la terra e la volta celeste.
In tutti questi casi, il palo della tenda, il focolare, la cupola della Chiesa sono l’axis mundi, il centro ideale della casa o della Chiesa. Proprio a sottolineare il valore centrale che aveva il camino nei secoli passati, voglio ricordare che le famiglie venivano censite per “focolare”, infatti nel sud dell’Italia le tasse annuali che bisognava pagare veniva messe proprio sulla travertina del focolare e ritirate dall’esattore di persona, ad indicare che quella individualità giuridica appunto la famiglia che abitava quella casa aveva assolto i propri compiti nei confronti del re.
Il camino è quindi l’ideale axis mundi, la piccola torre su cui si innalzano le banderuole e i segna vento, il campanile che segnala le ore del pranzo, il faro capriccioso che segnala da lontano l’intimità della famiglia. Dal camino, quindi, sale il fumo verso l’alto ma insieme ad esso salgono i desideri, le paure, i racconti fatti durante le veglie, siano esse veglie funebri o veglie nuziali. Salgono le parole, le voci, le fantasie, tutto quel mondo del racconto che non ha peso e non può essere posato sul pavimento. Attraverso il camino si mantenevano i contatti con il mondo superiore, con quelle presenze che non strisciano, ma volano alto sopra le nostre teste.
Se nei secoli passati dal camino usciva la reverie della casa, dal camino entravano altre cose: innanzitutto il vento che ravvivava la fiamma, poi la pioggia ed i rumori della natura circostante, ma anche nidi di uccelli, rondini o cicogne e perfino lucertole, scorpioni, scarafaggi, ladri notturni, imbroglioni, ma soprattutto una volta all’anno (come abbiamo detto in occasione della festa dell’Epifania) entrava una strega a cavallo di una scopa che ritornava dal sabba, portando con se cose straordinarie.
Oggi la scomparsa del camino e più in generale l’indebolimento della centralità del ruolo della casa accompagna l’indebolimento del ruolo della famiglia nella società. La casa una volta poteva essere definita la fortezza dell’intimità, lo spazio sacro della famiglia e della proprietà privata, oggi questa immagine appare soggetta ad un inarrestabile logoramento. Le case sono diventate aperte, trasparenti, dove i sogni, le immagini, i fantasmi, i rumori non entrano più attraverso il camino, le porte e le finestre, ma hanno altri canali: l’antenna televisiva, i fili del telefono, i cavi usb di Internet, la posta elettronica, la posta normale, ecc. La casa come archivio delle memorie familiari, custode dei ricordi nella vita di un individuo, oggi scompare perché i figli non nascono più a casa, ci si sposa più volte, quindi essa vede transitare uomini e donne diversi, assiste a molte prime notti, senza contare che spesso ospita figli nati da genitori diversi. Nemmeno è più il luogo del sacro desinare comune perché i bambini mangiano a scuola, e passano più ore fuori casa che dentro, soprattutto quando i bambini fanno il tempo prolungato! È molto difficile inoltre ricollegarsi all’idea di casa tradizionale, quando esistono famiglie composte di un solo genitore, quando si parla di seconda casa, quando addirittura viene smembrata attraverso l’affitto di singole stanze ad estranei, senza contare che milioni di persone vivono nei grattacieli, dove si perdono le coordinate spaziali di alto e basso, terra e cielo, dove non vi sono cantine.
Se è scomparso il camino e si affievolisce velocemente il ruolo centrale della casa, questo non vuol dire che scompare l’immaginario collettivo elaborato nel corso dei secoli su di essa, anzi se ne avverte sempre più la mancanza, tanto che la televisione, svolge proprio il compito di riproporlo continuamente. La televisione non risolve i problemi, ma li ricorda, li ripropone, li mette in scena. Di fronte a questo smembramento della famiglia, la televisione finisce per riempire tutti gli spazi lasciati liberi dall’assenza dei ruoli, fare da collante su ciò che la realtà spezzetta. Innanzitutto scandisce le varie fasi della giornata: se il fumo del camino indicava l’ora del pranzo e della cena, oggi la sigla sonora del telegiornale della prima rete ci avverte che è ora di andare a pranzo o a cena. Se il calore del focolare riuniva la famiglia che aveva l’opportunità di fare pettegolezzi sui vicini, parlare dei parenti emigrati, raccontarsi favole, ecc. oggi il calore delle immagini riunisce la sera più persone che litigano per il telecomando, sui programmi preferiti, sulle avventure erotiche degli attori, ecc. Ma soprattutto la televisione, attraverso i racconti (siano essi telenovelas, soap-opera, reality-show, ecc.) ri-costruisce in modo effimero un mondo che scompare: le figure istituzionali della casa, il Nonno, il Padre, la Madre, il Medico di famiglia, il Prete, ecc.
Oggi sui tetti dei palazzi non compare più la corona di camini e banderuole che, proprio come le corone a punta dei re, sottolineavano una comunicazione diretta con le divinità dei cieli, oggi sui palazzi vi sono antenne a forma di spina di pesce che fanno comunicare il re del mondo moderno, ossia il pubblico, con attori, attrici, presentatori, cantanti, ecc. un olimpo meno prestigioso, di sicuro più potente.
Il tessuto simbolico costruito sul camino e sul fuoco, oggi è stato sostituito dal tessuto simbolico dell’antenna e dell’apparecchio televisivo. Il mondo non entra più in casa in forma diretta, ma attraverso lo schermo televisivo. E tuttavia quando nei decenni passati l’immaginario era meno inquinato, i topi non scendevano attraverso i cavi della televisione in salotto. Oggi, invece, quando la civiltà dell’immagine sembra sposata a forza con la scrittura, un occulto e micidiale antagonista insidia il primato del telecomando. È il mouse, che come un topo con una coda lunghissima si aggira furtivo per le stanze. Anche se alcuni, nella forma del mouse vi hanno visto uno spermatozoo. Comunque, se gli adulti amano la televisione, i più giovani ed i giovanissimi amano il computer. Con il quale bisogna avere un approccio diverso: il paradiso scende dal cielo a comando, diviso in porzioni formato merendina secondo i desideri del padrone: cimiteri, pornostar, statue e prosciutti sono a mia completa disposizione, geografie diverse si affollano ad ogni clic, tutto è appeso sulle nostre teste come il paradiso del paese di cuccagna. È evidente la differenza fra i due sistemi di controllo, hanno dizionari diversi a cui attingere per operare senza farsi male. Uno è imbuto che ingoia, l’altro è grattugia che gratta, decidendo lo spessore e la qualità del formaggio da cospargere sulle ore della giornata.
Come trasformerà lo spazio domestico ed i suoi abitanti lo sciame di topi che sta invadendo le case soprattutto delle città non è facile dirlo! Comincio a vedere una frattura generazionale a partire dai cuscini del divano, che evolverà verso una vera e propria alzata di muri di silenzio fra salotto e stanza dei ragazzi. A quel punto, io potrò distendermi sul divano e godere i miei programmi preferiti, ma avrò l’orecchio teso per sentire il raspare occulto del topo furioso nella stanza di mio figlio.