Italiani di Francia
Famiglie da teatro
Ha debuttato a Parigi, nell'ambito del festival «le Standard Idèal» diretto da Patrick Sommier, lo spettacolo «Pouilles» di Amedeo Fago, una ricognizione nell'iconografia familiare meridionale
Amedeo Fago, architetto, scenografo, regista cinematografico (nel 1985 esordisce con ”La donna del traghetto” che partecipa al festival di Cannes) è stato anche il fondatore e guida per vent’anni del centro polivalente Il Politecnico a Roma, reso popolare dal suo Risotto, spettacolo che nell’arco di trent’anni ha girato mezzo mondo, ha appena debuttato a Parigi con un nuovo spettacolo teatrale, Pouilles (Puglia) che ha aperto, al Théatre Gerard Philipe di Saint Dénis, il festival «Le standard idéal» organizzato dalla Maison de la Culture MC93 di Bobigny. Il lavoro, che è stato accolto calorosamente e con molte chiamate finali, si replica sino al 13 marzo ed è poi atteso in Italia.
«È uno spettacolo che è nato tante volte nella mia mente, senza che lo sapessi; covava come la brace sotto la cenere in attesa che qualcuno ci soffiasse sopra per fare accendere il fuoco – racconta Fago –. Tutto è iniziato dalla pubblicazione di una fotografia su Facebook … O forse no, tutto è cominciato da un viaggio a Taranto, città d’origine della mia famiglia, nel 2011… O forse no, tutto è cominciato quando è nata la mia terza figlia, trent’anni fa, ed io ho voluto comunicare l’evento a tutti i miei cugini scoprendo che erano quasi 50… O forse no, tutto è cominciato il giorno della mia nascita in una condizione non consueta, con un padre anziano ed una madre relativamente giovane».
Il lavoro, che in italiano si intitola I parenti delle salme, nasce sul filo di memorie personali famigliari nella Taranto a cavallo tra Otto e Novecento, ripercorre alcuni momenti della storia d’Italia, dando particolare rilievo alla prima guerra mondiale, ma è dalla Taranto di oggi, dal suo tragico degrado, dalle sue contraddizioni, e dal suo desiderio di rinascita, che prende spunto la narrazione, frutto di una lunga ricerca documentale e iconografica svolta dall’autore con passione e con affettuosa attenzione. La messinscena, intensa e poetica, curata dallo stesso Fago, utilizza spettacolari tecnologie audiovisive e digitali (effetti visivi di Davide Ippolito e Luca Di Cecca) e si avvale della collaborazione per i costumi di Lia Francesca Morandini e per le musiche di Franco Piersanti. La traduzione del testo si deve a Patrick Sommier
«Uno spettacolo inseguito per anni, nella mia attività drammaturgica, parlando d’altro, ed ora vede la luce grazie a Patrick Sommier», racconta Amedeo Fago, dicendosi certo di una cosa, subito dopo la prima: «che il lungo lavoro di ricerca che sta dietro la necessaria sintesi teatrale è stata per me un’esperienza di straordinaria importanza, non solo per lo studio e la conoscenza di una storia familiare e della storia tout court, ma per il profondo senso di realizzazione umana che la ricreazione di tante vicende personali scaturite dalle tracce di memoria (lettere, appunti, diari e fotografie) con cui sono venuto in contatto, ha determinato in me».
Applauditissimi in scena Amedeo Fago e Giulio Pampiglione mentre, in ordine di apparizione in video, hanno partecipato Gisella Burinato, Serena D’Andria, Jacopo Maria Bicocchi, Gabriele Geri, Giuseppe Sillitto, Eugenio Durante, Greta Agresti, Simone Formicola, Luca Scapparone, Valentina Fago.
Il festival «le Standard Idèal», alla sua decima edizione, oltre a una compagnia russa, una canadese e una francese, vede una preponderanza di partecipazione italiana. Dopo lo spettacolo di Fago sarà il 12 e 13 marzo la volta di La parola canta, spettacolo di parole e musica con Toni e Peppe Servillo, mentre per la chiusura il 14 e 25 marzo sono attesi Ricci/Forte con Darling (Hypothèses pour une Orestie) che ha debuttato di recente al Teatro di Roma. Ambizione del Festival è «far scoprire al pubblico il teatro come si fa “altrove” – spiega il suo direttore Patrick Sommier –. Cosa chiedono al teatro a Mosca o a Shangai? Che formazione si sceglie per gli attori? Che ci si aspetta a Napoli o a Berlino al momento di entrare in teatro? Non ha importanza che il soggetto sia classico o contemporaneo, visto che i due soggetti sono indissociabili. La modernità non arriva a nulla d’intellegibile se viene privata della sua storia. Quel che è comune a tutti i teatri, al di là di spazio e forma, sono gli attori, e noi non concepiamo un teatro senza attori».