Paolo Petroni
All'Auditorium per la Giornata della Memoria

Musica è vita

Un concerto emozionante, con temi nostalgici ma anche vitali e allegri, quello dedicato alle composizioni musicali nate nei lager nazisti che si è tenuto al Parco della Musica di Roma. Un grande lavoro di raccolta dovuto all'impegno di Francesco Lotoro

«Devo sottolineare che Theresienstadt è servita a stimolare, non a impedire, le mie attività musicali; che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a piangere; che il nostro rispetto per l’Arte era commensurato alla nostra voglia di vivere. E io sono convinto che tutti coloro che, nella vita come nell’arte, lottano per imporre un ordine al Caos, saranno d’accordo con me», ha lasciato scritto Viktor Ullmann, morto a 46 anni ad Auschwitz, dopo essere stato internato a Theresienstadt. Che oggi si suonino le sue musiche scritte da prigioniero con la morte sulla testa è la vittoria della bellezza, dell’arte, della vita sull’orrore e sulla morte, la sconfitta di chi avrebbe voluto cancellare con la più atroce violenza lo spirito di una intera cultura, come ha sottolineato Renzo Gattegna, presidente delle comunità ebraiche italiane, aprendo ieri il concerto Tutto ciò che mi restaIl miracolo della musica composta nei lager, per la Giornata della Memoria all’Auditorium Parco della Musica, dedicato proprio, come recita il titolo, alle composizioni nate nei lager nazisti.

Un concerto emozionante e ricco, con musiche nostalgiche e sentimentali, ma anche pezzi o canzoni di una sorprendente vitalità e allegria, magari su un testo atroce e di dolore, come il pezzo Rom But facunge, but maro pekal, composto da anonimo nello Tzigane lager di Auschwitz, o Der tango fun Oschwietschim di origine polacca e cantato nel campo di Plaszow, che dice «…sotto la frusta del battitore/ il nostro tango di schiavi dal campo di Auschwitz…». In chiusura uno dei più noti salmi del canone biblico, Betzet Israel, che canta la liberazione dalla schiavitù egiziana del popolo ebraico e scelto come simbolo di speranza e fiducia nel futuro (mentre sullo schermo passano immagini della liberazione dei campi da parte degli alleati).

Musica lager 2Un concerto ricco, con le storie terribili dei vari pezzi e la fine degli autori, narrate con commozione da Marco Baliani, e dalle molte anime musicali, classica, jazz, klezmer, dalla sinfonia al cabaret, che ha visto succedersi sul palco quali interpreti, una cantante delle straordinarie qualità e intensità d’interpretazione quale Ute Lemper, tedesca e da tempo impegnata a non far dimenticare, poi, per citare qualcuno, Myriam Fuks, una delle più note cantanti yiddish dalla voce suggestiva e incisiva, la bella voce rom di Marian Balog, la violinista, ormai nome internazionale, Francesca Dego (la cui madre è l’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea) e il violinista di origini gitane Roby Lakatos, Marian Serban al cymbalon, assieme alla Pmce-Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretta da Tonino Battista. Al piano naturalmente Francesco Lotoro, curatore del concerto e l’uomo che ha dedicato la propria vita a girare per l’Europa raccogliendo dalla memoria o dai cassetti dei superstiti le musiche scritte nei lager.

Musiche di personaggi dalle origini più varie, se si va appunto da Viktor Ullman, che quando è stato internato era già un brillante pianista e direttore d’orchestra a Vienna, oltre che compositore allievo tra i prediletti di Schönberg, che nel suo passaggio a Theresienstadt scrisse Der Kaiser von Atlantis, modernissima opera in un atto, e di cui ora si sono ascoltati un Hallelujah e il brano Hedad ginsa K’tanah, a Alek Volkoviski (oggi musicista israeliano noto come Alexander Tamir) che compose a 11 anni, vincendo un concorso musicale indetto incredibilmente nel ghetto di Vilnius circondato dai nazisti, le parole di una canzone Shtiler shtiler (zitto zitto), una sorta di dolce e vivace ninna nanna yddish in cui si invita un bambino a non piangere che «la nostra pena/ i nemici non la capiranno mai … in noi fiorisce il dolore».

Lotoro ha girato una per una, di paese in paese, le case dei sopravvissuti (e alcuni filmati proiettati nella serata hanno mostrato questi incontri), alla ricerca di note scritte su pezzi di tela come su foglietti di carta igienica o su qualsiasi altro supporto possibile e persino incise nel fango. Spesso ha avuto a che fare con musicisti ma molte volte anche con gente che non capiva e non sapeva il senso di ciò che era rimasto in fondo a un baule, legato a quegli anni orribili, quando non era stato buttato in occasione di un trasloco. Lotoro ha raccolto persino canti e brani musicali dalla voce di alcuni ex deportati che li avevano conservati nella memoria, ha dovuto decifrare e ricostruire spartiti, magari completarli, dando prova di grande amore e impegno, mettendo assieme una collezione di oltre quattromila opere, un decimo delle quali sono oggi pubblicate nell’Enciclopedia Thesaurus Musicae Concentrationariae, 24 cd, dal titolo Kz Musik, un’opera di grandissima importanza che ha suscitato interesse in tutto il mondo.

 

Facebooktwitterlinkedin