Settanta artisti e un tema fuori dal comune
Quando l’arte è gioco
La galleria Arte e Pensieri di Roma dedica la sua consueta mostra collettiva di fine anno al tema «La foca in Egitto». Un modo per giocare con ispirazioni e allusioni
L’occasione è quella di scambiarsi gli auguri, brindare e rimarcare una consuetudine che, da alcuni anni, fa coincidere proprio con una collettiva l’ultimo appuntamento dell’anno solare. L’invito a partecipare è stato rivolto a un cospicuo numero di artisti dalla Galleria Arte e Pensieri, in via Ostilia al Colosseo; la mostra, appena inaugurata, si visita fino a sabato 10 gennaio 2015.
I convocati per l’evento sono 70 artisti chiamati a cimentarsi, quest’anno, sul tema La foca in Egitto; nessuno stupore almeno in prima battuta, se ripercorriamo alcuni tra i precedenti appuntamenti iniziati nel 2007: La Vergine delle Bocce, o Non è Francesco, Sarà tre volte Natale (e festa tutto l’anno) e Betlemme, lemme, lemme; ma di certo si può prevedere la possibilità di incontri almeno incongrui, per alcuni di essi casuali, quantomeno sorprendenti.
Pittori, scultori, fotografi e architetti hanno affollato il piccolo spazio dove si protegge il fare arte e i cui fondatori, denominatisi I Diagonali, dal 2002 condividono le attività di gestione della galleria e mantengono elevata la propria ricerca artistica. Non disdegnano il respiro internazionale e dal 2003 si fanno conoscere in Croazia, Germania, Cina e Stati Uniti. Ai fondatori si uniscono successivamente altri 11 componenti; sono artisti, che ritroviamo in questa occasione, storici dell’arte e un artigiano: Fausto Cantagalli. La funzione culturale è sempre più precisata, insieme alla volontà di mantenere le distanze da canali e critica ufficiali e spesso condizionanti; ad Arte e Pensieri si respira arte.
I Diagonali si muovono con metodo oltre i confini del proprio spazio privato e attivano collaborazioni con altre realtà espositive per affinità e per convinzione che l’arte non figurativa debba essere ancora indagata; memori della lezione dei maestri dell’astrazione romana e in continuità con essi, convinti che le immagini non debbano essere riproduzioni bensì vere e proprie creazioni artistiche. Ma non c’è solo astrazione, cifra costante, come detto, della galleria; infatti in occasione delle collettive Arte e Pensieri si fa “corrompere” e offre ai soci e agli artisti di riferimento la possibilità di esprimersi con altri linguaggi; così lo spazio diviene, per l’evento, un composito contenitore di materie, forme, oggetti: astrazione e figurazione.
Non si chiederà in queste poche righe di dar conto di ogni opera esposta in galleria; visitatela! Gli artisti si sono divertiti, e visto che sono così rare le occasioni per strappare un sorriso, non priviamocene.
Per tornare al titolo/compito della collettiva, c’è chi lo ha preso sul serio e chi ne ha riso su; chi della foca umanizza le fattezze e chi ne esalta i connotati materici; chi dalla provocazione prende le distanze e chi non si fa coinvolgere, mantenendo “integra” la propria grammatica espressiva; chi sogna e chi costruisce: idee e materia; a volte l’approccio è simbolico, altre invece esplicito. La foca è geroglifico, peluche, magnete; è fluida e trasparente, dipinta o ritagliata. L’Egitto è territorio, è Medio Oriente, è piramidi; a volte paesaggio, ma anche forma e geometrie. Con interpretazioni a volte ludiche, ironiche, perfino catastrofiche, come nel caso di Giancarla Frare che non esclude l’avvento di trasformazioni climatiche irreversibili tali da condurre la nostra “protagonista” in un territorio altro dal suo consueto e da risultare “pietrificata” insieme al deserto paesaggio. Gli artisti chiamati a raccolta invitano a posare lo sguardo e l’attenzione lungo pareti, ripiani e contenitori veramente densi di racconti, puntellati di dialoghi ininterrotti, quasi a voler ricomporre la totalità dello spazio.
Se Primarosa Cesarini Sforza conserva in bacheca la sua valigia di sogni e di viaggi, come non ricordare la teatralizzazione di Enzo Lionello Natilli, che firma tra l’altro il provocatorio comunicato stampa con l’invito a prendere finalmente in considerazione il simpatico mammifero che nella storia dell’arte ha raccolto scarsa considerazione e che, con il titolo «gioioso è il core dello scriba», firma la sua opera materica e non riesce a trattenere una guizzante foca dai confini della cornice/scatola. Contenitori/teatrini sono proposti da Giovanna Martinelli, che vi colloca le sue piramidi miniaturizzate con fochetta da prescrizione, e ancora dallo scultore Ettore Consolazione che modella ritagli di carta a due colori e pone al centro la forma essenziale di una pur riconoscibile foca nera.
Yuliya Galycheva, architetto e fotografa ucraina, invita alla partecipazione attiva del visitatore, in quanto ognuno può disporre sul piano/palcoscenico del suo teatrino, intitolato Giochiamo con la foca, una serie di magneti costituiti da elementi eterogenei per comporre un fondale con una propria scenografia. Racconto con sequenza di immagini è quello curato da un altro architetto fotografo, Massimo Dalla Torre: la sua foca è monaca, in tutti i sensi e si aggira in un paesaggio che più mediorientale non si può. La foca di Danilo Maestosi è intuita invece nel mare, quello comunque egiziano e cioè Rosso; acqua dipinta di rosso libera da coordinate che fluttua entro la tela.
Però è raro vederla in acqua; piuttosto è associata a una palla multicolore come nell’idea della Fonti e di Ziliotto, che firmano insieme la scultura, o si ritrova nei panni di una adescante figurina ingioiellata rivolta verso una palma di indubbia ambientazione, come nella creatura/creazione Prezzi modici di Marisa Facchinetti.
Anche Franco Purini gioca, con un richiamo antico come nel bianco e nero di quelle stampe che davano testimonianza dei luoghi. Tutte le componenti sono individuate, giustapposte e sovrapposte in un disegno sapiente; geometrie emergenti, territorio e infine formula magica ingannevole: è il titolo La foca in Egitto, che sulla matrice, di regola, viene incisa al contrario.
Come avviene nella storia dell’arte astratta e figurativa, ogni artista interpreta originalmente gli stessi soggetti. Si gioca e si sperimenta. La Foca è il titolo che Giancarlo Sciannella assegna alla sua opera. Ne traccia le sillabe al centro della sua scultura, una struttura essenziale, materica, fortemente connotata, lettere scolpite tra due piccoli oggetti in terracotta quali un obelisco e un’altrettanto minuta piramide, in una sorta di corredo funebre tra narrazione e memoria. Bruno Aller con il titolo Se fossi foco… propone la più accademica delle immagini: un ovale classico con Il bagno turco di Ingres e inclusione di foca, installandovi un minaccioso pacchetto di Camel, riferimento paesaggistico e non solo.
Controllata, essenziale, evocativa è la Faraonica di Carlo Lorenzetti. Sandro Sanna scompone forme che si fanno volume, totalmente nere, attraversate poi da bagliori preziosi. Il colore e la sua asportazione, l’adozione del monocromo e il potere di richiamo e rimando dei segni/graffiti sono la cifra inconfondibile di Luigi Boille, sono il suo alfabeto. Alcuni ribadiscono una linea di analisi dell’universo geometrico, visto come modello di lettura, primo fra tutti Giuseppe Modica: nella sua opera Geometrie-melanconie la composizione occupa una posizione preminente, l’atmosfera intorno è azzurra.
Il primo ingrediente di Felice Del Brocco è la fotografia digitale, che presuppone un modus operandi che non sacrifichi l’aspetto emozionale, cui tiene maggiormente. Vi riesce compiutamente; strati trasparenti recano le immagini che si sovrappongono; occhi, sguardo, sagoma sfondo; come elementi concreti virano in immagine astratta, espressione di bellezza. Quasi a voler ribadire la vocazione della Galleria, Ninì Santoro riflette sui connotati, Arte e Pensieri, che la caratterizzano: soggettività dell’arte e pluralità dei pensieri, e intitola Animula, vagula, blandula la sua insieme dolce e possente scultura. Che ne sarà dell’anima, si chiedeva l’imperatore Adriano nell’omonima poesia, citata poi da Piranesi (quello stesso Piranesi così assiduamente frequentato da Santoro) nella famosa stampa rinvenuta da Marguerite Yourcenar, che a sua volta ce l’ha restituita per il nostro piacere.
Nel 2013 la galleria ha lanciato l’iniziativa Club 365, un progetto curato dall’Associazione i Diagonali che si propone il rilancio della grafica d’arte e tramite il quale artisti contemporanei di riferimento della galleria hanno fornito le loro opere per la divulgazione della stampa d’autore. Ci si associa al club e si versa una quota pari a un euro al giorno, e in tal modo si ricevono in cambio tre opere grafiche originali. E’ un’iniziativa parallela alla consueta attività espositiva, il cui calendario 2015 è in via di definizione ma di cui è stata annunciata la prima mostra con una personale dell’artista Bruno Conte.