Paola Benadusi Marzocca
Regali di Natale

Il polledrino di Gramsci

Tempo di fiabe per i più piccoli, veri protagonisti di queste feste. Molte le proposte tra classici evergreen e nuovi titoli. Dal “Principe felice” di Oscar Wilde alla rivoluzione dei giocattoli che scrivono a Babbo Natale... E tra le sorprese, il ricordo d'infanzia narrato dal padre nobile del comunismo a suo figlio Delio

Fortunati i bambini che ricevono in dono albi di fiabe antiche e moderne, grandi o di formato più piccolo, pieni di immagini dai colori vivaci o più tenui, arricchiti da narrazioni suggestive che aprono dimensioni inaspettate e incredibili. Del resto che cosa c’è di più importante del diletto e dell’istruzione dei bambini? Uno dei grandi meriti delle favole, come scrive Teresa Buongiorno nel suo agile, prezioso e aggiornato Dizionario della fiaba, (Lapis, 431 pagine, 14,50 euro), è appunto quello di evocare un mondo fantastico di avventura, libertà e sfida del pericolo, che già il disegno della copertina del testo con i due destrieri che galoppano cavalcati da un giovane e una ragazza lungo un sentiero di un bosco, lascia intravedere. Il valore iniziatico della fiaba ormai non è più messo in discussione, anzi ha ripreso la sua forza educatrice. Già Donatella Ziliotto negli anni Settanta, sicuramente “controcorrente”, riteneva che «la paura fiabesca fosse ingrediente necessario alla crescita…». Prima di Bettelheim.

la bella e la bestiaSenza la potenza dell’immaginazione il mondo sarebbe un luogo triste e freddo. La fiaba è un momento fondamentale della storia del mondo perché narra di verità nascoste che possono illuminare i sentieri umani; è una sorta di alba, dai confini sfumati, che rivela quando l’uomo uscì dallo stato animale sulla scia delle narrazioni orali raccontate dai più anziani. Lo scenario della natura doveva allora essere così superbo e impressionante da suscitare oltre che gioia, sgomento e terrore. Non c’è antica leggenda che non ricordi terribili calamità naturali provocate dalle forze invincibili dell’universo e fronteggiate dall’uomo con la forza vitale della sua intelligenza e del suo coraggio. Non è strano perciò che la fiaba cammini a fianco del mito e che sia abitata da fate e maghi, animali che parlano, uomini che si trasformano in animali, orchi, evocazione di diavoli biblici, streghe quasi sempre temibili. Che narri di luoghi e situazioni singolari, dove tutto può accadere, perché non ci sono i limiti dettati dal tempo reale. La pubblicazione di fiabe come La bella e la bestia, il classico di Jeanne-Marie Leprince de Beaumontdi nella versione di Carlo Collodi, magnificamente illustrata da David Sala con disegni che ricordano certi quadri dei Preraffaeliti (Gallucci, 54 pagine, 18 euro), non può che colpire per la sua intensità grandi e piccini. Così come la versione integrale de I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault (Piemme, Il Battello a Vapore, 160 pagine, 14 euro) resta un classico intramontabile anche per gli adolescenti, che conferma ancora una volta che il senso del fantastico non andrà mai perduto. Se è vero infatti che con le scoperte tecnologiche, innumerevoli ed evolutissime, il mondo attuale registra un mutamento nei comportamenti sociali, nell’habitus mentale delle persone, nell’articolarsi dei nuclei familiari, nonché dei gruppi di appartenenza, alcuni valori essenziali non cambiano nella sostanza e sono condivisi dalle più disparate culture. Ne è un esempio Il principe felice e altri racconti di Oscar Wilde, nella traduzione di Masolino D’Amico e con le singolari illustrazioni di Cristina Pieropan, che rivelano una eccezionale padronanza del disegno (ISBN, 142 pagine, 23 euro): più che favola proiettata nell’immaginario è una metafora filosofica intessuta di malinconia, ma anche di speranza.

PolledrinoAccanto a queste fiabe, ormai parte integrante dell’immaginario collettivo, campeggiano favole moderne di notevole spessore e originaltà come il racconto scritto e illustrato da Kim Sena, Renna bianca (Orecchio Acerbo,16 euro), che ha per protagonista la piccola Hanna che ama le foreste e parla con gli alberi e con gli animali. I disegni in bianco e nero, nell’espressione dei volti della bambina e della mamma riflettono il contenuto narrativo e lo ampliano dando l’impressione di viaggiare in un treno dal quale si contempla un paesaggio senza confini. Nel divertente album dalle smaglianti illustrazioni che tratteggiano tra l’altro paesetti un po’ sbilenchi, Anche i giocattoli scrivono a Babbo Natale di Cristine Beigel e Roland Garrigue (Jaca Book, 32 pagine, 13 euro), campeggia un Babbo Natale dal naso adunco e gli occhi sgranati: perché è così stupito, quasi sconcertato? Per la prima volta nel corso della sua millenaria esistenza, non sono più i bambini a scrivere le famose letterine con richiesta dei doni, ma i giocattoli che vogliono scegliere i bambini da cui andare. Una vera rivoluzione. E per finire La volpe e il polledrino, breve narrazione di un ricordo di infanzia che Antonio Gramsci raccontava al figlio Delio, illustrato dalle matite colorate di Viola Niccolai (Topipittori, 18 euro). Ambientato negli ampi paesaggi interni della Sardegna, dove querce secolari offrivano rifugio a cavalli e volpi, spiega perché si incontravano un tempo qualche volta per le vie i “polledrini”, cavalli senza orecchie e senza coda. Ma sarà stata davvero colpa delle volpi? Meglio immaginare che sia andata proprio così.

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