Claudio Conti
Lettera aperta agli italiani

Usciamo dal fango!

La pioggia ha messo in ginocchio questo nostro Paese preda di profittatori, incompetenti e cittadini che si girano dall'altra parte. E invece è arrivato il momento di mettersi a studiare sul serio per trovare le soluzioni

Lambro e Seveso inondano Milano, il Bisagno fa tremare Genova, e nel frattempo guardiamo al Po angosciati. Sono giornate drammatiche: sintesi del dramma nazionale, segnato da un declino complessivo, e non soltanto economico.Sembra che questo disgraziato Paese non stia neppure affondando; ma piuttosto si stia disfacendo o sciogliendo in mezzo al fango che lo sommerge. Una metafora facile, e perciò di dubbio gusto; ma non per questo meno vera.Siamo già affondati 70 anni fa, a conclusione di un percorso che non era riuscito a fare di una Nazione uno Stato. Allora abbiamo trovato lo scatto d’orgoglio, i valori e la disciplina necessari per risalire. E oggi? Leggendo i giornali si direbbe che siamo un paese di vecchi, ormai assuefatti ai “malanni” irreversibili dell’età e della stagione. Perciò questo è il momento per una Politica diversa da quella con l’iniziale minuscola, miserevole e meschina, shortsighted quando non corrotta, incapace di un progetto degno di tale nome, che lentamente ha permeato la nostra cultura, avvelenandoci.

Questo è tempo per Statisti, e non per modesti amministratori al più dediti al piccolo cabotaggio e alla cura dei propri particolari interessi. Questo è tempo per una Politica intesa come dovere verso la collettività. Questo è tempo per uscire da una cultura provinciale e asfittica, che accampa proprie presunte e non verificate eccellenze, e poco sa di quanto si faccia altrove, per non parlare dei passi innanzi della grande scienza e tecnologia.Guardiamoci attorno: quali altri Paesi europei stanno vivendo in questo momento una situazione analoga alla nostra? Eppure l’autunno non è una esclusiva italica, e vi ho recentemente mostrato come si agisca altrove (clicca qui per leggere l’inchiesta sull’Inghilterra).

Alluvione genova 2Non è più il tempo di comunicati stampa grigi e di parole logore prima ancora d’essere pronunciate. Già ascoltate tante altre volte, e perciò prevedibili e stucchevoli. Di poco, o nessuno interesse. È tempo di gridare con forza: BASTA! E di mettersi seriamente al lavoro, di ritrovare il piacere per l’approfondimento e lo studio serio dei problemi, per la ricerca di soluzioni. Già: perché di soluzioni c’è bisogno. È tempo di ritrovare, in definitiva, l’orgoglio di dire: siamo ancora capaci.

E per cominciare: riportiamo con forza la battaglia sulla legge relativa al consumo di suolo là dove deve stare: davanti alla società civile, e perciò – qui in Lombardia – fuori dall’aula di un Consiglio che ha già largamente dimostrato la propria inettitudine ad affrontare i problemi veri del territorio che dovrebbe regolare. Ritroviamo audacia, e proviamo a pensare che la protezione del territorio non è semplicemente una technicality appannaggio di urbanisti; piuttosto, può essere una fucina per creare non solo condizioni di vita migliore, ma anche nuovo lavoro e valore.

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