Due anni dalla morte dell'"assessore"
Quell’idea di Roma
Uno spettacolo al Palladium dà avvio a una serie di iniziative per ricordare Renato Nicolini. E per dimostrare che il suo "effimero" era ben concreto e aveva un'idea concretissima della città
Sono passati 2 anni dalla scomparsa di Renato Nicolini (1942-2012) e sempre più ci si accorge di come diventi un punto di riferimento e quanto il suo effimero fosse spesso poco contingente. Per passare dalle celebrazioni allo studio, per rendere vivo e riattivare il suo pensiero e l’esperienza di architetto, urbanista, filosofo e antropologo della cultura urbana, oltre che assessore alla cultura a Roma (1976-1985) e a Napoli (1994-1998) è nato il progetto ”Renato Nicolini – Il meraviglioso urbano” che presenta una serie di iniziative, incontri e spettacoli sino al 27 novembre organizzato dal Dams di Roma Tre col sostegno del Comune di Roma.
Per aprire il programma si è scelto di mettere in scena, per una sera al Palladium un suo “avanspettacolo architettonico, che ammicchi ironicamente alle mitologie di ogni architetto”, dalla sezione aurea alla convivenza utopica, come spiegava lui stesso, col suo sorriso un po’ storto, lo sguardo ironico e pronto all’idea intelligente. Lo spirito dell’Architettura va a trovare Alessandro Magno, che vorrebbe costruire la più grande città del mondo, anche contro il parere dei suoi architetti che, rifacendosi a Aristotele, credono che mettere insieme troppe persone crei sofferenza, troppe etnie crei contrasti. Lo spirito allora, mentre gli architetti intonano la canzoncina «Noi vogliamo piccole città», mostra al Re esempi, nell’arco di tutta la storia, dalla Torre di Babele a Aldo Rossi, di “Fondazione della città”, come si intitola la rivista musicale ora realizzata con la regia di Marilù Prati, alla fine di un laboratorio con studenti del Dams dell’Università di Roma Tre.
Uno spettacolo di artigianato teatrale, con i costumi semplici ma curati con fantasia di Claudia Brugnoletti e la scena di Laura Fasciolo e Evelyne Baly, un siparietto brechtiano, con dietro la sagoma classica di un colonnato con un architrave e frontone triangolare, vivificato da una serie di proiezioni. Una realizzazione che restituisce quel minimo di gioco e poesia, perfetto per lo stile dell’operazione di Nicolini, infantile, ironica e colta assieme, divertimento sui temi della sua professione e della sua idea antropologica di urbanistica e di città (il carattere di una città è dato dai suoi abitanti, non dai suoi monumenti, e l’importante è farli vivere più liberi possibile).
C’è una locandina con una foto che ritrae l’ideatore dell’Estate Romana in piedi su un banco di scuola, un po’ alla Attimo fuggente, che ride a braccia alzate verso la scritta “carpe diem”, che allude all’effimero e alla sua rivoluzionaria esperienza di assessore: ce lo propone come piace ricordarlo, per quella sua aria svagata e quella ricerca del gioco serio, del divertimento individuale e popolare collettivo ma colto. La verità è che non era solo così, trattandosi di una persona sensibile, di grande umanità, pronta a godersi la vita ma anche intimamente irrequieta e tormentata. Oltre naturalmente che intellettuale raffinato e capace di capire prima di altri (sinistra compresa) le trasformazioni della città e della cultura, “arrivando a creare funzioni che non esistevano e nascevano non dalle istanze delle istituzioni, ma dalle necessità dei cittadini”, come ha sottolineato l’assessore alla cultura Giovanna Marinelli in un suo messaggio a Marilù Prati, Ottavia Nicolini, Raimondo Guarino e Pasquale Minieri, che hanno ideato e dato vita al progetto articolato in cinque parti-incontri a tema, dedicate cinema e architettura, musica, teatro, strategie e visioni del ‘meraviglioso urbano’ nicoliniano, che si svolgeranno dal Teatro Palladium alla facoltà di architettura di Roma Tre, dal palazzo delle esposizioni all’Archivio storico capitolino, dove, in una sala intitolata proprio a Nicolini si sta sistemando il suo fondo e biblioteca.
Paola Gaglianone, presidente del Sistema bibliotecario di Roma ricorda che Renato Nicolini, cui si deve l’ideazione del Sistema, ha insegnato come per governare una realtà culturale ci voglia una visione guida, che nasca magari da un modo rivoluzionario di guardare al problema. Raimondo Guarino, coordinatore del Dams di Roma Tre, sottolinea il suo «aver saputo spostare il significato della parola cultura dal repertorio a quello antropologico, sintesi di comportamenti e valori collettivi» e quanto i 9 anni di Estate Romana siano stati concreti, un laboratorio per sperimentare ipotesi e possibilità.
Il progetto, dopo una serata festa e lo spettacolo, avrà una serie di appuntamenti con interventi di amici, testimoni, studiosi: il primo è il 23 ottobre sempre al Palladium con una tavola rotonda, letture e proiezione di filmati storici su ”Il possibile meraviglioso: architettura, cinema, città”; il secondo il 20 novembre al Palazzo delle Esposizioni a cura di Lucio Argano si discute de ”L’invenzione della città: il meraviglioso tra comunità e politica”; l’ultimo il 27 novembre all’Archivio storico capitolino, a cura di Maurizio Caminito e Ottavia Nicolini e interventi su ”Scritture, voci, memoria, città”.