Le feste popolari del Duemila
La notte dei taralli
Tra Piedigrotta e sagra di paese, torna a Napoli la notte bianca. Ma i clamori di dieci anni fa sono lontani. Stavolta, più della cultura poté lo street food
Sono passati quasi dieci anni dalla prima – e ineguagliata – Notte Bianca di Napoli, che il 29 ottobre del 2005 portò per le strade della città, si disse, un milione di persone. Concerti, teatro, danza, gastronomia, fuochi d’artificio e centinaia d’artisti, anche di grande levatura, diedero ai napoletani, e a tutti quelli che vennero dalla provincia, la sensazione di essere al centro della musica, e non un passo più dietro rispetto a Roma, a Parigi, a Berlino. Fu un grande evento, sul quale scommisero – e investirono – gli enti locali, e che stupì tutti, organizzatori compresi, per la partecipazione, il successo, la buona stampa.
Si replicò l’anno dopo: l’organizzazione fu altrettanto imponente, l’evento ebbe addirittura un tema, il Mediterraneo, mare di cultura. Anche questa seconda edizione ebbe molta partecipazione, un programma fitto, la presenza di grandi nomi, ma destò meno stupore e consenso, ed emersero alcune critiche relativamente all’organizzazione, soprattutto nei trasporti.
Poi, per anni, l’Europa si allontanò di nuovo, fino a quando, il 15 dicembre 2012, fu messa in piedi una Notte Bianca più modesta, prevalentemente orientata alla valorizzazione del patrimonio culturale, con il coinvolgimento, soprattutto nel centro storico, di chiese, musei, gallerie d’arte e librerie. Forse per questo, o forse perché si era troppo sotto Natale, ma questa edizione non fece i grandi numeri e in pochi la ricordano.
L’anno scorso, sempre a dicembre, c’è stata una Notte d’Arte promossa dalla Seconda Municipalità e ispirata al tema della multiculturalità. Ricordo un bel manifesto con lo slogan “Nun resta’ ‘o scuro” (Non rimanere al buio, ma anche nell’ignoranza), i decumani intasati e soprattutto l’emozione di vedere il chiostro e l’auditorium del Conservatorio di San Pietro a Majella invasi da centinaia di persone, molte delle quali vi entravano per la prima volta e in punta di piedi: nella casa della musica come in un tempio.
L’ultima Notte Bianca è di pochi giorni fa e ha avuto la sua eco sulla stampa locale e naturalmente sui social. La Quinta Municipalità (quella che raccoglie in 7 chilometri quadrati una popolazione di quasi 120mila abitanti!) ha organizzato, sabato 11 ottobre, la terza edizione di Vomero Notte 3.0, a cui hanno partecipato, si dice, più di mezzo milione di persone, con un trend in crescita rispetto ai due precedenti appuntamenti, sempre del quartiere Vomero, del 2012 e 2013. La fanfara dei carabinieri ha aperto la kermesse, l’associazionismo ha montato i suoi banchetti, le agenzie di animazione hanno fatto ballare e ridere i bambini. Gli allievi delle scuole di musica e le band giovanili hanno cantato e suonato, i comici – di Made in Sud e dei tempi miei – hanno raccontato barzellette, i dj delle radio e delle discoteche hanno scatenato i più giovani fino a tarda notte. La libreria Iocisto (la prima ad azionariato popolare, l’unico negozio di libri di tutto il quartiere) ha sfornato per tutta la giornata laboratori, presentazioni e letture proprio mentre la vicina, storica friggitoria vendeva a ritmo incessante coppetti di fritturine.
I commercianti e il cibo – lo street food soprattutto – sono stati i veri protagonisti della manifestazione. Chiunque vendeva qualcosa da mangiare o da bere, l’ha fatto anche fuori del proprio negozio, occupando i marciapiedi, utilizzando improvvisate cucine e proponendo a prezzi popolari panini, hot-dog, fritture di tutti i tipi, cannoli, taralli, crepes, graffe e ancora bicchieri di vino, di sangria, di liquorini dolci, di frullati, di caffè del nonno, di prosecchini.
È stata una grande, incasinata festa di paese, una sagra cittadina, un trionfo dell’abbondanza. Un incontrarsi e perdersi, un telefonarsi senza sentirsi, storditi dalle amplificazioni dei neomelodici, dei jazzisti, degli immancabili karaokisti. Un evento che ha dato una smossa al diagramma piatto delle vendite, una sorta di prova generale dell’imminente Natale.
Una Notte Bianca di più ristretti orizzonti ma anche un evento a costo zero per l’amministrazione comunale, riuscendo la municipalità a ottenere la collaborazione gratuita di tutti i soggetti coinvolti.
Si è allentata la tensione e per qualche ora si è diffusa la leggerezza. Merito, anche, dei ragazzi: quelli che elargivano Free Hugs (abbracci gratis) e quelli che in gruppo si avvicinavano alle persone per gridargli nelle orecchie: E mangiatélla, n’emozione (e mangiati un’emozione, lasciati andare).