Il nostro inviato al Lido
L’ossessione di Alba
Grande successo a Venezia per Hungry Hearts di Saverio Costanzo con una bravissima Alba Rohrwacher: la storia di una madre iperprotettiva fino all'eccesso
L’ovazione raccolta in sala da Hungry Hearts di Saverio Costanzo dimostra che le parole di Alberto Barbera erano tutt’altro che peregrine quando affermava che un film italiano avrebbe potuto rivincere il Leone d’oro. Pur non convincendo appieno, Costanzo dimostra di avere un’idea di cinema convinta e convincente. La storia delle ossessioni gastronomiche (ma avrebbero potuto essere anche di altro tipo) della madre di un neonato verso il neonato stesso sono raccontate con mano ferma e senza mai indulgere al melodramma e nemmeno, anche se le atmosfere vengono spesso richiamate, al thriller.
Hungry Hearts è un film sobrio, che tratta un argomento importante, e lo fa mettendo bene in risalto quali siano le tappe di una ossessione che nasce quasi per caso e poi diventa motivo d’odio profondo e incontrollato. Alba Rohrwacher, bravissima, è la madre fragile e ostinata che precipita verso un baratro che trova la sua ragione d’essere nel preservare il suo bambino, che dovrebbe rimanere puro come al momento della nascita. Per questo non vuole fargli mangiare carne, né farlo visitare da un medico né esporlo alla luce del sole, facendogli così rischiare rachitismo e danni neurali. Evitiamo anticipazioni, ma sarà necessaria un’altra ossessione quasi altrettanto forte ma di segno opposto per risolvere la storia.
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Altro film in concorso, davvero deludente, è The cut, di Fatih Akin. Parte come un film cristologico, che poi diventa epico per poi perdersi ancora più del protagonista, poco nella parte, che si mette alla affannosa ricerca delle figlie partendo dal vecchio mondo per arrivare a quello nuovo passando per Cuba. Si sfiora in alcuni momenti la ghignata. Purtroppo The cut è un film che non ha nessuna compattezza e che si risolve in un accumulo di passaggi che non riescono mai a conferire alle vicende del protagonista quella necessaria tensione per raccontare un dramma che di ben altro spessore cinematografico avrebbe avuto bisogno. Peccato, perché dal regista de La sposa turca era davvero lecito aspettarsi molto di più, ma forse il racconto storico non è roba per lui.