Stefano Bianchi
“Songs Of Innocence”, il nuovo album degli U2

Colpo gobbo anni 80

Esce il 13 ottobre il disco della band di Bono abilmente anticipato alla presentazione dei nuovi iPhone Apple a Cupertino, un gioco di prestigio che si è rivelato un'iniezione di Gerovital per il quartetto irlandese che sembrava sparito nel nulla

Colpo gobbo. Mi è venuto così, d’istinto, e mi pare il termine più appropriato. Gli U2 sono tornati quando sembravano spariti nel nulla. Cinque anni dopo No Line On The Horizon e un’infinità di tira-e-molla fatti di annunci, smentite, proclami, tentennamenti e un titolo “bluff” come Sirens, alle 20,48 del 9 settembre la band di Bono, The Edge, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton è salita sul palco del Flint Center di Cupertino, in California, dopo la presentazione dei nuovi iPhone e dell’iWatch, per eseguire dal vivo il singolo The Miracle (Of Joey Ramone). Subito dopo ha reso disponibile, gratis, per tutti i clienti di iTunes e per chi si iscriverà entro le prossime 5 settimane, il tredicesimo album in studio intitolato Songs Of Innocence (Island Records). «500 milioni di persone sono un miliardo di orecchie!», ha esclamato Bono camuffato da stratega del marketing. In effetti, il lancio più massiccio mai avvenuto per un disco sta garantendo ascolti “monstre” spalmati in 119 nazioni. Un vero e proprio Gerovital, per il quartetto irlandese che dal 2000 di All That You Can’t Leave Behind in poi s’era imborghesito a forza di rock & pop col freno a mano tirato.

Finito il gioco di prestigio, Songs Of Innocence uscirà “fisicamente” il 13 ottobre in versione standard, formato vinile e nell’edizione deluxe con una session acustica di brani selezionati dall’album più i 4 inediti Lucifer’s Hands, The Crystal Ballroom, The Troubles (Alternative Version) e Sleep Like A Baby Tonight (Alternative Perspective Mix by Tchad Blake).

Ma come suonano queste 11 “canzoni dell’innocenza” incise a Dublino, Londra, New York, Los Angeles e prodotte da Danger Mouse, Paul Epworth, Ryan Tedder, Declan Gaffney e Flood? Suonano furbette, mestieranti, anni Ottanta anzichenò, con la voglia di farsi apprezzare comunque da tutti. All’inizio e quasi alla fine della scaletta gli U2 rendono omaggio al punk angloamericano con The Miracle (Of Joey Ramone), dedicata al cantante dei Ramones, che parte zoppa con quei ridicoli cori da stadio (li ritroveremo a squarciagola in tournée, c’è da scommetterci) ma che per fortuna si riscatta con un godurioso riff chitarristico; e con This Is Where You Can Reach Me Now, in onore di Joe Strummer, che si palesa un po’ alla chetichella per poi concretizzarsi citando i Clash. Nel suo passo melodico, Every Breaking Wave è classico stile U2 che richiama With Or Without You, ma ahimè si smarrisce in un’orecchiabilità sin troppo radiofonica; California (There Is No End To Love), si fa invece apprezzare per l’intreccio di voci che ricorda i Beach Boys e per l’inesauribile grinta, mentre funziona bene l’acustica e poi elettrica Song For Someone. Bono, quindi, dedica Iris (Hold Me Close) alla madre scomparsa quand’era adolescente, lasciandosi coinvolgere dall’intro di The Edge fra ambient music e suoni celtici in attesa di assecondare un rock a presa rapida.

E altro rock, ma ben più efficace, erutta da Volcano: sottolineato dal basso pulsante di Adam Clayton e dall’effervescente drumming di Larry Mullen Jr. Raised By Wolves e Cedarwood Road sono altre due canzoni autobiografiche: la prima, trascinante cortocircuito elettrico, ci racconta di quando un’autobomba dell’Ira esplose a pochi passi dall’abitazione di Bono; la seconda, fra hard rock anni Settanta e persuasive melodie, ci conduce proprio in quell’indirizzo dublinese. I pezzi conclusivi, com’è giusto che sia, sono un trionfo d’intimismo. La soffice e ipnotica Sleep Like A Baby Tonight, interpretata in un falsetto stile Lemon e orchestrata dal sintetizzatore, è l’ideale preambolo di The Troubles con Bono e la cantante svedese Lykke Li complici di una ballata efficace come poche altre. E già si prennuncia il prossimo album, Songs Of Experience. Staremo a sentire.

(Foto: credit Paolo Pellegrin)

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