Elisa Campana
Cartolina da Londra

Chi stacca la Scozia

Giovedì il Regno Unito potrebbe spaccarsi. Quella che all'inizio sembrava una provocazione è diventato un incubo europeo. Con gallesi e catalani pronti a seguire l'onda...

Giovedì 18 settembre sarà un giorno di vitale importanza per il Regno Unito, uno spartiacque che scriverà la storia dei suoi 307 anni, da quando l’Act of Union del 1707 unì formalmente il Parlamento di Scozia a quello di Inghilterra. Gli Scozzesi sono infatti ufficialmente chiamati a scegliere in un referendum “storico” l’indipendenza della loro terra.

Il primo ministro scozzese Alex Salmond, uno dei maggiori fautori della “Yes campaign”, ha sottolineato come il referendum sia un’opportunità unica per questa generazione: Salmond non si aspetta di vincere per un solo voto, ma di conquistare una larga maggioranza. Infatti, il governo scozzese ha già reso nota un’agenda dei punti fondamentali: qualora il 19 settembre la Scozia si svegliasse stato indipendente, che cosa succederebbe? Il primo Indipendence Day verrebbe celebrato il 24 marzo 2016, dando così tempo alle negoziazioni tra Scozia e Gran Bretagna di essere ultimate. Come verranno suddivise le basi militari e le ambasciate? Ma soprattutto, il petrolio e le tasse? Da Edimburgo fanno sapere che tutto questo verrà discusso durante la fase di transizione e, laddove necessario, anche dopo l’effettiva indipendenza. Anche per quanto riguarda l’appartenenza all’Unione Europea, avranno luogo le dovute trattative, ma il governo scozzese sembra essere particolarmente pragmatico su questo punto: «Considerate le immense risorse della Scozia – si legge nella pagina della campagna per il sì yesscotland  – è nei migliori interessi non solo della Scozia, ma anche degli altri stati dell’UE, che tali negoziazioni si svolgano con agevole facilità».

indipendenza scozzese2La vittoria del sì scriverebbe una nuova pagina di storia, con conseguenze importanti non solo per la Scozia, ma per la Gran Bretagna tutta. Westminster, che fino ad ora aveva preso sottogamba la questione definendola una delle tante alzate di testa dello Scottish National Party di Salmond, è corsa ai ripari. La regina ha rotto il riserbo esprimendosi pubblicamente e invitando gli Scozzesi a riflettere bene sulle proprie scelte. Anche i leader dei maggiori partiti politici del Team Westminster hanno messo da parte le proprie divergenze per un accorato appello al popolo scozzese: David Cameron sarebbe “heartbroken” qualora questa “famiglia di nazioni” non esistesse più; il laburista Ed Miliband ha ricordato che per ragioni di «head, heart and soul» Scozia e Inghilterra sono migliori quando unite; Nick Clegg ha rincarato la dose, evidenziando come «inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi del Nord lavorino fianco a fianco ogni giorno, negli uffici e nelle fabbriche, sui banchi di scuola così come sul campo da gioco». Gli appelli arrivano a quasi un mese dalle affermazioni di David Cameron che aveva promesso maggior potere decisionale agli scozzesi qualora avessero optato per il “no”.

Le previsioni hanno però mostrato la popolazione scozzese divisa a metà, indecisa e dubbiosa. Difficile prevedere che cosa succederà giovedì, ma un aspetto è certo: qualunque sarà l’esito di questo referendum, le cose non saranno più le stesse, per la Scozia, per l’Inghilterra e per gli indipendentisti del mondo. In Catalogna si vocifera già che giovedì i manifestanti creeranno catene umane a forma di V, richiedendo a gran voce un voto ancora oggi negato da Madrid, e in Galles molti si sono espressi a favore di una politica londinese più attenta alle esigenze delle singole nazioni. Anche Dick Cole, il leader del partito nazionalista della Cornovaglia Mebyon Kernow,auspica un dibattito più aperto per avere un paese più bilanciato. «Galles e Cornovaglia hanno entrambi un Pil bassissimo. Sono due aree all’estremo ovest di Londra; non può essere una coincidenza».

La posta in gioco è alta, racchiusa in un unico monosillabo a cavallo del Vallo di Adriano. «There is no way back»: e oggi Cameron, Salmond e i britannici tutti lo sanno.

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