Da Kohl al pareggio in bilancio
Sisifo Schäuble
Ritratto di Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze di Angela Merkel: l'autore del miracolo (economico) tedesco che molti ritengono sia il vero uomo forte dell'Unione Europea
Ha contribuito al processo di riunificazione della Germania, all’integrazione dei musulmani nella Repubblica Federale e lavora alla stabilità dell’euro e alla difesa degli interessi tedeschi in Europa. Degli attuali politici tedeschi nessuno ha plasmato la Bundesrepublik degli ultimi trent’anni tanto quanto Wolfgang Schäuble, il Ministro delle finanze di Frau Merkel, che oggi terrà a Berlino la prestigiosa Vigoni Lecture dal titolo Un’unione per il XXI secolo. Una buona costituzione per l’Europa.
Deputato al Bundestag dal 1972, fedelissimo di Helmut Kohl, di cui è stato Ministro degli Affari speciali e capo della cancelleria dal 1984 al 1989, Ministro degli Interni dal 1989 al 1991 e capogruppo della CDU/CSU al parlamento dal 1991 al 2000, Schäuble doveva essere l’erede del Gigante buono ma sulla sua strada ha trovato una signora semisconosciuta che veniva dalla Germania Est: Angela Merkel. Alle elezioni del 1998 Helmut Kohl era dato perdente e Wolfgang Schäuble gli propose di farsi da parte e di lasciare a lui la candidatura per evitargli una brutta sconfitta. Kohl non la prese bene. Da allora i rapporti tra i due si incrinarono. Kohl venne sconfitto e qualche settimana dopo Angela Merkel diventò segretaria generale della CDU. A quel punto era evidente che la partita per la guida del più grande partito tedesco si giocava tra l’esperto Schäuble e la giovane Merkel. Nel 2000, dopo lo scandalo sui fondi neri che coinvolse Kohl, Angela Merkel (che aveva attaccato duramente Kohl con un famoso articolo invitandolo a mettersi da parte) fu eletta Presidente del partito al posto di Schäuble, anch’egli coinvolto parzialmente nello scandalo. Per Schäuble sembrò l’inizio della fine della sua carriera politica. Ma il friburghese, cresciuto nei pressi della foresta nera, è un uomo abituato a lottare. Il 12 ottobre del 1990, durante un comizio elettorale nella piccola Oppenau (Baden Württemberg), fu vittima di un attentato, pochi giorni dopo la festa della riunificazione (3 ottobre) della Germania. Uno squilibrato, non un estremista politico, gli sparò dei colpi di pistola che lo costrinsero a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Anche in quell’occasione si pensò che la sua carriera politica fosse al capolinea, invece Schäuble non mollò. Due anni fa, in occasione del suo settantesimo compleanno amici e colleghi a lui vicini gli dedicarono una Festschrift (un libro commemorativo) dal titolo Il Sisifo felice. Non era un caso. Schäuble ama paragonare l’attività politica all’immagine del mito greco costretto a ricominciare d’accapo appena è vicino al traguardo.
Del resto Schäuble sarebbe dovuto essere l’erede di Kohl, avrebbe dovuto essere al posto di Merkel e sarebbe potuto anche diventare Presidente della Repubblica Federale nel 2005 al posto di Horst Köhler, ma sempre vicino al traguardo, ha dovuto ricominciare tutto d’accapo. Oggi Schäuble si è però liberato dall’immagine crudele di Sisifo. Come il protagonista dei quadri dell’artista tedesco Wolfgang Mattheuer (nella foto) in cui Sisifo si libera della pietra che è costretto a portare sulle spalle. La pietra diventa un’opera d’arte da plasmare. L’opera d’arte corrisponde, più o meno, alla carriera politica di Wolfgang Schäuble. Dal 2005 al 2009 è Ministro degli Interni del primo governo Merkel negli anni post 11 settembre e in cui, in Europa, il problema principale era la sicurezza dei cittadini. Dal 2009 ad oggi è il fedelissimo Ministro delle Finanze nei due successivi governi Merkel. A Schäuble, negli anni della più grande crisi economico-finanziaria, spetta il compito più difficile: gestire le finanze tedesche. Dall’anno in cui Merkel prese il posto di Schäuble alla guida della CDU ha saputo ricostruire un rapporto costruttivo e di collaborazionecon il “leale rivale” e la Cancelliera non ha mai pensato di rinunciare alla sua esperienza.
Uno dei traguardi di cui Schäuble va più orgoglioso è il pareggio di bilancio. Era da oltre quarant’anni che la Germania non faceva più nuovi debiti. Sarà così anche prossimo 2015. Questa impresa porta la firma di Schäuble. Un risultato la cui importanza si può comprendere solo ricordando che nel 2008, al tempo in cui al ministero c’era il socialdemocratico Peer Steinbrück – durante la prima Grande coalizione sotto la guida di Angela Merkel – gli interessi per il debito tedesco ammontavano a oltre 40 miliardi di euro, il 14 per cento delle uscite del bilancio (in Italia ammontano a oltre 80 miliardi l’anno!). Una cifra enorme (anche se molto inferiore rispetto all’Italia) considerato che la stessa somma è investita in Germania per la politica per sostenere il mercato del lavoro.
Nel 2008 gli esperti al ministero stimavano che entro il 2013 gli interessi sarebbero potuti arrivare a 53 miliardi di euro. In realtà non avevano fatto i conti con il futuro ministro Schäuble. Nel 2017 il debito pubblico sarà il 70 per cento del Prodotto Interno Lordo e in dieci anni scenderà al 60 per cento del PIL così come previsto dal patto di stabilità europeo. Insomma, la Germania vuole essere un modello per gli altri Paesi europei a cui chiede sacrifici e vuole dimostrare, in perfetto spirito protestante, che “la felicità è dei bravi” come ha detto lo stesso Schäuble. Secondo il Ministro non si tratta di un colpo di genio ma delle conseguenze di un lungo lavoro: “L’obiettivo finale è di raggiungere un bilancio paritario: senza finanze stabili non c’è crescita sostenibile.” Sono avvistati i sostenitori della finanza creativa basata sul debito.
Schäuble è molto famoso per la sua severità. Nel novembre del 2010, durante una conferenza stampa, criticò il suo portavoce Michael Offer per non aver distribuito in tempo il materiale su cui doveva informare i giornalisti. Un rimprovero durissimo, al limite dell’umiliazione, ma che lascia intendere come Schäuble intenda il lavoro. Due giorni dopo quella conferenza stampa Offer si dimise.
Severità e rigore procedono di pari passo nella vita di Wolfgang Schäuble. Nella narrazione giornalistica il ministro tedesco viene rappresentante come il severo custode del rigore tedesco, il falco sempre in agguato contro i paesi del sud Europa. In realtà questa descrizione caricaturale non corrisponde alla realtà. Nel 2010, nel momento in cui si doveva decidere se aiutare finanziariamente la Grecia, era Merkel il falco e Schäuble la colomba. Merkel pensava prevalentemente a ragioni di politica interna in quanto impegnata in difficili elezioni nel più grande Land tedesco (il Nord Reno Westfalia) al contrario Schäuble aveva come obiettivo la stabilità della moneta unica. In un’intervista alla Welt del 27 marzo del 2010 sostenne che “in Europa è sempre più importante che ci si venga incontro reciprocamente. Se un paese dell’eurozona è insolvente i danni sarebbero incalcolabili, perciò è giusto stabilizzare l’euro con gli aiuti alla Grecia. L’insolvenza di un paese europeo costerebbe molto di più.” In un’altra intervista alla Zeit (25 ottobre 2012) affermava, riferendosi al patto di stabilità e all’unione bancaria, “di non voler spaccare l’Europa, ma di fare progressi nel processo di costruzione dell’UE che deve essere completato un passo alla volta e non con una sorta di big bang”.
Germania, Europa … e poi?
Eppure Schäuble, da sempre europeista, negli anni novanta sosteneva la tesi dell’Europa a due velocità, di un’integrazione europea a diversi livelli. La tesi fu archiviata e oggi Schäuble interpreta e inserisce la sfida del progetto europeo nell’ambito del più ampio quadro degli equilibri globali. In un suo discorso sui mutamenti istituzionale dell’unificazione europea pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung (11.01.2013) sottolineava la responsabilità globale dell’Europa considerato il ruolo storico-universale svolto dal Vecchio Continente. All’annosa questione sul ruolo della Germania in Europa Schäuble rispose in un articolo pubblicato in cinque lingue nel luglio dello scorso anno: “Noi vogliamo una Germania al servizio della ripresa economica dell’UE – senza uscirne indeboliti. Questo non servirebbe a nessuno in Europa. Noi vogliamo un’Europa forte, competitiva. Un’Europa in cui si opera in modo economicamente sensato e in cui non si accumulano debiti su debiti. Non si tratta di «idee tedesche» ma di imperativi di una politica lungimirante.” Su quel “senza uscirne indeboliti” si gioca il futuro della Germania e dell’Europa nei prossimi mesi.