I ricordi di un Amico della Domenica doc
Quando allo Strega concorreva Pavese
Flaiano, Gadda, Cardarelli, Landolfi, Tobino, La Capria... ecco i protagonisti del '900 letterario che gareggiavano per l'ambito Premio romano. Prima che l'egemonia editoriale ne stravolgesse la natura. Come, alla vigilia del gran finale 2014, un testimone della prima ora racconta
Nel 1947 si svolse la prima edizione del Premio Strega. Votai anch’io: avevo ventidue anni, ero all’inizio del mio lavoro letterario svolto alla Radio e sulle terze pagine. So di essere l’unico superstite di quella votazione che premiò Ennio Flaiano per Tempo di uccidere, un drammatico e bellissimo romanzo che rimane nella storia letteraria del Novecento. Nei primi e parecchi anni del Premio Strega si fronteggiavano infatti, per lo più, libri di grande o buon livello, prima che intervenissero in prima persona le case editrici che modificarono non poco l’andamento del Premio. Infatti nel secondo anno primeggiò un capolavoro della narrativa fondata anche sulla prosa d’arte: Villa Tarantola di Vincenzo Cardarelli. Si pensava a una certa rivalità fra Cardarelli e Ungaretti, ma Ungaretti si dette un gran da fare e fece molta propaganda per dare la vittoria al poeta di Tarquinia.
Memorabile l’edizione del 1950: vinse il libro più importante e più sconcertante di Cesare Pavese: La bella estate. Il carattere di Pavese era noto: ombroso, depresso, insicuro pur avendo tentato la via della politica, della gloria letteraria, dell’amore. Dalla politica si era allontanato, la gloria letteraria l’aveva certamente conquistata con quel Premio, stava vivendo una crisi sentimentale con una giovane attrice americana di grande bellezza. Al Premio non assistette la ragazza americana, Pavese era con una sua sorella anche lei americana. Purtroppo tutto si concluse con il suicidio di Pavese nella stessa estate del ’50.
Saltiamo al 1962 quando vinse Mario Tobino con Il clandestino, uno dei libri più belli dell’autore delle Libere donne di Magliano. Come si sa Tobino era uno psichiatra e credeva molto nei nuovi farmaci antidepressivi che curavano le malattie mentali. Si trovò perciò in una posizione dura e polemica nei confronti della Legge Basaglia. L’anno prima, nel 1961, una sorpresa: il più giovane dei concorrenti, Raffaele La Capria, nato nel 1922, vinceva con un libro iniziale della sua felice carriera, Ferito a morte e insieme al Premio Strega conquistò l’amore della splendida Ilaria Occhini, sua cara compagna.
Interessante fu l’edizione del 1970. La vittoria di Guido Piovene con Le stelle fredde era quasi scontata. Bertolucci e io tuttavia presentammo un libro minore di Carlo Emilio Gadda, La meccanica, che non vinse ma ebbe una buona affermazione. Bertolucci e io sfidammo quelli che criticarono la nostra scelta rispondendo: «Nel tempo, nei decenni, nella storia della letteratura si vedrà se resiste più Piovene o Carlo Emilio Gadda!». Una bella vittoria fu quella di Tommaso Landolfi nel 1975 con A caso. Lo avevamo presentato Alberto Moravia e io. Di diverse personalità – Moravia era già un grande – e di diverse scelte, ma uniti nella soddisfazione di veder premiato un grande scrittore. Nel 1983 non vinse un semplice narratore, ma un importante critico letterario come Pietro Citati che aveva scritto un libro su Tolstoj.
Nel 1989 ci fu un duello all’ultimo voto per contendersi la vittoria tra Giuseppe Pontiggia con La grande sera e Roberto Calasso con Le nozze di Cadmo e Armonia: per un voto – mi sembra di ricordare – fu Pontiggia a vincere. Infine un ricordo più recente: quello della vittoria di Margaret Mazzantini, con una quasi plebiscitaria votazione, per Non ti muovere.