Fa male lo sport
Lessico Mondiale
Chiuso il torneo brasiliano, è tempo di bilanci. Per molti versi fallimentari, non solo per l'Italia. Addio al tiki-taka e ai Numeri 10: è tempo di integrazione e buona organizzazione
Ormai è già in archivio con vincitori e vinti, un mese di calcio e di attenzione globale. Il Mondiale ha ottenuto i suoi bravi record: dai 32 milioni di tweet durante Germania-Argentina ai 13 miliardi di dollari di spesa, una cifra che non darà sollievo alle casse del Paese sudamericano. Restano le parole per descrivere situazioni e personaggi, tristezze ed allegrie, gesti e tic. Il lessico del pallone per raccontare la straordinaria capacità simbolica di questo gioco. Nonostante tutto. Vediamone alcune.
Numeri 10. Non ce l’hanno fatto nemmeno vedere: avrebbe guastato lo show. Messi che si piega in due durante la finale e butta fuori qualcosa dalla bocca. Una scena frequente, oramai. Se proprio dobbiamo accostarlo a Maradona, ecco, sembra il Maradona che stava male: gli occhi spiritati, lontano dalla realtà, costretto comunque a rispettare il copione. Non c’è con la testa, la Pulce, per il campo cammina, riesce ancora ad inventarsi qualche cosa ma è poca roba. Forse bisognerebbe consegnarlo all’Unesco e nominarlo patrimonio dell’umanità per salvarlo e custodirlo. Se avesse potuto scagliare addosso a qualche parruccone il premio che gli hanno dato, quasi per sbeffeggiarlo, si sarebbe sentito meglio. Ma anche in questo lui non è Maradona. Un altro mistero mondiale: accadde anche a Ronaldo alla finale di Parigi 1998. Si potrebbe dire come fa il Marlowe di Soriano nelle battute finali di Triste, solitario y final: «Non aveva niente di meglio da fare? Per tutti i giorni che siamo stati insieme mi sono domandato chi è lei, cosa cerca da queste parti». «Lo ha scoperto?». «No, ma mi piacerebbe saperlo».
Organizzazione. È il termine più usato per spiegare la vittoria della squadra di Löw. I tedeschi hanno pianificato la vittoria dopo anni di frustrazioni e fallimenti nonostante arrivassero vicinissimi al sogno. Governano l’Europa e l’economia con le buone e con le cattive, adesso sono padroni anche nel calcio. Il cerchio si chiude. Calcio redditizio, poco spettacolo, nessuna magia. Il gol-mondiale di Götze, è sembrato una rarità. Un 7-1 ti capita ogni 50 anni ma quella non è stata una partita di calcio. Alla lunga questi campioni annoiano, come molto calcio contemporaneo.
Tiki-taka. Il Mondiale dei Mondiali– come ci hannoripetutoogni tre secondi da Sky – si è rivelato bruttissimo nel gioco. Un arretramento estetico. Olanda-Argentina è stata forse la partita più inguardabile degli ultimi dieci anni. Con involuzioni tattiche come l’Olanda di Van Gaal, bella e catenacciara. Dovete accontentarvi, il calcio contemporaneo è così. Sono stati eliminati i registi, ci si affida soltanto a faticatori della palla, una vita da mediano, senza che in mezzo al campo qualcuno sappia più inventarsi una giocata, un lancio lungo. Criticate, criticate pure il vecchio calcio, questo qui non ha architetti, non ha poeti. Quella lunga melina di passaggini e tocchetti orizzontali dalla difesa, in attesa che qualcosa succeda lì davanti, sta diventando fastidiosa ed eccessiva. Chiamatelo tiki-taka, chiamatelo come vi pare, non è un bel vedere.
Integrazione. È la parola che trionfa. Chi ha saputo mescolare le varie razze che compongono una nazione, è andato avanti. Soprattutto se parliamo di Europa. Germania, Francia, Belgio e Olanda sono le squadre che hanno praticato la multietnicità (chi prima e chi dopo) ed hanno fatto più cammino. Noi siamo fermi anche qui a Balotelli, ogni volta che si tocca questo tasto. E tra qualche mese risentiremo negli stadi italiani i buu contro questo o quel ragazzo con la pelle scura.
Gli stranieri. All’opposto dell’integrazione e della multietnicità, c’è la parola straniero. Almeno per quanto riguarda l’Italia. Forse non c’era bisogno dei numeri per sottolineare quello che è sotto gli occhi di tutti. Ma alla Gazzetta dello Sport – dove cercanoancora di farbene l’ormai ansimante mestiere di giornalisti – hanno condotto un’inchiesta dopo il disastro azzurro. Ebbene i numeri dicono che: nel 2013 «in serie A 10 squadre su 20 hanno avuto più minuti da stranieri che da italiani (la divisione totale è 54,1-45,9%), l’Inter addirittura il 92,2%». Ma nell’ultimo campionato 109 stranieri hanno giocato meno di 8 partite da titolari. Il giornale ha calcolato che, togliendo giovanissimi e infortunati, ci siano almeno 60 calciatori stranieri inutili. Terrificante lo sguardo a certe tabelle: delle grandi squadre, solo la Juve utilizza oltre il 50% di italiani (il 51,6); Milan, Roma, Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter sono sotto il 50%. La classifica degli stranieri che giocano nei grandi campionati europei ci vede al secondo posto (53,8%), dietro la Premier (66,1%), e davanti di parecchio alla Bundesliga (45,9%), Ligue francese (43,7%), Liga spagnola (35,9%), campionato olandese (29,2%). Il bello è che da noi esistono norme restrittive (e come al solito un po’ cervellotiche) per gli stranieri, mentre in Germania non esiste nessuna limitazione. Però la Germania ha schierato nella goleada contro il Brasile sette giocatori sotto i 26 anni. Forse Low ha un bacino da cui pescare molto più ampio di qualsiasi selezionatore azzurro, osservano giustamente gli autori dell’inchiesta.
Morata. La Juve sta chiudendo le trattative per Alvaro Morata, giovane attaccante del Real Madrid e dell’Under 21 spagnola. Un gioiellino. Ma non è un gioiellino anche Domenico Berardi, attaccante calabrese di 20 anni, già tesserato Juve? Perché andare a cercare in Spagna?
Macerie. Il calcio nazionale aspetta Godot. Intanto litiga e si prende a male parole, non fosse bastato quanto è successo. Prandelli è uscito malissimo. Le vecchie e nuove cariatidi federali (inserisco anche Albertini) stanno lì che si azzannano per piazzare questo o quel candidato in cima alla Federcalcio. Nessuno che parli di programmi e di un piano di emergenza per salvare il nostro calcio. Non è questione di vecchi e giovani. Il nostro calcio ha bisogna di una bella ramazzata e di gente intellettualmente onesta e capace di riorganizzare dalle fondamenta una casa che non sta più in piedi.
La coppia più bella. Altro che Balotelli e Immobile, oppure Pirlo e Verratti. La coppia più bella durante il Mondiale è stata quella formata da Sara Errani e Roberta Vinci sull’erba di Wimbledon.
La migliore. Gene Gnocchi sulla prima della Gazzetta il 21 giugno nella rubrica quotidiana “Il rompi pallone”: «Fissato per mercoledì prossimo l’incontro Renzi-Grillo. Chi vince va agli ottavi».
Portobello. Era il ritiro della nazionale azzurra a Mangaratiba: Portobello Resort and Safari. Singole da 350 euro al giorno. Più una bella spiaggia davanti. Un posto dove passarci le vacanze. Infatti…
Il delirio. «Questa sera c’è il delirio al Maracanà» è stato il tormentone di questa edizione. Un martello anche McDonald. Il suo spot nella prima settimana: «Se l’Italia vince, 1 Crispy McBacon in omaggio… Altrimenti 1 bibita piccola in omaggio». A Gattuso non gliene va bene una da quando ha smesso di giocare.
Spray. Dopo i tedeschi, il vero vincitore della rassegna brasiliana. Una volta che l’arbitro segnava le righe bianche per terra non si muovevano più né pallone né giocatori. Barriere immobili. Niente di tecnologico come il “goal line technology” che ha detto che la Francia aveva segnato un gol all’Honduras (ma lo avevano visto tutti) o la moviola che verrà introdotta tra un anno per rigori e falli. Pare che non se ne possa proprio fare a meno. Un’americanata, così il calcio perderà ancora qualcosa. Tanto continueremo a discutere all’infinito se il fallo era da rigore o meno. O se Neuer andasse buttato fuori o meno dopo quella uscita assassina su Higuain che solo Rizzoli non ha visto.
Mandrakata. 5 milioni di dollari dal presidente della federazione asiatica Bin Hamman a vari membri della Fifa per farli votare Qatar come sede dei Mondiali nel 2022. Lo ha scritto il Sunday Times pochi giorni prima del fischio d’inizio. Calunnie, ovviamente. La Fifa è il regno dell’onestà e Blatter e Platini sono puri come gigli. Gente in gamba: andate a vedere quanto hanno guadagnato dalla giostra brasiliana. E non è finita. Platini si è inventato un’altra “mandrakata”, una furbata per capirsi: si chiama Nations League, partirà nel 2019, dopo il Mondiale russo del 2018. Biennale, negli anni dispari. Quindi avremo: Mondiali, Europei, Confederations e Nations. Aiutooooo…