Andrea Carraro
Un romanzo in uscita per Gaffi

Un alpino a Roma

Ne «La strategia del tango», Paolo Restuccia racconta la storia di un uomo che incrocia un intrico di corruzione e criminalità politica. Ne anticipiamo l'introduzione di Andrea Carraro

Non è facile imbattersi in romanzi italiani che raccontino il mondo dei militari, basta una rapida ricerca su Google per rendersene conto. Questo potente esordio narrativo di Paolo Restuccia, La strategia del tango, è proprio  un giallo atipico di ambientazione militare nel quale un colonnello degli Alpini, Ettore, si trova a ficcare il naso, inizialmente quasi controvoglia e poi trascinato da una sorta di horror vacui, su un intrico di corruzione e criminalità con scabrosi addentellati nel mondo della politica romana. Ettore è ben lungi dall’essere un puro, cioè un eroe a tutto tondo, è piuttosto un cinquantenne disincantato e vagamente disgustato da se stesso e dal mondo, appassionato di danza, che condisce i suoi ragionamenti con motti improntati al sarcasmo e al paradosso, declinati nei vari dialetti italici origliati nelle tante caserme della penisola che ha frequentato. Semifallito nella carriera militare (non è arrivato, come il padre, ai gradi di generale), innamorato di una ragazza di 23 anni che rappresenta in qualche modo la sua (illusoria) utopia di purezza e di riscatto, l’alpino (così viene ironicamente chiamato per tutto il libro) registra la mortifera e bruta realtà che lo circonda con una lucida spietatezza che a momenti  sfocia in esplosioni di amara e grottesca comicità.

libro restucciaLa scrittura di Restuccia è assai duttile, capace di spaziare fra diversi registri: slang giovanili, gerghi soldateschi, burocratici, inserti di lingue straniere, di filastrocche o canzoni popolari, resoconti reportagistici, momenti lirici ed evocativi. L’impasto che ne risulta, senza spreco di cromatismi e ricercatezza postmoderne, ha momenti quasi sperimentali quando la prosa diventa fortemente paratattica, iterativa, con frequenti a capo quasi a suggerire un ingorgo emotivo. Una lingua che appare particolarmente adatta alla rappresentazione del tragico e della satira grottesca, che sono i due poli entro cui si muove la storia. Un altro binomio utile a comprendere il nucleo poetico di questo romanzo è quello fra sesso (fatto, immaginato, parodiato) e la brutalità della vita militare.

Paolo RestucciaLa trama delle indagini, complessa e narrativamente assai ben congegnata, si sviluppa in due tronconi, separati da un intervallo di sette anni trascorsi dall’alpino in una sorta di confino coatto in una zona di guerra. Ma lui torna più risoluto di prima a portare a galla la verità nascosta sotto una vischiosa orditura di omertà, di cinismo ricattatorio, di conformismo, di machismo, di perversione sadica.  Se è vero che tutti gli ambienti militari, in tutto il mondo, presentano lo stesso sostrato brutale e maschilista, qui in certi ritratti sapidi, quasi caricaturali (alla Daumier) dei personaggi, nelle descrizioni espressionistiche di ambienti, nei dialoghi (ficcanti, stringati, mai didascalici), nei pensieri anche torbidi del protagonista, c’è una dolorosa e lacerante verità antropologica. Quel mondo raccontato da Restuccia ci riguarda molto da vicino, come italiani, come maschi, anche come romani. Certe pennellate sulla capitale e la romanità dentro le stanze del potere e della politica (abbaglianti sale congressi, androni di antiche dimore nobiliari, ministeri e questure ecc.) fanno pensare al Cerami di Un borghese piccolo piccolo, anche per l’alternarsi di commedia e dramma. A ben vedere c’è un filo rosso che unisce l’Ettore di questo romanzo di Restuccia al Giovanni Vivaldi, impiegato ministeriale di Cerami, specie nell’incapacità di conformarsi al male pure quando è così connaturato al Potere da apparire invincibile. La Roma di Restuccia naturalmente non è più quella di Cerami: è cambiata profondamente nei costumi, nella morfologia etnica e sociale, nelle mitologie ecc. Ma è ancora sede del Potere centrale con tutte le sue stratificazioni burocratiche, clientelari e mafiose, è ancora teatro di  ambizioni e frustrazioni piccolo borghesi, di brutalità e di violenze.

E alle spalle di Cerami, in questa ipotetica linea di ascendenza, c’è senz’altro anche il Pasolini corsaro, preso a modello per il sorprendente finale. Si diceva all’inizio che La strategia del tango è un “giallo atipico”: nel senso che Restuccia usa la forma del giallo come un contenitore, un guscio, per raccontare, sciascianamente, senza eludere il tragico, il nostro presente ancora pieno di ombre.

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