Daniela Brancati
Dal naufragio al recupero della nave

Alfredino e la Costa

Tutto è cominciato con il dramma (in diretta tv) di Alfredino Rampi. La saga televisiva della Concordia è l'ultimo atto di quel genere televisivo che aspetta di vedere la morte in diretta. Con questo commento Daniela Brancati inizia a scrivere per Succedeoggi

Qualcuno dice che la formula 1 conta tanti spettatori in tv dove – diciamo la verità – non si vede nulla se non un piccolissimo tratto di pista, perché i più, consciamente o meno, aspettano l’incidente spettacolare, rocambolesco, quello che vale l’attesa seguendo con gli occhi come ipnotizzati le auto che sfrecciano da destra a sinistra o viceversa. E che l’attesa del disastro valga una bella audience si era già capito tanti anni fa. Vi ricordate la vicenda di Vermicino?: c’era l’Italia col fiato sospeso per il destino del povero bambino Alfredino Rampi (nella foto sotto); c’era tanta di quella gente accorata/guardona/solidale/sadica, in attesa della tragedia che poi immancabilmente si compì, da far arrivare sul posto tutta la tv, i camion/bar per la vendita di bibite hot dog panini vari e poi perfino il presidente della Repubblica Sandro Pertini.

alfredino rampiPer qualcuno e anche per me fu quello il lontano inizio della tv del dolore poi trasformatasi in tv dell’orrore, poi in tv spazzatura tout court. Fu allora, con attoniti spettatori che passarono ore e ore e ore a guardare un buco dal quale veniva una vocina flebile, poi il nulla, un tentativo e poi un altro di salvare quel povero bimbo inerme, che la tv comprese che il nulla può diventare un grande spettacolo se si crea l’aspettativa di qualcosa di grosso. È stato forse il tentativo di creare il primo vero genere nato per la tv. Oggi che il digitale sta ripetendo con la tv ciò che essa aveva fatto mangiando e anzi sbranando il varietà, il teatro e il cinema, la televisione non sa far altro che ripetere se stessa.

Solo che stavolta il programmatore televisivo non si fa più cogliere di sorpresa, non c’è più nulla di pionieristico e spontaneo. Dunque in occasione dell’arrivo della Costa Concordia a Genova per la definitiva dipartita, i mezzi di comunicazione di massa chi più chi meno organizzano dirette annunciate con grande anticipo. Anche lo spettatore si è fatto accorto e il proprietario del balcone con vista sul porto non è da meno: prenotati per tempo “li mejo posti” come dicono i tifosi romani. E pagati a caro prezzo se è vero che l’asta è arrivata anche a duemila euro. (Piccolo suggerimento per la guardia di finanza: e se si facesse un giro lassù?).

costa genovaMa per vedere che? Che domande, se CC ce la fa ad arrivare al molo senza incidenti. Già, ce la farà o non ce la farà la nave imbragata, stampellata come un vecchio incapace ormai di deambulare, a procurare un altro dramma che giustifichi tanto spiegamento di mezzi e perfino la presenza del presidente del consiglio fra un tweet e l’altro, un annuncio e l’altro, un proposito battagliero e l’altro? Ce la fa, ce la fa e perciò al presidente non resta che «ringraziare (ma dài!) sì, perché “Solo noi italiani siamo riusciti a fare una cosa così importante con ingegneri che ringrazio, con la protezione civile straordinaria che ringrazio per l’opera di recupero. Sentivo il dovere civile di essere qui!”».

Un (almeno piccolo) intoppo se lo augurava chi ha investito tanto denaro. Ma soprattutto – cercate di capirlo, se lo augurava il povero cronista che altrimenti non ha nulla da raccontare ma solo da riempire vuoti, con eccesso di banalità: il vento è salito, il rimorchiatore traina, la sirena suona, un lungo viaggio, la nave più tristemente famosa, tanti curiosi ecc.).

Meno male che c’è Schettino, l’ex comandante festoso e festaiolo chissà perché, che non manca di rendersi odioso partecipando a feste ischitane, forse per una prossima linea di difesa: è incapace di intendere e volere, altrimenti spiegatemi se i sensi di colpa e di vergogna non dovrebbero indurlo a un profilo basso, ma proprio basso basso.

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