Dopo la rivoluzione Harley & Davidson
L’Obama elettrico
Superata (quasi) la crisi economica, gli Stati Uniti riprendono la battaglia ambientalista con il quale il presidente vinse le elezioni. Puntando tutto su gas e mezzi di trasporto “puliti“
Recentemente, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accentuato il suo impegno nella lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale: ha firmato un decreto che obbliga le centrali termoelettriche a carbone a ridurre del 20% le emissioni di CO2 e che introduce un sistema di tassazione per le industrie più inquinanti. D’altra parte, non dimentichiamo che Obama impostò la sua prima campagna elettorale sulla green economy come opportunità di crescita economica e non solo di salvaguardia dell’ambiente. Dopo la sua elezione dovette però occuparsi della più devastante crisi economica dopo quella del ’29 e quindi dovette posporre i suoi progetti ambientalisti.
Non che il salvataggio della Crysler, affidato a Mr Marchionne, non rientrasse in questi progetti. Infatti, memore della vecchia Fiat Ritmo guidata da ragazzo, che non consumava niente in confronto ai macchinoni americani, il Presidente ha voluto la fusione con la fabbrica italiana per costruire anche in America automobili più piccole e meno inquinanti. Anche il fenomeno Tesla, la macchina a trazione elettrica costruita in California, che è veloce come una Porsche ma trasporta 4 persone con una autonomia di 400 km, è un successo dell’amministrazione Obama, che ha incentivato la ricerca per veicoli a zero emissioni.
Oggi, che il suo paese può considerarsi fuori dalla crisi, Obama può tornare a occuparsi del riscaldamento globale, cui gli Stati Uniti danno il più grande contributo insieme alla Cina. Ed è proprio con il gigante asiatico, con il quale fino ad oggi non si è potuto trovare un minimo accordo sulle regole da darsi per ridurre le emissioni, che bisogna cercare un impegno comune. In Cina, l’impiego massiccio di carbone per la produzione di energia elettrica è un grave problema sociale per l’enorme crescita di malattie polmonari fra la popolazione e una minaccia per l’intero pianeta. È tempo che i due paesi maggiormente responsabili dell’effetto serra trovino un accordo su misure comuni per combattere il fenomeno.
Il presidente americano, un ambientalista convinto ma pragmatico, negli anni scorsi ha appoggiato la ricerca e lo sfruttamento del gas del sottosuolo americano, anche con l’impiego del fracking, una tecnica che ha sollevato molte polemiche ed opposizioni. In breve, si tratta di liberare il gas contenuto in rocce scistose mediante l’iniezione nel sottosuolo di acqua e solventi chimici ad alta pressione. I rischi connessi sono quelli di piccoli terremoti e inquinamento delle falde acquifere (per informarsi senza annoiarsi, è da vedere l’ottimo film di Gus Van Sant Promised land, nella foto sopra). Le grandi quantità di gas estratto hanno dato agli Stati Uniti la quasi indipendenza energetica dall’estero e la possibilità di impiegare un combustibile meno inquinante per la produzione di energia. Inoltre, la disponibilità di una abbondate fonte di energia domestica e quindi a buon mercato ha aumentato la competitività dell’industria americana sul mercato globale, trascinando il paese fuori dalla crisi.
Dunque, le due grandi potenze economiche hanno scelto parallelamente di impegnarsi nella riduzione dei gas serra avviando la transizione per uscire dall’era dei combustibili fossili con l’utilizzo sempre maggiore di quello meno inquinante, il gas. I cinesi, comprando enormi quantità di gas russo e gli americani, sfruttando al massimo quello del proprio sottosuolo, ma entrambi i paesi aumentano anche l’impegno nello sviluppo delle energie rinnovabili perché i giacimenti di gas, per quanto abbondanti possano essere, sono destinati ad esaurirsi. È di questi giorni, per esempio, la notizia che la Harley & Davidson ha presentato la sua nuova motocicletta con motore elettrico! Chi è appassionato di moto può capire che rivoluzione rappresenti questo avvenimento: la più antica fabbrica di moto d’America fin dall’inizio della sua attività nei primi anni del secolo scorso ha mantenuto immutato il tipo di motore: un bicilindrico a V dal rombo caratteristico e inconfondibile. Per questo, il modello elettrico è solo un prototipo che servirà a testare la reazione della clientela innamorata soprattutto del rumore del possente motore a benzina.
Ma la causa del riscaldamento globale, insieme ai grandi impianti, è l’enorme numero di mezzi di trasporto con motori a combustione interna che vomitano milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera in tutto il mondo. È dunque necessario sostituirli con veicoli a trazione elettrica (a patto che l’energia sia prodotta da fonti non inquinanti). In America questa rivoluzione, voluta da Obama e da quelli che lo hanno votato, e già iniziata e un pugno di bikers con giubottoni neri non la fermeranno.