Lettera da Londra
Il festival ecorock
Dopo quarantaquattro anni, la rassegna di Glastonbury non rinnega le sue radici hippy. Solo, le aggiorna: e alla cultura dei figli dei fiori ha sostituito la passione ambientale. Sempre in chiave rock
19 settembre 1970. Il mondo tutto è sconvolto dalla morte di Jimi Hendrix, scomparso il giorno prima in un’anonima stanza di hotel a Londra. Non erano passati neanche venti giorni dalla sua ultima esibizione sul palco del mitico Festival dell’Isola di Wight. Con lui se n’andava una delle anime pulsanti del rock, un pezzo di storia musicale che chiuse un capitolo indimenticato perché indimenticabile. Eppure, quello stesso giorno, una nuova pagina veniva scritta: nel rurale e remoto Somerset, un allora sconosciuto Michael Eavis dava vita al proprio festival. Lo chiamò Worthy Farm Pop Festival, il biglietto costava solo una sterlina. Compresa la consumazione, del latte dalla vicina fattoria. A suonare c’erano The Kinks, Wayne Fontana e pochi altri, ad ascoltarli quel weekend si presentarono in 1.500. Non male, certo, per un evento iniziato in sordina, ma difficile immaginare di poter ricalcare le orme dei grandi megaconcerti alla Woodstock.
L’anno successivo il Glastonbury Fair aprì i battenti il giorno del solstizio d’estate. Gli organizzatori consideravano gli altri festivals ormai troppo commerciali e decisero così di dare un tono più idealistico e genuino: gratuita era l’entrata e poliedriche erano le performances, dalla musica alla danza, dalla poesia al teatro, fino all’intrattenimento spontaneo e improvvisato. Proprio quell’anno venne inoltre allestito il primo Pyramid stage (nella foto) oggi diventato simbolo indiscusso del Festival e parte integrante del folklore British. Si trattava di un’impalcatura con rivestitura d’acciaio a piramide, forma carica di risonanze esoteriche, che sorse proprio su un punto nella famosa lay line tra Glastonbury e Stonehenge, a rimarcare ancora di più l’anima anticonvenzionale di questo raduno. Quell’anno c’erano, tra gli altri, David Bowie, Traffic e Quintessence. I numeri parlavano chiaro: gli spettatori erano già 12.000.
A partire dagli anni ‘80 in poi, il Festival divenne un appuntamento quasi annuale e oggi, le cose sono ben cambiate da quel lontano bicchiere di latte del 1970. Il Glasto Festival, come viene comunemente chiamato, è infatti uno degli appuntamenti musicali più importanti e attesi dell’anno: i biglietti, dai prezzi importanti, vengono esauriti dal primo giorno di vendita, centinaia sono gli spettacoli e i palchi allestiti e ad accamparsi nella grande distesa erbosa di Pilton c’è una baraonda di almeno 150.000 persone. On stage si sono alternati, negli anni, i nomi più grandi e diversi, Bruce Springsteen, The Rolling Stones, U2, Metallica, Kasabian, Coldplay, Beyoncé e tanti altri. Numerose sono le associazioni umanitarie alle quali sono stati devoluti i ricavati, Oxfam, Greenpeace, WaterAid.
L’edizione 2014 è appena cominciata e, sotto molti aspetti, non ha perso la sua anima originale, che caratterizza la cittadina di Glastonbury stessa, cornice impeccabile, mecca hippie e new-age della quale ci eravamo già occupati nell’articolo Il Paradiso New Age. Allo scopo di far diventare Glastonbury Festival l’evento musicale all’aperto più ecologico, per ricaricare la batteria del cellulare in modo green bisognerà pedalare per dieci minuti in modo da generale l’energia necessaria e per combattere lo spreco di plastica si dovranno riempire le bottigliette in una delle 400 fontanelle erette per l’occasione. Il mondo cambia ma lo spettacolo continua.