Dopo l'ennesimo scandalo
Rassegnazione Italia
Con le mazzette per l'Expo, la moralità pubblica è finita sotto la suola delle scarpe. La classe dirigente latita e l'opinione pubblica fa finta di niente. E non chiamiamolo pessimismo
Potrebbe essere ch’io mi sbagli, soprattutto in considerazione del fatto che, come ben sappiamo, le emozioni del momento tendono sempre ad apparire ingigantite rispetto a quelle del passato. Comunque sia, la mia impressione è che mai il livello della vita pubblica italiana sia sceso così in basso come in questo momento. Mai, il degrado della politica ha raggiunto una cronaca così sconfortante e, diciamolo pure, repulsiva come ora con le mazzette legate all’Expo 2015. Non voglio fare l’anima bella e forse riesco a immaginare il tributo inevitabile che la gestione dei beni comuni debba pagare, non solo ad un crudo realismo, ma talvolta anche ad un drammatico cinismo.
Io credo però che un uso disciplinato ed accorto di un «Sano e pragmatico realismo, consapevole di come vanno le cose in questo mondo» (così come ci insegna, con non poca sufficienza, chi pratica quotidianamente le strade del potere), non può essere tale se non tiene nel conto tutte le componenti della realtà, e, nella realtà rientrano se non vado errato, anche il diritto al rispetto delle regole comuni, quello della giustizia, e almeno una certa dose di onestà se si vuole rendere possibile e praticabile una vita civile. Ora, anche in un’ottica di crudo realismo, è proprio questo tipo di garanzia della reciprocità – se proprio ci vergogniamo di usare la parola fiducia – che sta sempre più venendo meno nel sentimento comune: in Italia è proprio il senso della realtà che di fronte allo spettacolo attuale obbliga al qualunquismo.
Non voglio perdermi a fare l’elenco degli scandalosi – e vergognosi – reati di corruzione e abuso di potere di cui sono accusati in questi giorni personaggi di primissimo piano della nostra classe dirigente. Mi limito solo a fare la più semplice delle considerazione, e su di uno solo tra di essi. A chiunque, e dico a chiunque, fosse stato chiesto, non sei mesi, non un anno, ma anche due/tre/quattro anni fa (quando fu decisa l’assegnazione a Milano dell’organizzazione dell’Expo 2015 ), se la cosa fosse a rischio di corruzione, tutti avrebbero risposto senza pensarci un minuto di più: «Si, certamente». Tutti! E allora perché si è permesso tutto questo pur sapendo bene cosa bolliva in pentola? E ancora: come sarebbero stati possibili questi accordi scellerati senza complicità dei vertici? Quale risposta plausibile ci può essere senza che appaia ridicolmente falsa e palesemente inventata? Nessuna, e difatti, nessuna vera risposta è stata data.
Ma la cosa più grave di tutte, è la pressoché totale indifferenza pubblica di fronte ai ripetuti scandali, segno inequivocabile di un raggiunto stadio di rassegnazione, a volte di assuefazione se non addirittura di complicità, raggiunto dall’opinione pubblica. Un tempo era la faziosità che rendeva impossibile praticare la vita pubblica italiana, oggi è la manifesta inanità di ogni ipotetica posizione politica che invita a non recarsi alle urne: e sembrerebbe questa l’ultima forma di protesta possibile di fronte a un tale spettacolo…
…non fosse l’eco delle parole di uno dei più italioti tra i nostri deputati che ancora ci risuona nell’orecchio: «Amich’ mio!… Da’ retta a mmè… tu fatt ‘e cazzi tuoie!!….».