Paolo Petroni
In scena al Quirino

Numeri da sogno

Luca De Filippo ripropone una vecchia farsa del padre: «Sogno di una notte di mezza sbornia». Un gioco popolare che mescola il lotto, la fame e le illusioni

Per il suo ritorno in scena Luca De Filippo ha scelto di ripartire dagli inizi, dalle radici, dal padre Eduardo, che firma la lunga farsa Sogno di una notte di mezza sbornia ispirata a una commedia toscana di Athos Setti, ma anche, per molti versi, dal nonno Eduardo Scarpetta e il suo ormai classico Miseria e nobiltà, con in chiusura anche l’apparizione di una tavola imbandita che ci è apparsa come una citazione.

Questo, ricordando comunque che il lavoro di Eduardo, di cui si era persa ogni traccia, pur vendo avuto notevole gran successo a suo tempo con i tre giovani De Filippo (versioni proprie ne interpretarono anche Petrolini e Musco), è del 1936, mentre il lavoro di Scarpetta (del 1888) arriva quasi vent’anni dopo al cinema con Totò e, in mezzo, c’è Non ti pago del 1940, con cui si apre la grande stagione dell’Eduardo importante, «commedia molto comica che, secondo me, è la più tragica che abbia scritto», sempre impostata attorno al gioco del lotto, tra perdite e vincite, sogni che danno i numeri e invidie. Non a caso Luca ha annunciato che sarà proprio questo il lavoro che interpreterà nella prossima stagione.

Luca che si diverte, gioca col suo personaggio, sorta di Sciosciammocca colpito da inusitata fortuna e assieme condannato a una sorte ria, diviso tra euforia e disperazione, tra riso e pianto, eppure sempre attaccato alla vita, al quotidiano, ai rapporti conflittuali con la sua famiglia e la moglie Filomena innanzitutto, una Carolina Rosi che conserva i caratteri di popolana sotto  i ricchi abiti da nuova ricca, tra vezzi linguistici e gestualità perfetta, per non dire delle sue camminate.

Luca inventa, è un burattino tutt’altro che ligneo che non conosce tregua, in cui la fisicità si fonde con il modo d’essere e parlare, con un coinvolgimento di tutte le articolazioni, con un ricco uso delle espressioni e gli sguardi, con la capacità di restare comunque sempre vero, e assieme mostrare un’umanità colpita dalla sorte e che non trova più pace. E se un tempo si diceva che diventava sempre più eguale a suo padre, ora qui ha qualcosa anche di suo zio Peppino.

Tra vena grottesca e momenti paradossali, è il grande teatro di tradizione italiana e napoletana che Eduardo comincia a aprire a tematiche nuove e più sottilmente inquietanti in cui si possono avvertire anche lontani echi di Pirandello (morto proprio l’anno di questo Sogno) che qui sono evidenziati, per esempio, dalla famiglia tutta vestita a lutto attorno alla poltrona su cui dovrebbe spirare da un moment all’altro il povero Pasquale Grifone.

luca de filippo sogno di una notte di mezza sbornia2Al centro della storia nientemeno che Dante Alighieri, ovvero un suo busto di gesso arrivato non si sa come in quel basso, che una notte si presenta in sogno a Pasquale, il padrone di casa, un facchino che ama un po’ troppo alzare il gomito, dandogli i numeri per una quaterna secca, che però, gli spiega,  contiene anche giorno e ora della sua morte, fissata qualche mese dopo l’eventuale vincita, perché se questa si avvera anche l’altra premonizione appare non meno credibile e ineluttabile (8, ovvero morirai tra otto mesi; 13, alle ore 13; 90 giorni dopo aver compiuto 52 anni). Così, assieme all’euforia per la conferma della vincita, ben 600 milioni, comincia una sorta di ansioso conto alla rovescia per il protagonista (con finale aperto e a sorpresa), ché i suoi congiunti e amici sono distratti dalle tante novità e quell’improvvisa ricchezza che fa definire intelligente il figlio non proprio tanto sveglio e trovare marito alla figlia bruttina, mentre la moglie  passa da un atelier a un parrucchiere e beve the servito da un cameriere cercando di darsi arie da signora.

La regia, affidata a Armando Pugliese, ha molte piccole invenzioni e punta sul ritmo e i movimenti, restando chiara e lineare, nel mettere in risalto i caratteri e i vezzi dei personaggi, grazie anche alla scenografia di Bruno Buonincontri che propone una sorta di palcoscenico sul palcoscenico, attorno a cui tutti ruotano e si evidenza il gioco delle parti. Le musiche per sottolineare e sostenere i momenti salienti sono di Nicola Piovani.

Con Luca De Filippo e accanto alla Rosi, sono tra gli altri, tutti giocando senza troppi eccessi sui propri caratteri, la figlia Gina di Viola Forestiero, il figlio Arturo di Giovanni Allocca, l’amica di famiglia Carolina di Paola Fulciniti. E il pubblico del Quirino di Roma, dove si replica il lavoro a teatro sempre pieno sino al 18 maggio, applaude si diverte. Quindi lo spettacolo sarà il 19 maggio a Urbino, il 22 e 23 a Udine e il 25 e 26, a chiudere la stagione, a Firenze.

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