Lettera da Londra
Il Fitzgerald scorretto
Il mondo culturale britannico si divide su «Taps at Reveille», l'ultima raccolta di racconti di Fitzgerald, appena ripubblicata senza gli interventi della censura d'epoca
Taps at Reveille è probabilmente una delle opere meno conosciute del grande Francis Scott Fitzgerald, la quarta e ultima raccolta di racconti di un autore stanco, tormentato dai debiti e dai dissidi coniugali; ormai allo sfiorire di quegli aurei e ruggenti anni ’20 che egli stesso aveva fortemente vissuto in ogni loro possibile contraddizione ed eccesso.
Taps at Reveille racchiude 18 racconti scritti tra gli anni ‘20 e ’30, poi pubblicati sul Saturday Evening Post nel 1935. Pubblicati sì, ma solo dopo che il veto della censura aveva depurato il testo, raffinato lo stile, tagliato e omesso per non scandalizzare il pubblico di lettori borghesi e benpensanti. Quegli stessi racconti sono stati ripubblicati in Gran Bretagna dalla Cambridge University Press questa settimana nella loro versione originale, per la prima volta dopo quasi ottant’anni, come parte della Cambridge Edition of the Works of F. Scott Fitzgerald. James L.W. West, curatore dell’edizione, aveva scoperto tali incongruenze confrontando i dattiloscritti originali conservati a Princeton con le versioni dei racconti pubblicati. Parole slang erano state sostituite da termini più convenzionali; allusioni e doppi sensi così come riferimenti a droghe, ebrezze e oscenità erano stati mitizzati o tagliati; intere scene considerate troppo spinte e ammiccanti erano scomparse; senza considerare una serie di espressioni antisemitiche pronunciate da alcuni spiacevoli personaggi. Insomma, tutto era stato alterato per rinquadrare l’opera nei canoni di una prosa più consona e tradizionale.
Dalle pagine di The Guardian, il professor West sottolinea l’importanza dell’edizione, in quanto ripropone le scelte di Fitzgerald e non quello che i redattori del Saturday Evening Post pensavano avremmo dovuto leggere. «Per molti anni, la critica non aveva perdonato a Fitzgerald la sua lingua depurata e i suoi temi convenzionali negli scritti per riviste e giornali. Possiamo ora constatare quanto diverse fossero in realtà le sue intenzioni». I personaggi possono di nuovo utilizzare le parole e le espressioni che l’autore aveva per loro concepito, parlando ora come persone vere e reali, recuperando un’identità in toto che mani esterne avevano impietosamente mozzato.
Con questa raccolta siamo lontani dalle atmosfere scintillanti, i sapori opulenti, i toni ironici e profondamente disillusi dei grandi romanzi di Fitzgerald. Le sfumature e i personaggi di Taps at Reveille sono velati di scuro e amarezza, rispecchiando quel vortice di sconforto e perdita dalla cui morsa l’autore non riuscì più liberarsi, e che in ultimo i fumi dell’alcol e le ristrettezze della Great Depression non fecero che esacerbare. È tuttavia anche una delle raccolte più forti che include racconti quali Crazy Sunday e Babylon Revisited, da molti considerato il suo capolavoro di narrativa breve.
Fitzgerald morì pochi anni dopo, senza mai più intravedere gli sfavillii dei Roaring Twenties, che egli stesso aveva contribuito a consacrare e narrare; morì considerato da molti una semplice cometa, che per un attimo aveva rischiarato il cielo per poi perdersi per sempre nel nero della notte. Un’altra delle tante, troppe ingiustizie della Storia che solo postuma prende coscienza dei propri sbagli. «Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato».