Fa male lo sport
Formula play station
Le macchine depotenziate e tutte, sostanzialmente, uguali. Un pilota metà genio e metà ragioniere (Vettel) che parte primo e arriva primo. Radiografia di uno sport dove vince solo la noia
Non fosse alimentata dai mercati arabi e asiatici, che spingono le pay tv ad acquistare i Gran Premi in esclusiva, a questo punto la Formula Uno avrebbe fatto la fine della boxe: morta e seppellita. E senza neanche la possibilità, come per il pugilato, di affacciarsi ogni tanto sul palcoscenico delle Olimpiadi. Una Formula noiosa, costosa, inquinante, senza personaggi. Resiste, invece, e quando riparte lucida i telai di colori sgargianti, bombarda di spot i canali tv, promette spettacolo.
Alla vigilia di una nuova stagione, gli esperti parlano di una vera e propria rivoluzione. In sostanza, al posto di un motore, le macchine monteranno un propulsore ibrido, una power unit, vale a dire un motore composto da una parte che va a benzina e altre due che sfruttano le frenate e i gas di scarico per avere l’energia sufficiente a spingere. Tutto questo per ridurre i consumi di carburante, un tocco ecologico insomma per guadagnare credibilità in un mondo che non accetta più certi sprechi. A governare la power unit c’è una centralina elettronica che sta facendo impazzire letteralmente tutti i team, in special modo la Red Bull, cioè la squadra di Sebastian Vettel, il quattro volte campione del mondo. Ma oltre al motore, ci sono un’altra serie di cambiamenti che ad elencarli fanno venire il mal di testa.
C’è da chiedersi se la Formula Uno oggi abbia ancora senso. Oramai assomiglia ad una sorta di play station dove il fattore umano, cioè il pilota, conta sempre di meno. Perché tutto è affidato agli ingegneri, ad una tecnologia sempre più esasperata che ha il merito di aver reso le macchine abbastanza sicure, ma che inevitabilmente appiattisce ogni cosa, mettendo da parte fantasia e creatività, perché deve rispettare degli standard che cambiano sempre più spesso, a seconda degli interessi commerciali di questa o di quella parte. A seconda del vento che soffia sugli affari del Circus allestito da Bernie Ecclestone. Le macchine sono più o meno uguali, poi prevalgono i team più forti perché hanno comunque motore, gomme e aerodinamica migliori. Infatti i soliti noti, tra i grandi costruttori, e cioè McLaren, Ferrari e Renault hanno potuto elaborare motori e macchine secondo i nuovi diktat della Fia presieduta da Topo Gigio Todt. Bene le prime due, in difficoltà la terza, cioè la Renault che poi alimenta la Red Bull campione. In realtà, nessuno riesce a capire come potranno andare le cose a partire da domenica 16 marzo. C’è anche chi ha immaginato uno scenario apocalittico con le auto in mezzo alla pista e tutti a spingere! Una cosa del genere sarebbe auspicabile, almeno strapperebbe una risata a chi si piazza davanti alla tv e vede, di solito, una gara monotona, il trenino veloce che fa tanti giri, tutti uguali senza che succeda niente o quasi. Poi ci si mette anche il fatto che a cicli spunta il Tiranno, una sorta di Velociraptor, quello che sa anche guidare e calcolare ogni mossa, che domina una stagione dietro l’altra. Vettel, appunto (nella foto sopra). Senza avversari, senza sorpassi, zero brividi ed emozioni. Così uno sprofonda sul divano perché il numero 1 parte e nessuno lo prende più.
Che poi, regola oggi e regola domani, succede che viene a mancare il primo ingrediente dello spettacolo motoristico: la velocità. Non si vuol dire qui che era meglio quando in pista scendevano i pazzi delle macchine volanti, vittime predestinate al sacrificio, che hanno lasciato dietro di sé una scia di sangue. Ma, una volta raggiunto un sistema di sicurezza alto per piloti e spettatori, non si capisce perché un anno si fa il limitatore di potenza (il famigerato kers) e un altro anno tocca alle gomme e un altro anno ancora alla benzina. Tutto per depotenziare le vetture. O peggio, per renderle, tutte uguali, almeno sulla carta. E per concludere affari colossali e globali per questa o quella azienda, e chissà le palanche di dollari che devono correre sotto sotto. A ben guardare la Formula non fa che adeguarsi ad uno sport diventato nel suo insieme sempre più di plastica, finto, buono solo per la tv e governato dai grandi interessi e dalle multinazionali.
L’unica emozione quest’anno potrebbe venire da un letto dell’ospedale di Grenoble, dove l’ultima leggenda delle piste, Michael Schumacher, giace immobile da fine dicembre. Vorremmo sentire al più presto che il vecchio Schumi si è svegliato dal coma. Ma per favore, non accendetegli la tv…