Nello Mascia
Falli da dietro

Epica dello stoicismo

Tempo di primavera, tempo di Milano-Sanremo! Sul tempio del ciclismo più effimero (quello che dura solo lo spazio di un giorno), i campioni si giocano il tutto per tutto!

In Europa ci ridono dietro.  Una sola squadra fra Champions e Euroleague. Come la Svizzera e peggio del Portogallo. Il calcio non abita più qui. Bisogno di altrove. È tempo di “classiche”. È primavera. E se è primavera, allora c’è la Sanremo. Impossibile perderla. Anche nel ciclismo siamo proprio messi male. Non abbiamo un uomo da classiche. Lo stoico Vincenzo Nibali si inventa un bellissimo scatto sulla Cipressa. Il siciliano guadagna una quarantina di secondi. Ma non gli va bene. Ripreso sul Poggio. Quei due chilometri d’inferno subito dopo la discesa del Poggio e l’arrivo, sono da correre col cuore in gola a una velocità pazzesca sulla strada scivolosa e infida della pioggia di primavera.

Chi dice che la Sanremo è una corsa facile non sa cosa dice. È un concentrato di forza e di intelligenza. Basta un attimo, e sei fuori. Ne sa qualcosa Mark Cavendish, il re delle volate che in quella guerra di nervi, si pianta improvvisamente. Non ne ha più. Fabian Cancellara fa una corsa perfetta. Vince tutti i duelli personali. Ma perde per un niente la ruota per la stoccata finale. Vince a sorpresa Alexander Kristoff, 27 anni, norvegese di Oslo. La locomotiva di Berna è al quarto podio consecutivo. E non gli resta che dare un pugno al manubrio.

Pugni nel muro, pugni nell’aria, pugni alla sfiga per i tifosi azzurri. La cinica legge della nemesi condanna in tre giorni il Napoli all’addio all’Europa e alla corsa per la piazza d’onore in un assurdo festival delle occasioni sprecate. Consoliamoci con Ciro Immobile, napoletano del Toro che non spreca nulla e si staglia in vetta alla classifica dei marcatori, facendo l’occhiolino a Prandelli.

Nulla sprecano gli ergastolani che al Cibali che accettano il calcio fisico imposto da Maran e sfruttano l’unica occasione possibile. Il campionato si sbriciola così. Fra l’ulteriore batosta dell’incompiuto Mazzarri, e un guizzo d’orgoglio degli uomini del ceffo Sinisa. Nella Samp gioca Soriano, nome che, solo a sentirlo, risveglia in me un’idea di calcio epico avventuroso e onesto.

Bisogno di altrove. Occorre trasferirci al Bernabeu allora. È tempo di “Classiche”. E al Bernabeu è di scena il “Clasico”. Che gara. Che spettacolo. Che campioni. Che cumulo di emozioni. Partita indimenticabile intensa, combattuta per tutti i novanta minuti. Partita indimenticabile per Leo Messi che schianta Cristiano Ronaldo con una tripletta da favola. È il calcio di un altro pianeta. Al quale noi italiani non avremo accesso per molto tempo.

In cerca di un inconscio riscatto italiano, leggo il bel libro di De Cataldo Il Combattente. Parla di Pertini. Il Presidente con la pipa, amatissimo, rispettato come è capitato a pochissimi politici, icona paterna della nostra fragile, tormentata democrazia, lume rassicurante per almeno un paio di generazioni di cittadini. Uno che non si faceva ridere dietro.

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