Alessandro Boschi
A proposito del film di Tibor Takacs

Più ragni che buchi

Tra “Spider 3D“ (che esce oggi) e Walter Zenga c'è una lunga genia di ragni. Cinematografici, letterari, calcistici. Perché la tela non è solo una metafora, ma anche un'opportunità

L’uscita del micidiale Spiders 3D di Tibor Takacs ci offre lo spunto per passare in rassegna alcune pellicole che hanno utilizzato come protagonisti aracnidi i quali, non dimentichiamolo, sono stati i primi a colonizzare la terra emersa e quindi hanno tutti i diritti ad occupare il set, se non altro per usucapione. Partendo da Tarantula di Jack Arnold (dove appare per un attimo Clint Eastwood) fino ad oggi, sono stati moltissimi i registi e gli autori che sfidando la repulsione, talvolta confidando su essa, hanno affidato il ruolo da protagonista ai silenziosi otto zampe. Dal gigantesco già citato Tarantula al microscopico aggressore di Peter Parker che grazie ad un suo morso diventerà il leggendario Spider Man, che non chiameremo Uomo ragno per non confonderlo con il Ragno nero Fabio Cudicini, così nomato in virtù di una tuta nera che indossava, lui portiere del Milan, durante le fredde serate milanesi. Siamo consapevoli del fatto che l’uomo ragno era Walter Zenga, e che forse il primo Ragno nero era Yashin, ma poi ci sarebbe anche Aldo Olivieri e non ne usciremmo più. Stiamo facendo un po’ di ragnatela a centrocampo.

Come vedete cinema e calcio hanno sempre molto in comune, e ciò nonostante non esista un film davvero riuscito su questo sport. E forse nemmeno sui ragni, ma di divertenti sì, ce ne sono davvero. Come Aracnofobia di Frank Marshall,  datato 1990, oppure Arac attack, con una giovanissima Scarlett Johannson e diretto da Ellory Elkayem, un tipetto neozelandese con una filmografia coerentemente dedicata a horror e fantascienza. Come spesso capita nel cinema, e non solo, contano le dimensioni. Per questo preferiamo i ragni contaminati di Arac attack a quelli venezuelani del film di Frank Marshall. Perché se questi ultimi sono pericolosissimi, gli altri sono anche grossi e famelici. E pure molto veloci, e soprattutto dimostrano una derivazione dal cinema di fantascienza degli anni ‘50 e ’60, il che non guasta mai. Sono anche, è evidente, i nostri preferiti. Volendo fare i cinefili, e diocenescampi, ci verrebbe da citare il Dio ragno di Ingmar Bergman in Come in uno specchio, oppure il più recente Spider di David Cronenberg, dove in realtà il “ragno” è interpretato da par suo, cioè alla grande, da Ralph Fiennes.

E a proposito di attori che interpretano realmente aracnidi è oramai leggendaria la battuta che circolava a Hollywood all’inizio del ‘900: «Ehi, attento, non calpestare quel ragno, potrebbe essere Lon Chaney!». Senior, aggiungiamo noi, in quanto il figlio era pure straordinario, anzi. Ma un po’ troppo robusto per interpretare certi ruoli. Il padre invece, figlio di genitori sordo muti aveva fatto di necessità virtù, imparando a comunicare anche solo con occhi e volto.

A ben vedere ogni epoca, letteraria, cinematografica, perfino musicale, ha avuto i suoi ragni, anche perché ad essi è legata una simbologia sconfinata, fatta di tele, di fili, di piccole mosche intrappolate e di grosse mosche che la tela non può trattenere. Ma anche del senso profondo della vita, che viene “filata” fino ad esaurirsi, proprio come un rocchetto. Probabilmente il ragno “tira” perché è metafora ma al tempo stesso mantiene un significato letterale proprio, forte. Può far fantasticare la gente con molta facilità. Una volta Borges, per parlare di uno scrittore a suo giudizio bravissimo (Quevedo), affermò che il fatto che non avesse avuto un successo planetario dipendeva dal non avere creato un simbolo in grado di impadronirsi della immaginazione della gente: «Omero ha Priamo, che bacia le mani omicide di Achille, Sofocle ha un re che decifra enigmi e al quale i fati faranno decifrare l’orrore del suo stesso destino (…) Shakespeare i suoi mondi di violenza e musica (…) Swift la sua repubblica di cavalli virtuosi e di Yahoos bestiali(…) La grandezza di Quevedo è verbale». Ergo, se un regista non ha grandi idee può sempre fare un film “sui” e “con i” ragni.

A conti fatti, anche se oggi esce Spiders 3D, io una puntatina in libreria la farei, magari proprio per comprare un libro di Francisco de Quevedo. Magari vi piace, e magari rimanete impigliati nella sua ragnatela.

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