Fa male lo sport
Contro le Olimpiadi
Cinquanta miliardi di dollari, 40000 soldati, droni, missili. E poi corruzione, sprechi. L'appuntamento invernale di Sochi ha fatto esplodere il caso: i Giochi hanno ancora senso?
E se abolissimo le Olimpiadi? Se lo sono chiesti qualche mese fa due giornalisti statunitensi, ricevendo risposte negative ma ragionate (l’ha fatto Franco Arturi sulla Gazzetta), esecrazioni e pernacchie. Ma la provocazione non è tanto campata in aria, se uno legge tutto quello che è stato scritto a proposito di queste Olimpiadi invernali di Sochi che hanno battuto qualsiasi primato. A cominciare dalla spesa per organizzazione e impianti e per il numero di agenti e soldati schierati per la sicurezza. Un gigantismo che cresce ad ogni appuntamento olimpico, sia che si tratti di Giochi estivi, sia che si tratti di Giochi invernali. Una elefantiasi che va di pari passo con le denunce di scandali, truffe, infiltrazioni criminali. Uno sperpero che ha contribuito, ad esempio, a scassare la Grecia che ora maledice quella rassegna di dieci anni fa (9 miliardi di dollari di debito pubblico).
Per Sochi si parla di una montagna tra i 45 e i 51 miliardi di dollari, il doppio di quanto venne speso a Londra due anni fa e una decina in più rispetto a Pechino 2008. È la voce dell’opposizione al regime di Putin che fornisce questi numeri; ma conferme arrivano anche dall’interno del governo russo. Lo stesso Putin ha precisato che sono stati spesi 6 miliardi e mezzo di dollari e solo metà di questa cifre è stata pagata dallo Stato, le altre opere non sono legate ai Giochi e serviranno per lanciare il centro nei pressi del Mar Nero come una meravigliosa meta per i turisti. Invece c’è un rapporto del’ex vicepremier di Eltsin, Boris Nemtsov, secondo quanto scriveva La Stampa di qualche giorno fa, in cui si denuncia che «25-30 miliardi sono svaniti nel nulla», una truffa a favore di oligarchi e società vicine al nuovo zar di tutte le Russie, quel Vladimir Putin che regalò il lettone e tante altre cose a Silvio Berlusconi.
Mostruoso l’apparato di sicurezza: 40 mila agenti e soldati, droni, missili e chissà cos’altro ancora per rintuzzare gli attacchi del terrorismo internazionale e di casa, quello ceceno e daghestano. Gli americani ipotizzano addirittura uno schieramento militare di centomila uomini. Non si contano le denunce degli ambientalisti: sconvolto l’ecosistema della regione, discariche a cielo aperto e altro ancora. Ma chi ha protestato, è stato messo a tacere in galera.
Ha scritto Charles Lane, editorial writer del Washington Post, uno dei due iconoclasti dei Giochi (l’altro è Karin Klein, giornalista del Los Angeles Times): «Quali altri imbarazzi dobbiamo sopportare prima di porre fine a questo corrotto esercizio quadriennale?».
Temo che non ci sarà nessun imbarazzo da parte dei parrucconi del Cio, il Comitato internazionale olimpico, struttura privata, è bene sottolineare: i Giochi continueranno in eterno. Non certamente per una questione storica o culturale da difendere. Né per dare soddisfazioni a chi fatica e si allena per una vita. Governi, sponsor, associazioni e lobby hanno sempre oleato con il denaro e offerto altre prebende agli uomini e agli apparati decisionali. Si fa a gara per organizzare la più grande rassegna che coinvolge lo sport ma a prevalere sono altri interessi e scopi, non necessariamente negativi: l’immagine di una nazione, il suo rinnovamento, il turismo, gli scambi tra Paesi. Attorno a tutto questo la corruzione, gli interessi commerciali, ma anche il marcio dello sport come il doping o i risultati truccati, distendono la loro rete avvolgendo il grande avvenimento planetario in un bozzolo. Sentiamo qualche esalazione fetida ma poi è come se spargessero cortine fumogene che non ci permettono di accorgerci dello stato di putrefazione: si apra la festa, tutti uniti, bianchi e neri, gialli e verdi, niente guerre, facciamo l’amore. A che serve invocare il fantasma di Pierre de Coubertin? A proposito del commercio dello sport: l’Italia non disputerà i mondiali di basket tra agosto e settembre. C’erano a disposizioni quattro wild card, per le nazionali che avevo fallito la qualificazione, ma erano a pagamento: più di 800 mila euro. Tu paghi e ti faccio giocare. La Federbasket italiana ha detto no, non è il momento di sprecare denaro ed ha fatto bene a fare questa scelta.
E invece come potevamo noi mancare dall’amico Vladimir? Enrico Letta corre a Sochi per difendere i diritti dei gay e cercare sostegni alla candidatura olimpica di Roma 2024. Contemporaneamente alla notizia del viaggio nel Caucaso, sui web magazine si leggeva dei giudizi durissimi della Ue sul livello di corruzione nel nostro Paese. Un accostamento casuale, certamente. Nel 2024 ci saremo liberati di intrallazzieri, corrotti e mazzette. Avremo stroncato tutte le mafie. Come è accaduto nella Russia di Putin, il regno della trasparenza, della legalità, della democrazia e delle libertà civili.
A Sochi, a Sochi, dunque.