Vincenzo Faccioli Pintozzi
Il libro "giovanile" del Premio Nobel

Mistica del massaggio

Adeplhi ripubblica gli esordi di un Naipaul in stato di grazia già nel 1957. E lo straniamento degli indiani dei Caraibi sembra voler dire che tutto scorre ma molto poco passa

Il personaggio migliore è senza ombra di dubbio Ramlogan, il suocero prima suadente, poi invadente, infine deprimente. Ma va detto che tutti i caratteri tratteggiati dal genio di V.S.Naipaul sono – in questo Massaggiatore mistico che la benemerita Adelphi ristampa a venti euro – da seguire con gusto fino alla fine. Il libro è di per sé una ristampa dell’opera prima (o seconda, a seconda se valga più la scrittura o la pubblicazione) del grande Nobel per la letteratura. Di fatto, scrive lo stesso autore, è quasi un tutt’uno con il Miguel Street. Entrambi vedono la luce nel 1957 ma questo, lungi dall’essere un handicap, è un vantaggio per il lettore.

Perché proprio lo straniamento storico-politico rappresentato dal leggere oggi un testo che parla (in minima parte, ma comunque ne parla) della situazione di Trinidad e Tobago negli anni Cinquanta dà in maniera perfetta il senso dello scorrere lento (lentissimo) del tempo in quel dei Caraibi. Sembra, proprio come appare  la vita del protagonista Ganesh, che non succeda nulla e che tutto si trascini. Anche se in realtà le cose accadono ai Tropici come in tutto il mondo, sotto la mano della Provvidenza.

Massaggiatore MisticoPartiamo dalla storia. Un giovane indiano, figlio di emigrati sulle isole, conosce grazie alla lungimiranza del padre l’istruzione britannica tanto in voga nelle colonie dell’epoca. Non è eccelso ma neanche una schiappa, non brilla ma non passa del tutto inosservato. Sembra destinato a cose grandi – nella mediocrità di una vita ai confini dell’Impero – fino a che la morte del padre non lo riporta a casa prima di aver deciso la strada da seguire. Il funerale diventa un’iniziazione nel mondo degli indiani ai Caraibi che lo porterà, sempre in una sorta di semi-incoscienza, al matrimonio.

Da qui alla scelta della carriera il passo è breve ma non veloce. Prima letterato – di belle ma esagerate speranze – e poi massaggiatore, che nel gergo locale assomiglia molto al barbiere dell’Europa medievale: un po’ medico, un po’ ciarlatano. Di certo non preparato. L’aggettivo mistico va ad aggiungersi quando decide che non i corpi ma le anime, Ganesh può curare. Non sarebbe carino andare oltre, perché davvero vale la pena di leggerlo.

La prosa, quella non si discute. Naipaul dimostra una mano leggera sin dagli inizi del suo percorso nel mondo della letteratura, e l’ottima traduzione di Giorgio Monicelli gli rende giustizia anche in italiano. Perdersi fra le pagine è semplice e veloce, il testo non ha pretese ma risulta illuminante perché svela tic e nevrosi di una comunità di emigranti tout court. Il sapore indiano aggiunge il colore necessario perché non si perda il brio iniziale. E la componente mistica declinata “à la Ganesh” fornisce il destro per un finale davvero brillante.

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