Luca Fortis
Ancora sul leader scomparso

Mandela in paradiso

Come si diventa miti? E, sopratutto, quand'è che l'esempio di un uomo riesce a rompere le barriere delle lingue, delle tradizioni, delle culture? La risposta in un ricordo molto personale

La morte di Nelson Mandela comincia con una serata tra amici. Yogurt, crema di melanzane e di ceci, falafel, vino e insalata e tra noi l’eterna discussione: stiamo mangiando greco, turco o libanese? Io insisto con la mia tesi, la cultura greca, ellenistica, bizantina e ottomana hanno mischiato popoli e civilizzazioni per secoli e solo la cecità del nazionalismo ottocentesco e novecentesco ha nascosto questa verità. Si possono epurare le lingue di tutti i termini che dimostrano la convivenza tra genti diverse, si possono scambiare le popolazioni o sterminarle, ma qualcuno ricorderà sempre la verità. Gli antropologi, gli storici o gli studiosi di lettere potranno sempre scoprire gli indizi che la storia lascia per smentire gli eterni creatori di finti miti fondatori. I bugiardi che inventano padanie, serbie, mondi ariani, terre basche, islam delle origini, mitologie varie e variabili, potranno essere sempre smentiti da chi ha une mente libera.

Mentre parlo con un mio amico della vita e delle sue sfaccettature e ricordiamo Roma, e Alessandria d’Egitto, bevendo vino libanese e interrogandoci sulla nostra cultura e sui nostri miti fondanti, ci giunge la notizia della morte di Mandela. La discussione si fa subito viva e profonda. Ci poniamo domande sulle basi del nostro mondo: possibile tracciare un filo conduttore tra Atene, Alessandra, Roma, Parigi, Londra, Washington, Delhi e Johannesburg? Parlando sostengo la mia convinzione che sia possibile affermare che Gandhi e Mandela siano tra i leader che hanno portato avanti quell’idea di universalità dei diritti il cui embrione nasce nelle città cosmopolite dell’antichità. Sono convinto di questo da molto tempo, da quando a diciassette anni incominciai a perdermi per le strade del Sud Africa e compresi che potevo essere omosessuale, eterosessuale, bisessuale, bianco, nero, meticcio, ebreo , musulmano, cristiano o ateo, ma in fondo tutte queste definizione servivano solo agli idioti per sentirsi più sicuri: io ero solo un uomo.

Uno stupido semplice essere umano, tutto il resto erano parole. Questo mi hanno insegnato Mandela, Gandhi, Kennedy, Rosa Parks, i padri fondatori degli Stati Uniti o i filosofi francesi. Se da adolescente non fossi scappato, per cinque estati di fila, verso quel mondo africano, appena uscito dall’apartheid e che non giudicava il mio non sapere chi fossi, forse oggi sarei impazzito. I miti fondanti sono come il paradiso, idee o sogni non attuabili nella realtà. La perfezione esiste solo nella testa degli sciocchi, il tendere al giusto nella consapevolezza che il mondo è pieno di errori, è invece una attitudine figlia del l’intelligenza. Ecco perché chi oggi critica Mandela o Gandhi perché non hanno creato paradisi terrestri sono, a mio parere, figli dell’ipocrisia, mentre chi ammette che questi due politici facciano parte di quelle persone che hanno reso la vita, paradiso o inferno che sia , più accettabile, o luminosa, fanno parte di chi, secondo me, ha una visone umana, filosofica, e politica illuminata. Se oggi posso dire di essere eterosessuale, omosessuale, bianco, negro , meticcio, ebreo, musulmano, cristiano, idiota o intelligente, lo devo anche ai tanti anni che ho girato per il Sud Africa e a qualcuno che , quando avevo diciassette anni, mi ha insegnato ad accettare la diversità e a capire che il paradiso in questa vita esiste solo nella testa degli idioti.

La perfezione non è di questo mondo, ma il saper tendere a un’esistenza in cui le diversità siano una ricchezza è la cosa più vicina al paradiso che io possa immaginare. Se oggi bianchi, neri, meticci, omosessuali, etero, islamici , indù, cristiani, atei vivono insieme in quel purgatorio che è la vita, e che rimane il Sud Africa, è anche merito di qualcuno che ci ha dato una lezione a tutti. Se oggi ho il coraggio di ammettere che, non so bene chi io sia e chi siano gli altri, lo devo anche a cinque estati passate da adolescente in un mondo, quello sud africano, in cui mi è stato insegnato a pagare un prezzo per essere libero. Grazie Madiba.

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