Un libro sulla biblioteca di Francesco
Cosa legge un Papa?
Andrea Monda e Saverio Simonelli scavano fra gli scaffali di Jorge Mario Bergoglio e trovano Manzoni, Borges, Holderlin, Tolkien e Del Masetto. Una rilettura delle letture del pontefice «venuto quasi dalla fine del mondo»
Nel mare magnum delle polemiche tutte interne al mondo cattolico che hanno accolto e continuano a seguire papa Francesco – troppo pastore, troppo poco, troppo amico di tutti – il libro di Andrea Monda e Saverio Simonelli sui “gusti letterari” di Jorge Mario Bergoglio è un respiro di aria fresca. Perché spezza per un attimo l’incessante soliloquio di commentatori pro o contro il pontefice e dà uno sguardo culturale a un uomo che, piaccia o meno, sta dicendo molto al mondo intero. Nonostante i cattolici.
Il libro si chiama Fratelli e sorelle, buona lettura! ed è firmato da un docente di religione e commentatore cattolico (Monda) e da un giornalista di Tv2000 (Simonelli). Lo ha pubblicato Ancora ed è di agevole e gustosa lettura. Perché tratteggia la libreria dell’uomo, prima che del sacerdote/vescovo/Papa, e persino la sua radio: pur non essendo musicista o melomane come il suo predecessore, infatti, Francesco ha un gusto musicale netto che va dal tango all’opera. E che nasce nelle serate di ascolto con la famiglia, appunto riunita intorno alla radio.
Tornando ai libri, occorre citare la prefazione al libro firmata dal padre gesuita Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica e autore della prima intervista completa al nuovo Papa. Leggere, scrive Spadaro, «va quindi inteso [per Bergoglio nda] come apertura alle possibilità del mondo, al confronto con altre esperienze di profonda umanità, è uno dei migliori modi per assumere questa dimensione attiva e creativa, che è dimensione di speranza».
Ma cosa legge il Papa? Che cosa ama, ha amato, ha preso dal mondo letterario? Il “catalogo” è vasto e a volte sorprendente. Si parte con Borges, che il Papa conobbe quando – giovane prete – insegnava letteratura e si passa attraverso tutti coloro che hanno fatto della Provvidenza un leitmotiv degno della propria arte: Manzoni e Dostoevskij su tutti. Proprio Manzoni diventa la chiave per – secondo le parole degli autori – scoprire che Francesco è “uno di noi. Ci fa tornare in mente un libro che tutti abbiamo letto e molti poco amato come I Promessi Sposi, è limpido e appassionato e per nulla forzatamente aulico quando cita un poeta come Holderlin per parlare delle nonne e degli anziani in generale, non è pedante quando a Lampedusa chiede aiuto a Lope de Vega per spiegarci cosa vuol dire senso di responsabilità”.
A questi giganti, nella libreria del Papa, se ne aggiungono altri: da Chesterton a Tolkien, da Malégue ad Antonio Dal Masetto (chi era costui? Chiedono con gusto ironico Monda e Simonelli, ma solo perché è un grande scrittore italo-argentino poco conosciuto da noi: nella foto qui accanto). Ecco allora che condividere le letture, i gusti letterari, il mondo immaginativo di papa Francesco – conclude ancora Spadaro – «può diventare una guida non solo a scoprire o riscoprire alcuni autori, ma anche e soprattutto a ragionare sul senso del leggere opere che sono testimonianze di umanità». E davvero vale la pena farlo, anche solo per staccare un attimo dalla corsa alla glorificazione (o demonizzazione, a seconda di chi parla) del Papa «venuto quasi dalla fine del mondo».
E questo Papa, che «è anzitutto pastore, per sempre prete, col tono e gli atteggiamenti del parroco, rigoroso ma bonario», è uomo che tratta i libri e i loro autori con l’immediatezza di chi ne fa strumento. Altissimo, raffinato, complesso ma pur sempre strumento, adottato per un fine, che è la ricerca di un “di più” di umanità.