Dal Valle alla drammaturgia
Salviamo l’autore!
Franco Ricordi, regista, saggista e consigliere del Teatro di Roma interviene sulle storture della gestione pubblica della cultura. «Servono regole certe per tutti. Senza ghettizzare né privatizzare»
Caro Nicola, ho letto con attenzione il tuo intervento sul Teatro Valle, insieme a quelli degli altri colleghi e amici, tanto più mi preme intervenire, anche come Consigliere del Teatro di Roma. Da molti anni seguo da vicino queste questioni e, come dire, “i nodi sono ormai venuti al pettine”. In linea di massima condivido molte cose, tuttavia ci sono dei “difetti di fondo” che vorrei rilevare. Sono perfettamente d’accordo con quello che scrive Benedetta Buccellato e, senza alcuna timidezza, mi faccio avanti io nei confronti dei “Comunardi” del Teatro Valle, e dico loro: avete sbagliato.
Hanno sbagliato semplicemente perché, come un po’ da tutti chiarito, hanno fatto “proprio” un bene comune, in nome di una paventata privatizzazione di cui, paradossalmente, si sono poi arrogati il diritto. Il “bene comune” è, semplicemente, “del comune”, quindi in questo caso del “Comune di Roma”, sia nell’amministrazione di destra che in quella di sinistra o di altre possibili. Pertanto spetta al Comune di Roma, attraverso un bando o come ritenga più consono, designare la direzione artistica e comunque il futuro di quel teatro. Questo è l’unico modo di ristabilire le regole democratiche che si stanno sempre più inficiando nel nostro paese.
Tanto più dico alla mia amica Buccellato che quello stesso appello di cui lei scrive non va rivolto ai “Comunardi” del Valle “da Sinistra o dal Centro-Sinistra”, ma in maniera assai più drammatica dalla nostra democrazia: io non mi rivolgo loro per conto di alcuna forza o parte politica, ma al contrario evidenzio come alle mie spalle ci sia soltanto e anzitutto la Democrazia, vale a dire tutte le forze politiche italiane, che possono e devono essere d’accordo sul considerare la Cultura, i beni Culturali e in tal caso teatrali, come patrimonio “comune”, pertanto non privilegiato da alcuna realtà o forza politica.
Infine, come “delegato alla Casa dei Teatri” da parte del Teatro di Roma, sono a focalizzare il grossolano errore della precedente Amministrazione comunale, che ha voluto togliere allo Stabile Capitolino i due spazi “di cintura” creando una realtà dove si palesa un difetto di fondo: l’aver relegato la “drammaturgia contemporanea” soltanto ai teatri di periferia. È più che evidente come l’autore contemporaneo abbia il diritto di interloquire (e magari essere rappresentato) anche al Teatro Argentina ovvero proprio al Valle, e non solo al Quarticciolo o a Tor Bella Monaca. Pertanto, l’aver escluso il supporto anche logistico del Teatro di Roma, ha contribuito ad una ulteriore ghettizzazione del problema drammaturgia.
Per tutto quanto sopra mi sento in dover di annunciare una iniziativa che proporrò al Teatro di Roma e alla nuova Amministrazione Comunale e Regionale: la creazione, per la prima volta in Italia, di un nuovo e assolutamente inedito Ufficio di drammaturgia presso il Teatro di Roma. Ritengo che i tempi siano più che maturi per una impresa che, per la verità, avevo già tentato 10 anni fa quando ero direttore dello Stabile d’Abruzzo (nell’entusiasmo del mondo teatrale ma, ahimè, nell’opposizione di alcuni geni della politica culturale abruzzese). Mi auguro che dal Teatro Stabile della Capitale d’Italia si possano superare certe remore, ma soprattutto porre le basi per una vera soluzione del problema, ovvero “pasticciaccio brutto” del Teatro Valle, nel nome di una autentica e democratica “Rinascita della Drammaturgia”. Molto cordialmente,
Franco Ricordi
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