Cartolina dagli Usa
La destra dilettante
La battaglia sul bilancio ha dimostrato non solo l'ottusità ideologica dei repubblicani, ma anche la loro inadeguatezza politica. Ma il costo lo paghiamo tutti
Tragedia evitata. Almeno per il momento, almeno fino a febbraio. Il Parlamento, o meglio i repubblicani o meglio un piccolo gruppo di repubblicani della House of Representatives hanno finalmente interrotto (almeno momentaneamente) la guerra, chiudendo ieri la fase dello shutdown e approvando il rialzo del tetto del debito pubblico che altrimenti avrebbe gettato il paese in default con conseguenze inimmaginabili per l’economia nazionale e per la comunità internazionale. Certo questi 16 giorni di shutdown che hanno visto il blocco delle attività governative hanno già determinato danni gravissimi al paese e ai lavoratori che da esse dipendono e che hanno continuato a lavorare pur senza stipendio. Adesso è il momento di ricominciare.
In un commento assai caustico sul Chicago Tribune l’editorialista Clarence Page scrive che “appare chiaro che il presidente Obama difficilmente avrebbe potuto scegliere un gruppo più inetto di oppositori politici e di critici alla sua strategia. La cosa peggiore è che purtroppo è la nazione a pagarne le conseguenze”. La teoria di Page è che troppi “dilettanti” sono entrati nell’arena pubblica, complice Internet ed una tecnologia pervasiva e onnipresente che tiene tutto in superficie. Page scrive che i settori di questo dilettantismo vanno dalla definizione della leadership al mondo della politica, a quello della ricerca, fino a quello dell’economia. Maggiore colpevole il populismo di certi ideali che da sempre vanno in coppia con il dilettantismo e l’improvvisazione. Un ritratto che si attaglia perfettamente ai Tea Party. Ma non solo. Il refrain suona infatti familiare anche alle orecchie dove “il dolce sì suona”? Purtroppo dipende dal fatto che anche da noi in Italia abbiamo lungamente sperimentato questo trend da oltre vent’anni nei quali superando la definizione di “nani e ballerine” abbiamo visto salire a responsabilità di carattere nazionale personaggi che non solo erano e sono dilettanti, ma che hanno fatto dell’interesse personale una priorità assoluta. E la situazione non sembra essere migliore oggi.
Nella conferenza stampa odierna, dopo il breve intervento successivo all’annuncio dell’accordo di ieri, Obama ha ringraziato i repubblicani e ha detto che non ci sono vincitori in questa guerra, pur affermando che questa ferita auto provocata “a self inflicted wound” andrà a colpire la ripresa economica. “E pensare che tutto ciò poteva essere evitato! La minaccia di un default da sola – ha continuato in maniera ferma il presidente- alza il tasso di interesse del prestito nazionale proprio adesso che in molti settori l’economia stava migliorando. I repubblicani affermano che questa era una strategia per rendere il paese più forte, ma è esattamente il contrario. Tutto ciò ci ha reso più deboli in tutti i sensi e incoraggiato i nostri nemici ovunque. Ritorneremo forti, perché’ siamo una nazione affidabile e indispensabile per gli investimenti anche esteri… Ma cercate di capire che il modo di fare politica a Washington deve cambiare da ora in avanti”. Obama ha pertanto affermato che bisogna fermare l’eccessivo potere delle lobby, smettere di rilasciare troppe interviste e limitare le apparizioni pubbliche nocive ad un ambiente politico già estremamente diviso e avvelenato dall’estremismo. E mentre “bisogna tornare veramente al lavoro per cui siamo qui” è importante, ha puntualizzato, che la pressione terroristica da parte delle ali estreme si fermi cominci ad enfatizzare invece i punti su cui posiamo trovare un accordo invece di quelli di contrasto. “Se non si è d’accordo si facciano negoziati per cambiare quello in cui non si crede, invece di cercare di distruggere (“change it, don’t break it”) un sistema creato più di duecento anni fa e che è stato un esempio di democrazia nel mondo. Oppure si vincano le elezioni. Adesso è il momento di cominciare a far passare leggi che sono importanti per il paese”. E ha enumerato i settori su cui un lavoro bipartisan, lontano da principi ideologici che non fanno altro che dividere, è fondamentale:
1) Trovare un accordo sulla legge finanziaria (il budget) che è importante in generale per l’economia del paese e soprattutto per quei settori dove la presenza del governo è indispensabile e che è stata bloccata a causa di questo ostruzionismi estremo. Una cosa che poteva già essere stata fatta, ma che grazie a questo comportamento autodistruttivo non si è potuta portare a termine
2) Completare il lavoro già iniziato sulla riforma della legge sull’emigrazione
(emigration reform). Già passata con il voto del Senato questa riforma che regola la situazione degli immigrati illegali aspetta quello della Camera che, come ha detto Obama, se ha migliorie da proporre le presenti e saranno discusse.
3) Infine completare una legge sui rimborsi ai vari settori dell’agricoltura (farm bill) di cui fa parte il sistema dei controversi food stamps cioè i rimborsi per i buoni pasto ai più poveri anch’essa in attesa di essere approvata dalla House of Representatives .
“Repubblicani e democratici hanno enormi differenze ma si può discutere senza minimizzare i punti su cui siamo d’accordo” ha optato il presidente. “Questo fa parte di un modo di governare responsabile. Smettiamola di vedere il governo come un nemico”- ha affermato Obama che infine ha ringraziato tutti gli impiegati governativi per la loro pazienza e per la loro dedizione pur senza stipendio durante lo shutdown. “Seppure veniamo da partiti diversi le nostre differenze non devono significare un malfunzionamento delle istituzioni (disfunctions) che si è chiamati a governare” ha concluso.
Anche se il richiamo del leader della maggioranza repubblicana alla House of Representatives, Eric Cantor, ai colleghi a non “confondere le tattiche con i principi” è rivolto all’unità del partito, le divisioni interne sono evidenti. Tim Huelskamp, deputato del Kansas e parte di un gruppo moderato di repubblicani afferma infatti che durante questa crisi risolta un po’ all’italiana cioè all’ultimo momento con un compromesso transitorio, c’è stato un gruppo di circa 20 deputati moderati dentro il partito che chiedevano quotidianamente al portavoce della Camera John Bohener “ci possiamo arrendere oggi?” Ma Bohner che è riuscito a malapena a tenere unite le sue truppe non sembra in pericolo di perdere il suo posto, soprattutto perché’ nessuno vuole prendere il suo posto. Ma le divisioni sono forti. “Se c’è qualcuno che se ne deve andare – afferma Raul Labrador deputato dell’Idaho ardente leader di uno dei gruppi repubblicani più conservatori ed eletto di recente- sono quei repubblicani che non mantengono la parola data agli americani che li hanno eletti”. Ma i moderati nel partito non sono affatto contenti della performance di Boehner troppo preoccupato di compiacere i Tea Party e i gruppi più conservatori del partito e minacciano di irrigidirsi. “Ho pensato che garantire la giusta flessibilità fosse una caratteristica dei leader del partito- ha affermato Aaron Shock moderato dell’Illinois- ma in futuro sarò meno convinto di questa posizione se questo significa essere d’accordo con queste tattiche estreme che non si rivelano affatto di successo”. E John Mc Cain antico avversario di Obama è stato ancora più duro. Ieri di fronte alla capitolazione repubblicana ha affermato infatti: “ E’ ovvio che stiamo assistendo alla fine di un’ odissea agonizzante che quel corpo istituzionale (The House) ha messo in atto. E’ uno dei capitoli più vergognosi a cui ho assistito in tutti gli anni che ho passato in Senato”. Ma la piccola minoranza guidata da Ted Cruz non demorde e grida al tradimento accusando i colleghi di non avere opposto un catenaccio sufficientemente forte nei confronti della riforma sanitaria. Se così fosse stato questo non sarebbe stato necessario. Come si vede le divisioni sono profonde. Ma appare inoltre evidente, da recenti sondaggi, che i repubblicani hanno perso forti consensi e che gli americani danno la colpa soprattutto a loro in generale di questa disastrosa situazione. E questo non fa altro che esasperare le divisioni tra estremisti e moderati non solo ad Washington ma in tutto il paese.