Un'intervista tv inedita
La Cina di Lizzani
Nel 2008 la televisione cinese affidò a un autore italiano (l'autore di questo articolo) la realizzazione di una conversazione con Carlo Lizzani, a cinquant'anni dalla Muraglia cinese. Eccola per la prima volta in Italia
Tutto iniziò nel 2008 con una telefonata da Pechino della mia amica Huo Jiu Jing: – Te la senti di fare un servizio per CCTV (Central China Television) sul lavoro di Carlo Lizzani in Cina? Sono 50 anni dalla realizzazione de La muraglia cinese… Sinceramente non sapevo nulla di quest’opera, pur conoscendo il lavoro di Lizzani. Iniziò così un’affannosa ricerca e la mia frequentazione con il regista durata alcune settimane fino alla realizzazione della lunga intervista televisiva. La disponibilità di Lizzani a collaborare fu totale e completa. Immediatamente fu a disposizione, fornì materiali, fotografie, documenti oltre, naturalmente, prestarsi al lungo racconto davanti alla telecamera.
(Clicca qui per vedere la prima parte)
Dopo cinquanta anni da quella straordinaria esperienza, la sua memoria conservava la freschezza di un ragazzo, tutti i particolari erano ancora impressi chiaramente nella sua mente di giovane ottantasettenne. Con lui abbiamo rivissuto, nelle lunghe ore dei suoi racconti, la Cina del 1957, ogni dettaglio era ancora impresso nella sua mente lucida di testimone attento e sempre critico. Ci sorprese piacevolmente, sia me che i miei amici cinesi, la passione con la quale parlava di questa sua opera, da molti considerata minore.
Nelle pause del lavoro ci offrì lunghi racconti della sua gioventù, delle discussioni sul cinema al GUF che, dai nomi delle persone che lo frequentavano con lui, sembrava quasi una cellula del partito comunista. E le riunioni a casa sua di quello stesso partito, che non aveva mai smesso di amare, durante gli ultimi mesi del regime fascista; e le prime esperienze di lavoro, l’incontro con la moglie tedesca Edith Bieber mentre assisteva Rossellini che girava a Berlino Germania anno zero. Un amore mai sopito che ci risultava evidente dall’emozione con cui ci mostrò i disegni della moglie realizzati in Cina.
Un’altra cosa che colpì molto sia me, ma ancor di più i miei amici e collaboratori cinesi, fu la modestia della casa; una modestia che profumava di onestà, lontana anni luce dallo sfarzo che personaggi molto meno meritevoli espongono nelle loro case, nella loro vita. Adesso che non c’è più sentiamo che qualcosa di importante è andato via, e mi piace pensare che dalla finestra della sua casa abbia spiccato il volo per raggiungere il set di un nuovo film.