Cartolina dall'America
Le gang di Chicago
Droga e armi da guerra: questo mix ha riportato la metropoli americana ai tempi in cui era in cima alle classifiche delle città più violente. Qui emarginati, esclusi e sfruttati, oggi, hanno solo la violenza per esprimersi
Se alcuni anni fa mi avessero detto che Chicago era una città violenta mi sarei violentemente ribellata a quest’affermazione facendo immediatamente dell’ironia. Avrei accusato il detrattore di riferirsi agli anni di Al Capone e di usare uno dei tanti stereotipi che molti italiani usano nel riferirsi all’America in generale e a Chicago in particolare. E gli avrei detto che nel mio quartiere molte volte mi dimentico la porta di casa aperta senza alcun patema d’animo. E invece da qualche tempo Chicago è tornata ad avere questo triste primato, seppure con qualche distinguo.
Infatti nella Windy City, che continua a essere meta di bellezza ineguagliata e senza pericolo per i turisti di tutto il mondo, la violenza è concentrata solo in alcune zone della città, le più emarginate, che, come si può facilmente immaginare, in massima parte sono nere o ispaniche. Per il resto continua a essere una delle città più belle e vivibili di tutti gli Stati Uniti. Ma in certi quartieri le gang, formate soprattutto da giovanissimi che detengono il mercato di droghe pesanti e hanno facilmente accesso ad armi di tutti i tipi dalle semplici pistole ai potentissimi fucili automatici e semiautomatici, regnano sovrane. Nelle loro lotte quotidiane per il dominio del mercato dell’eroina e della cocaina partono centinaia di proiettili che spesso, anzi nella maggior parte dei casi, vanno a colpire degli innocenti, soprattutto bambini. Una strage, specie negli ultimi tempi che ha restituito a Chicago il primato di città più violenta di tutti gli Stati Uniti, prima detenuto da Washington.
“Un genocidio che si consuma sotto i nostri occhi in America senza che nessuno faccia assolutamente niente. Stiamo perdendo il nostro futuro. C’è una sconnessione totale tra la maggior parte dei politici in Parlamento e la gente. È arrivato il momento di fare qualcosa” ha affermato Shundra Robinson, attivista politica e madre di Deno Wooldbridge un diciottenne di Chicago ucciso appunto per sbaglio in uno scambio armato tra gang avversarie, mentre sedeva nel portico di casa della nonna.
Giovedì scorso nel quartiere a maggioranza ispanico e con una minoranza nera, Back of the Yard, il cui nome già da solo fa pensare a una retrovia dell’esistenza, sono state ferite gravemente 13 persone tra cui un bambino di 3 anni che versa in gravissime condizioni. Il cosiddetto “quartiere dei macelli” è un calderone di operai e di lavoratori di minoranze etniche e razziali diverse che competono tra di loro per trovare lavori umili nel centro della metropoli. Quest’ultima sparatoria ha riportato l’attenzione su questa zona, dove una volta si confezionava la carne macellata poco più lontano e dove esisteva un’industria che rese famosa Chicago nel mondo alla fine del 1800.
Back of the Yard, allora residenza di immigrati irlandesi e tedeschi, agli inizi del nuovo secolo si arricchì di polacchi, lituani, cecoslovacchi. Fu reso famoso dal romanzo di Upton Sinclair La giungla (1906) che raccontò la violenza a cui erano sottoposti gli operai che venivano sfruttati senza pietà. Ma che trovarono anche la forza di organizzarsi e formare il Back of the Yard Neighborhood Council (BYNC) che successivamente riuscì a forgiare l’identità composita della comunità, galvanizzando i diversi gruppi etnici e indirizzando una vasta gamma di problemi che li interessavano tutti. Con la fine dell’industria del confezionamento della carne, verso la fine degli anni ’60, Back of the Yard di nuovo si trovò di fronte a problemi simili a quelli che aveva conosciuto in passato: un declino economico e un deterioramento fisico. Quando all’inizio del nuovo millennio il Comune sotto la guida del sindaco Daley cercò di sviluppare nel quartiere una nuova industria manifatturiera, i nuovi residenti si trovarono ad affrontare l’antico problema di mantenere un forte senso della comunità.
Caratterizzato dall’assessore George Cardenas come “un’enclave di classe operaia che deve affrontare i seri problemi di una zona dominata dalle gang”, Back of the Yard è oggi diviso tra cinque distretti e dunque tra cinque assessori. Quando si devono prendere decisioni politiche, specie a Chicago città dove notoriamente le sfere di influenza sui rispettivi territori sono religiosamente ed equamente divise tra i vari amministratori locali, questo quartiere diventa quella che è stata definito “no man’s land”. Dunque i vari attivisti politici della zona vengono sbattuti da un ufficio del Comune all’altro in attesa di poter parlare con qualcuno dei gravi problemi che affliggono quest’area trascurata da tutti. Dopo che recentemente l’apertura di una nuova scuola pubblica con un programma di baccalureato internazionale e di una nuova biblioteca avevano restituito ai suoi residenti la speranza di un futuro migliore, queste ultime scorribande delle gang hanno mostrato chiaramente chi governa davvero questo territorio.
Craig Chico, presidente dello storico consiglio di quartiere (BYNC) ha affermato: “avevamo sperato che questo segnasse un nuovo inizio che permetteva ai nostri figli di andare a scuola in bicicletta senza timore. Invece quest’ultimo episodio, che non è certo il primo e neanche l’ultimo, è purtroppo ancora la nostra quotidianità’. Il ferimento di tredici persone è qualcosa che ti colpisce al cuore…E prego disperatamente che questo non ci riporti troppo indietro nel tempo”. Infatti il calo degli omicidi del 34% e quello delle sparatorie del 39%, secondo i dati del dipartimento di polizia aveva riacceso la speranza dei residenti. “La comunità era felice e aveva pensato che questa fosse una vittoria decisiva” ha continuato Chico. L’intervento tempestivo dell’FBI e della polizia locale erano stati infatti determinanti nella cattura di 14 capi di gang . Tuttavia per coloro che vivono vicino al parco di Cornell Square tra Wolcott e la cinquantunesima , luogo dell’ ultima sparatoria, le cose vanno diversamente. “La scorsa estate ogni giorno dovevamo scappare in casa per ripararci dalla quantità di proiettili sparati all’aperto – afferma Mary Washington madre di una delle vittime di questi scontri, Cory Washington – Ma non era abbastanza perché le sparatorie per la strada sono arrivate fino dentro casa mia. Un proiettile è entrato dalla porta di ingresso, ha rotto il vetro ed è arrivato nella camera da letto. E ha ucciso mio figlio. Adesso abbiamo paura anche a sedere nel portico di casa”.
Circa 45 minuti prima della chiusura del parco, verso le 11 di sera di giovedì scorso un uomo armato è arrivato nel parco che ospita un campo dei basket e ha aperto il fuoco. Tra le 13 persone ferite ci sono giocatori di basket, spettatori, semplici passanti, tutti ormai fuori pericolo con l’eccezione del piccolo di tre anni. La preoccupazione della comunità è che c’è stata un’escalation nella violenza e nel tipo di armi usate. Sono apparse infatti adesso armi di tipo militare che non erano mai state usate dalle gang in precedenza. E la divisione del territorio tra diversi assessori non aiuta. La comunità è stata più volte in delegazione al Comune, chiedendo la riunificazione del quartiere sotto un unico assessore , in quanto anche per questioni di manutenzione ordinaria, come nuovi marciapiedi o ripavimentazione delle strade, essendo il territori così diviso, è impossibile trovare un accordo. E il risultato è che si vive in uno stato permanente di stallo che impedisce qualunque iniziativa. A dispetto del fatto che l’associazione giuridica messicano americana (The Mexican American Legal Defense and Educational Fund) ha già proposto una mappa che riunirebbe il quartiere sotto un unico distretto. La zona che conta ormai una popolazione ispanica per l’86%, mostra un crescente aumento rispetto alle statistiche nazionali del 2010 che vedevano la maggioranza ispanica al 59% e quella nera al 31%. “L’accorpamento dei vari distretti renderebbe certamente più facile concentrare la guerra contro le gang” afferma l’assessore Cardenas. Ma il problema delle gang dovuto alla proliferazione esponenziale delle droghe pesanti e a quella indiscriminata delle armi che in mano a dei teenager diventano ancora più esplosive di quanto non siano già per definizione nelle mani di chiunque, è un problema di mancanza di lavoro e di ignoranza. Dunque di emarginazione e soprattutto fondamentalmente di discriminazione che assume nuove forme e fogge. Sembra pertanto che, come auspicato da Shundra Robinson, la nuova frontiera del movimento per i diritti civili in America debba avere come priorità fondamentale quella di promuovere una legge contro la detenzione indiscriminata delle armi da fuoco. Non solo perché questo eviterebbe, come la donna afferma, un genocidio che va a colpire in generale le minoranze con una prevalenza di quella nera a cui è negata la possibilità di un futuro, ma anche perché eviterebbe stragi inutili che vanno a colpire innocenti di tutti i colori. Sarà una guerra lunga perché, come tutti ormai sappiamo, i rappresentanti della potentissima lobby delle armi NRA (National Rifle Association) faranno di tutto per impedire che ci sia alcun tipo di restrizione. Addirittura hanno impedito perfino un controllo sul background di coloro che le acquistano. A dispetto delle continue stragi che ormai quasi settimanalmente insanguinano il territorio americano. Forse fino a quando qualcuno dei loro parenti ed amici non verrà colpito a morte.