"Piangi pure", pubblicato da Bompiani
La quarta età di Iris
Il nuovo romanzo di Lidia Ravera ruota intorno a Iris De Santis, una donna vispa e vitalissima, pronta a cambiare tutto malgrado l'età: 79 anni. Un elogio alla saggezza (e alla follia) tipica delle donne
“Mi chiamo Iris De Santis. Una settimana fa ho compiuto 79 anni. Ieri ho venduto l’appartamento in cui abito dal 1966. L’ho venduto con me stessa dentro. A una cifra proporzionata alla mia aspettativa di vita… Ho pensato di falsificare i miei documenti d’identità. Purtroppo non sapevo a chi rivolgermi. Non ho conoscenze nell’ambiente dell’illegalità”. Per invaghirsi di Iris De Santis bastano poche righe. Parlo della protagonista di Piangi pure, il nuovo romanzo di Lidia Ravera (Bompiani, 366 pagine, euro 18). T’irretisce in un soffio con la sua sapiente autoironia. Sfrontata e aguzza come un’adolescente al primo giro di boa, asciutta e sagace come chi sa. Friabile e cristallina, tenerissima nella lotta alla sopravvivenza contro i mostri, determinatissima a non perdersi nulla come chi sa che ha i giorni o forse le ore contate. Il grande talento per la vita di Iris è che non si lascia logorare dal suo ruolo di anziana ammaccata. Da sempre donna autoportante si reinventa continuamente, con camaleontica femminilità, notevole senso ludico e altero sprezzo delle regole. Una splendida amazzone fuori tempo massimo.
Lidia Ravera lo ha scritto in prima persona. Una costruzione fluida, rapida, intrigante che quasi non lascia spazio di riflessione per quanto racconta. Un labirinto emozionale perimetrato da un quotidiano in cui ci è dato entrare dapprima in punta di piedi e poi scivolando di pagina in pagina, senza chiedere neppure il permesso, travolti dai dettagli, dagli incontri, dagli accadimenti. Un lungo diario nato come rimedio per se stessa, per riorganizzare il proprio vissuto e addolcire la dipartita riempiendo i vuoti e leccandosi le ferite – beninteso quando nessuno vede – spingendosi oltre i giochi di ruolo per scoprire cosa si nasconde oltre ciò che ci spetta.
Oltre all’affascinante Iris, signora assoluta dei suoi giorni, in grado di uscire dai momenti di stallo con quei colpi di testa che nei bambini sono monellerie, negli adolescenti guizzi di follia, altre due donne si palleggiano il racconto, ma sia chiaro: Iris è l’unica che sa giocare anche in porta. Irrisolta e cocciuta la di lei figlia Alice: un’algida zarina che si tiene a bada con gran determinazione e un velo di mal celato sadismo e per la legge del contrappasso, sua figlia Melina la fluttuante nipote in balia delle sue tempeste emotive, ma salda nella convinzione che dagli eventi ci si fa attraversare, a volte travolgere, comunque sconvolgere.
Una bella sferzata a chi si intorpidisce nelle proprie rassicuranti certezze. A chi rinuncia pensando di essere fuori tempo massimo. A chi sciala il tempo come non finisse mai… Baglioni cantava “La vita è adesso” e non importa ciò che stato e ciò che sarà , non fa differenza il quando, a che punto della tua clessidra sei per capirci. Anche se ti resta un solo granello di sabbia l’imperativo resta immutato.