Reportage dal Primo Maggio di Tunisi
Primavera di maggio
La festa del lavoro a Tunisi si è trasformata in una grande manifestazione contro il governo: "Enadah si e mangiata il Paese", gridavano giovani e donne velate con il pugno chiuso. Un grande spettacolo di democrazia, dove la protesta ha ancora un'anima
Primo maggio da ricordare per i tunisini. Hanno vinto i cittadini in piazza senza distinzione di bandiere, ideologia o fede, perché hanno gridato, protestato, lanciato slogan e invettive contro il governo “Enadah si e mangiata il paese”, senza che la situazione trascendesse. La polizia, presente in massa e bene equipaggiata, ha gestito con calma ogni tensione. Sul grande boulevard dei caffè del centro, oppositori e filogovernativi erano cautamente separati da transenne, filo spinato e reparti antisommossa.
Tante bandiere della gauche radicale, qualche donna velata col pugno chiuso, pochi barbus salafiti , ma nella piazza della protesta gran parte erano musulmani. Una vittoria per il paese e per il gioco della democrazia e una sconfitta per chi invece vorrebbe ricacciare il paese nel passato, terrorizzato che un modello Tunisia possa funzionare. Tra questi sicuramente un vicino e alcuni paesi del Golfo. La mattina in centro poi nel primo pomeriggio al Bardo, quartiere popolare di Tunisi e sede del governo, la rappresentazione della protesta ha avuto luogo. I tunisini stanno imparando in fretta le regole del confronto civile e sono meno propensi al tifo di squadra di quanto, ad esempio, lo siano gli italiani. Molti i giovani, preparati, motivati e, a quanto sembra, vaccinati contro le “balle” della politica.
La disoccupazione e l’economia i temi che hanno caratterizzato questa festa del lavoro a Tunisi. Gli ordigni esplosi lunedì avevano gettato un’ombra su questa giornata, che poteva essere il banco di prova per i soliti giochi degli stranamore d’Africa. Grazie a Dio, Hamdulillah, così non è stato. Sono le 16 e al Bardo è tempo di smobilitare. I poliziotti mettono scudi e attrezzature nei furgoni che devono aver visto di tutto, sembrano essere passati tutti attraverso grandinate di calci, pietre e mazze. Gli ultimi slogan diventano canti e risate in lontananza. Prendo la metro di superficie come tanti, e assisto al commento più bello della giornata. Sulla banchina ci sono due giovani coppie. Nel silenzio totale animano la scena. Sono sordomuti, ma quasi non si nota, se non per i gesti veloci e le espressioni del viso, rapide e incisive. Stanno organizzando la fine della giornata. Si vogliono divertire, come è giusto quando hai vent’anni.
Una ragazza porta l’hijab, il velo che lascia scoperto il volto. Sorride perché si stanno raccontando cose divertenti. Stanno sicuramente prendendo per il culo qualcuno della manifestazione.È una credente ma il velo è di seta e… leopardato. E nel quartetto sembra la più smaliziata. Prendiamo il tram e quando ci fermiamo scende rapida, ma è la fermata sbagliata. Il ragazzo la insegue, mimando un urlo, poi si gira e sorride. Bonne chance Tunisia.
Le foto sono di Pierre Chiartano