Marco Ferrari
Continua il mito dello scoglio tirrenico

Montecristo rimane senza Conte

Dal primo gennaio scorso, la splendida isola toscana non ha più guardiani: è abbandonata a se stessa. Ma resta (per fortuna) inaccessibile: l'unico modo per custodire le sue meraviglie, la sua storia e i suoi segreti. Da Napoleone ai nazisti...

Correva l’anno 1890, moriva Van Gogh, nasceva la colonia dell’Eritrea, esordiva La Cavalleria Rusticana, regnava Umberto I e una piccola barca a vela muoveva verso un’isola lontana, Montecristo. A bordo vi erano Cesare e Argia Donati, nominati dai Savoia primi guardiani dello scoglio toscano reso famoso da Alexander Dumas padre.

Allora Montecristo era una riserva di caccia reale, espressamente popolata da cinghiali, mufloni e capre del Montenegro per Vittorio Emanuele III e la sua cospicua corte. Sono passati 123 anni e la scure dei tagli alla finanza pubblica colpisce anche la perla dell’Arcipelago toscano che non ha più il suo guardiano: la casetta costruita vicino a Villa Taylor è disabitata dallo scorso 31 dicembre, da quando Giorgio Marsiaj e la moglie Luciana se ne sono andati, lasciando il controllo esclusivo al Corpo forestale dello Stato. Due agenti, a rotazione ogni due settimane, custodiranno il Parco integrati da altri agenti impegnati temporaneamente nei lavori per il progetto “Life + Montecristo”.

Non sarà semplice per gli agenti della Forestale di Follonica fare a meno di questo punto di riferimento, la cui esperienza era a disposizione per 365 giorni all’anno. Per più di un secolo i guardiani e le rispettive consorti hanno vissuto a stretto contatto con la natura, accettando un lavoro estremo, viste le condizioni di isolamento a cui erano costretti a sottostare. Negli ultimi anni, poi, i figli studiavano collegandosi via Skype con una scuola di Follonica. Ora quella costante presenza è terminata  e, almeno per il momento, non sono stati pubblicati bandi per i posti rimasti vacanti.

Montecristo è l’unica Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal consiglio d’Europa dal 1988: per questo le visite sono rare e contingentate. Il Comune di Portoferraio, di cui fa parte l’isola, ha diritto solo a 100 persone l’anno. Sull’isola si sono succeduti 11 guardiani che hanno vissuto su quella piramide di granito, alta 645 metri, in totale isolamento, rotto solo dai collegamenti settimanali con cui venivano fornite le provviste alimentari. Negli ultimi anni la condizione di isolamento si è affievolita grazie alla tecnologia, con l’arrivo prima del telefono, poi all’aiuto di internet. Di certo non erano più i tempi dei mitici guardiani, come i Donati o i Tesei, soprannominati “Gli angelo di Montecristo”.

Alexandre Dumas padreQuando Napoleone si trovava in esilio all’Elba, nel 1814 inviò nell’isola un presidio militare. Ma i primi tentativi di colonizzazione avvennero nell’ottobre 1839 da parte di due eremiti tedeschi, Augustin Eulhardt di Nordhausen e Joseph Keim di Reutlingen, che tuttavia, a causa di incompatibilità caratteriali, desistettero poco dopo. Si succedettero quindi diversi personaggi intenzionati a fare di Montecristo la loro dimora, ma l’unico che ci riuscì davvero fu un inglese, George Watson Taylor, che nel 1852 acquistò l’isola per 50.000 lire, forse spinto dalla lettura del capolavoro di Dumas (nella foto qui accanto). Sir Watson Taylor trasformò Cala Maestra in una splendida area verde con giardini terrazzati e specie arboree rare, tanto da essere soprannominato “il vero Conte di Montecristo”. A lui si deve la costruzione del caseggiato successivamente chiamato Villa Reale e l’immissione dell’ailanto, specie vegetale che sino ad oggi ha mutato l’assetto vegetazionale dell’isola.

Nello stesso anno l’isola fu visitata dall’ingegnere cartografico Giovacchino Callai e dallo storico Vincenzo Mellini, che rilevarono e descrissero i ruderi degli edifici storici presenti a Montecristo. Nell’autunno del 1860 l’isola fu saccheggiata da alcuni esuli italiani residenti a Londra, politicamente ostili a George Watson Taylor, che, a bordo del piroscafo Orwell, capitanato da Raffaele Settembrini, si stavano dirigendo nell’Italia Meridionale per arruolarsi con i garibaldini. Di fronte all’ingente somma di denaro richiesta da Watson Taylor in riparazione dei danni, il Governo ritenne opportuno acquistare l’isola. Agli inizi del 1870 sull’isola arrivò l’eremita Davide Lazzaretti, che visse all’interno della Grotta di San Mamiliano. Nel 1874 il Governo italiano vi insediò una colonia penale agricola con 45 detenuti e 5 guardie carcerarie, succursale di quella di Pianosa, che durò sino al 1884. Nel 1889 il Demanio di Livorno concesse in affitto l’isola al marchese fiorentino Carlo Ginori Lisci, che trasformò Montecristo in una riserva di caccia personale.

Tra gli ospiti che si recavano a cacciare settimanalmente sull’isola, partendo da Livorno con lo yacht Urania di proprietà del marchese, si rammentano il poeta Renato Fucini, il musicista Giacomo Puccini e Vittorio Emanuele III. Per avere rapidi collegamenti con Firenze, il marchese istituì a Montecristo un servizio di piccioni viaggiatori. Nel 1899 Carlo Ginori Lisci concesse ogni diritto sull’isola a Vittorio Emanuele III. Durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui la Villa Reale fu spogliata di tutti gli arredi, a Montecristo fu installata una postazione militare italo-tedesca. Nel 1971 l’isola di Montecristo fu dichiarata Riserva Naturale dello Stato con un decreto emanato dai Ministeri della Marina mercantile, delle Finanze e dell’Agricoltura e Foreste.

E il famoso tesoro dell’isola nascosto sotto l’altare del  monastero dedicato a San Mamiliano? È stato scovato, ma non sull’isola, bensì nel continente: nella chiesa di San Mamiliano a Sovana, paesino in provincia di Grosseto. È qui che gli archeologi intenti a scavare sotto l’altare principale, nel 2004 hanno trovato un vaso con 498 monete d’oro.

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