Pier Mario Fasanotti
Le polemiche prima del premio letterario

Lo Strega al rogo

Busi contro Siti. Pierantozzi contro Siti. E gli altri stanno a guardare. È la solita commedia estiva: metà gioco di società, metà gioco di potere sulle spoglie dei (pochi) lettori rimasti

Quando la primavera scivola verso l’estate, inevitabilmente si comincia a parlare e a scrivere dei premi letterari. I quali ormai hanno un clamore più chiassoso, e talvolta volgare, dei vari concorsi su miss Italia, miss Padania (sì, c’è pure quello nella strampalata immaginazione pseudo-celtica di Bossi and company). Spesso vengono a galla gli istinti meno nobili. Il 12 giugno si sceglierà la cinquina dello Strega. Tra questi cinque romanzi spunterà, in luglio al Ninfeo di Valle Giulia, a Roma, il vincitore. Si fanno già alcuni nomi, almeno per la fascia alta della classifica: Romana Petri, Walter Siti, Paola Mastrocola. E Aldo Busi, autore di El specialista de Barcelona (Dalai editore)?

Lo scrittore di Chiari (Brescia) non deve essere molto contento del fatto che la sua opera non abbia scalato la classifica dei libri più venduti. Qualche maligno direbbe che il grande pubblico l’ha praticamente ignorato. E questo, per un narcisista come Busi, è il più grande insulto alla sua personalità, visto che da anni, anzi da molti anni, si considera “il miglior scrittore italiano vivente”. Un giorno, a casa sua, gli chiesi maliziosamente quale fosse il secondo in lista. Silenzio (cosa abbastanza rara) di Busi, che evidentemente odia il confronto. Ma l’autore bresciano ha già cominciato il suo spettacolino, tirando in ballo il rimborso spese. Tutti sanno che è molto attaccato ai soldi e considera la sua presenza massimo privilegio per chi lo sente parlare od osserva le sue mimiche facciali, aspettando magari qualche strale avvelenato. Di frecce al veleno, comunque, ne ha già fatto uso. Subodorando che nella tenzone possa essere superato alla grande da Walter Siti (sempreché il Busi entri nella cinquina, ovviamente), ecco che cosa ha detto del temibile concorrente, già autore di Resistere non serve a niente: “Siccome in estetica non esiste la pubblicità negativa, voglio spendere una parola in favore del romanzo di Walter Siti di cui ho letto con raccapriccio le prime venti pagine: non che gli altri siano capolavori, ma questo è proprio mancato, diciamo pure non scritto, illeggibile anche come sceneggiatura. Io non l’avrei pubblicato nemmeno dietro falso nome. Merita davvero di vincere, così metteremo una croce anche sullo Strega e amen”. Quando si dice signorilità!

C’è poco da stupirsi: nel 2006, per la Mondadori, ha pubblicato un libro con questo titolo: Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo. Qualcuno – credo pochi – dirà che ci vuole nell’ammuffita cantina libresca italiana un po’ di verve. Sì, ma questa non è verve né qualcosa che le assomigli: è solo trita provocazione, è il gusto tipico del bambino quando dice a gran voce, e ripete, “merda” tanto per farsi notare a tutti i costi. Personalmente sono del parere che il turpiloquio cerchi invano di colmare un vuoto di fantasia, l’assenza di una trovata, la mancanza di ambizione ad essere educatamente originali o sobriamente eleganti. Così come credo che Busi per certi aspetti – anche ora che si lagna vistosamente dei suoi 65 anni – sia rimasto ingabbiato nell’angusta scatola adolescenziale.

Vi aspetterete magari una stizzosa replica di Siti. Sbagliato. L’autore della Rizzoli si è limitato a dire: Ho grande stima di Aldo Busi come scrittore, e ovviamente un po’ mi preoccupa avere un concorrente al premio di tale livello. Allo stesso tempo, credo sia importante per lo Strega che vi concorrano nomi importanti della nostra letteratura”. Be’, siamo in un altro pianeta, sia in fatto di buon gusto sia in fatto di equilibrio psichico. Busi ha recentemente respinto al mittente il premio Mondello alla carriera. Pare abbia sentenziato: ”Dovevano chiamarlo il Premio Miglior Scrittore Straniero (In Patria)”. Silenzio del suo editore Dalai. Siti: “Non mi stupisce”. Ernesto Ferrero, laconicamente: “Mi dispiace”. Nella grande giostra verbale s’è infilato il giovane Alcide Pierantozzi (che ha esordito con Hacca editrice): ”Il romanzo di Busi è imprescindibile, e rischia di non entrare in cinquina e di non vincere il premio Strega”. E ancora: Su Affaritaliani.it, con una lettera aperta, “alla comunità letteraria” ha chiesto ai colleghi di appoggiare questa “causa di onorabilità intellettuale”: “Va da sé che Busi non ha bisogno né di un premio né di essere difeso; piuttosto siamo noi che abbiamo il dovere di farlo vincere per risparmiare alla ‘comunità letteraria’ l’ennesima figuraccia…” Caro Pierantozzi, lei è molto giovane, deve ancora imparare che arrivare terzi o quarti, o essere esclusi dalla cinquina dei finalisti, è qualcosa di molto diverso dalla “figuraccia”. È cosa che appartiene alla vita, alla carriera. A meno che uno, tra sé e sé, elegga un genio, appunto “imprescindibile”, e lo faccia sedere sullo scranno del modello assoluto.

Chi scrive questa nota ama la libertà di parola, è un seguace di Voltaire. Quindi tutti liberi di dire la loro. A patto di non offendere per fare spettacolo od ovviare a problemi di personalità. Certo è che per avere a che fare con gli scrittori ci vuole una pazienza biblica. O magari – e non è poco – quella del padre che deve allevare ed educare i propri figli, spiegando loro che urlare “merda” tra la gente è solo una scorciatoia. Tra le più brutte e foriere di un percorso da retrogradi compulsivi.

 

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