Al Salone del libro di Torino
All’inizio fu Lucy
Più di tre milioni di anni fa, l'ominide femmina considerata “la madre dell'umanità”, dette inizio a un processo di cambiamento ancora oggi in atto. È il suggestivo tema dell'ultimo romanzo di Cristina Comencini, particolarmente rivolto all'universo femminile, analizzato dall'autrice in un incontro al Lingotto
In questo maggio di inviti alla lettura tra eventi diversi e imminenti premi letterari, l’ultimo romanzo di Cristina Comencini, Lucy (Feltrinelli, 199 pagine, 15,00 euro), che l’autrice ha presentato il 19 maggio, al Salone del libro di Torino in un incontro con Fabrizio Gifuni, spicca per originalità e piacevolezza: uno di quei rari libri che si finiscono con rammarico e che si lasciano dietro tanti spunti di riflessione.
Tre milioni di anni fa, un momento prima della catastrofe, prima dell’inizio di una nuova era. Orme affiancate raccontano di una coppia che avanza, alcune piccole, più esitanti, altre più grandi e decise che aprono la strada. Le impronte dei piedi annunciano l’uomo moderno, il passaggio dall’ominide all’homo. A Laetoli, in Tanzania, si allontanano dall’eruzione del vulcano per dare inizio al Mondo nuovo. Lei ha un piccolo appoggiato su un fianco. È da qui che tutto ha inizio. Ed è da qui che prende avvio la riflessione di Cristina Comencini, attraverso una storia che ci riguarda e che ci aiuta a direzionare lo sguardo nell’osservazione dell’universo esistenziale e affettivo che ci circonda, da un punto di vista particolarmente attento al cambiamento declinato al femminile.
La protagonista è Sara, una paleoantropologa, che in un agosto romano di solitudine vuole finire il suo racconto ambientato a Laetoli, un racconto che nel narrarci cosa eravamo ci dice quello che siamo. Quello che Sara è oggi, col suo matrimonio fallito, i due figli adulti lontani, ognuno col proprio vuoto che pesa. La storia si sviluppa in modo corale perché ogni personaggio – Franco l’ex marito, Matilde e Alex i figli, Giorgio l’amico e amante di Sara, Fulvia la nuova moglie di Franco, Milo amico recente e risolutivo – ne racconta una parte dal proprio punto di osservazione.
Sara è «una donna complicata, difficile» che in modo pionieristico ha interpretato il grande mutamento che ha trasformato il ruolo della donna. Restia al matrimonio e appassionata del proprio lavoro, ha usato la nuova libertà non sacrificandola agli affetti, generando così un futuro diverso ma anche carico di contraddizioni e lacerazioni. Abbandonata dal marito che non ha retto a tanta radicale libertà, alle continue partenze, al suo sfuggire agli obblighi materni, al disordine domestico, non si è mai fatta una ragione della fine del loro grande amore e ora vuole ricomporre la sua identità. Nell’agosto solitario, insieme alla conclusione del suo libro, si impone per lei una resa dei conti alla vigilia di un evento drammatico che muterà per sempre la sua vita restituendole il senso di tutto.
Dramma inteso nel senso proprio del termine, cioè azione. Perché, l’agire – volontario o involontario, comunque ineluttabile – è il grande tema di questo libro. Agire è comprendere, sfruttando la lontananza del punto di vista – lontananza suggerita dall’ominide Lucy, dalla solitudine estiva, dalla distanza di tempo con gli eventi passati in un intersecarsi di piani temporali. In questo, è già molto cinematografico il romanzo di Cristina Comencini, abile e stimata regista avvezza a trasporre sullo schermo le sue opere di narrativa. Ma certo non ha rinunciato in Lucy all’officina della scrittura, capace di restituire quello che era nella volontà dell’autrice: un senso di leggerezza, di apertura, di «aria che passa nei nodi».
Una suggestione che ha influenzato la stesura di questo romanzo – ha raccontato Cristina – è venuta da un articolo in cui si descriveva il fatto che sebbene in genere si abbia la percezione di avere dietro di noi tanta storia, ci vediamo nel futuro così come siamo nel presente. Non abbiamo cioè la sensazione del perenne mutamento che ci riguarda, di come le cose cambino in continuazione. Forse, in un tempo come questo, dove l’accelerazione del cambiamento si fa sempre più evidente, dove accadono eventi che mai avremmo immaginato possibili (non ultime le dimissioni di un Papa), ci è più facile avvertire il mondo in fieri. Importante è però anche coglierne la positività. Percepirci in movimento, rende tutto più comprensibile, restituisce a ogni cosa la sua ragione. Lucy, scegliendo di seguire Hazda, non il più forte ma il più gentile, quello che non avrebbe mangiato il cucciolo, ha salvato la nostra specie. A distanza di tre milioni di anni quello che ci dice è che sarà proprio l’incertezza a renderci più evoluti.