Nicola Fano
Vent'anni fa, l'assedio al Raphael

Le monetine di Craxi

È passato molto tempo da allora, ma che cosa è cambiato? La manifestazione del 1993 portò all'ascesa al potere del delfino di Craxi, Berlusconi. E oggi, le "monetine" lanciate sotto forma di voti a Grillo (così mal spese dall'idiozia politica del comico) hanno confermato il primato del Cavaliere

Sono passati vent’anni dalle monetine a Craxi: 30 aprile 1993 davanti all’Hotel Raphael. Una pioggia di soldi e rabbia piombò sull’uomo che con la sua sfrontatezza aveva incarnato una stagione piena solo di contraddizioni. “Lanciatori di rubli”, chiamò Craxi quei cittadini che con il loro gesto estremo lo condannarono all’esilio morale definitivo. Al di là dei processi e delle condanne che sarebbero poi arrivate. Sono passati vent’anni: è lecito domandarsi se sia cambiato qualcosa. E che cosa.

Quel pomeriggio ero in redazione a l’Unità, come sempre allora, quando arrivò la notizia: molti di noi intuirono che quello era un rito barbaro ma autentico e autenticamente catartico. Come in una tragedia greca in cui un uomo solo (neanche il migliore, né il più colpevole, probabilmente) diventa capro espiatorio dei torti di una intera comunità. Si parlò – sotto voce – di Craxi come Edipo. Salvo che Edipo non sapeva che stava ammazzando il padre, mentre lo ammazzava; né sapeva che stava andando a letto con la madre, mentre amava Giocasta. Si poteva dire altrettanto dei comportamenti di Craxi? Risponderanno i posteri, ci dicemmo all’epoca, ma la storia la fanno i vincitori e solo dodici mesi dopo quel 30 aprile 1993 lo scettro del potere scivolò nelle mani del miglior delfino di Craxi: quel Silvio Berlusconi che Craxi aveva allevato in silenzio e le cui irregolarità televisive egli aveva depenalizzato con una legge apposita. Ergo: la storia l’hanno fatta i vincitori e l’opinione corrente è che Craxi sia – al massimo – un colpevole inconsapevole. Come Edipo. Non a caso, l’unica biografia di Craxi pubblicata in questi vent’anni (e tutt’ora disponibile) è quella scritta dal congiunto Massimo Pini e stampata dalla Mondadori del delfino Berlusconi: costoro hanno vinto e hanno fatto la storia in Italia.

Ora non spetta a me rovistare nel passato per aggiornare la verità, ammesso che sia in grado di farlo: lo faranno semmai gli storici del domani, se ce ne saranno di interessati a Craxi. Più utile può essere rileggere le ragioni dei lanciatori di monetine. Per lo più gente che i rubli non sapeva nemmeno che cosa fossero. Solo chi è stato iscritto prima al Pci e poi al Pds nell’èra-Craxi sa come i “comunisti” siano stati umiliati, isolati, discriminati in quegli anni. Ed era proprio il vincente segretario del (presunto) Partito socialista a orchestrare la discriminazione. Per ragioni di opportunità politica: togliendo la terra sotto ai piedi degli elettori “comunisti” sperava di attrarli nel proprio orizzonte. Cosa che non accadde. Perché Craxi era supponente. Quasi quanto lo erano i “comunisti” di allora: due prime donne non possono insistere sullo stesso territorio. Ricordo che ero stato al Raphael qualche tempo prima del lancio di monetine per intervistare Alvaro Mutis. Perché soggiorna qui?, gli chiesi. E lui, che evidentemente era stato avvertito del fatto che quello era il quartier generale di Craxi, mi disse furbo: per sentire l’odore del potere. Ricordo solo che quando uscii nell’albergo sperai che nessuno mi vedesse: dovessero dire che sto per passare con Craxi!

S’è detto sovente (io l’ho argomentato spesso qui e altrove) che la colpa maggiore di Enrico Berlinguer sia stata quella di aver scelto una classe dirigente futura molto scadente: Occhetto, D’Alema, Veltroni (tutti nati nell’alveo berlingueriano) erano già allora leader molto modesti. I fatti futuri hanno drammaticamente confermato quella sensazione. Ma in realtà fu Craxi a “scegliere” i futuri leader della sinistra post-comunista. Fu lui a invitare nel famoso camper proprio D’Alema e Veltroni, concedendo loro una patente da leader dal suo punto di vista funzionale soprattutto alla loro mediocrità e al loro sfrenato arrivismo. Tutti sappiamo quel che è successo dopo.

Ma i tiratori di monetine? Passati vent’anni, indubbiamente sono cresciuti. Se oggi si fossero limitato a tirare monetine su Berlusconi (è capitato, comunque) o su Bersani, tutti i commentatori ufficiali avrebbero ripreso la tiritera dell’antagonismo, dell’incultura democratica… E invece gli ex-tiratori di monetine hanno fatto “meglio”: hanno votato Grillo pensando così di mandare a casa i “cattivi” a lanciare la sfida di un nuovo ricambio generazionale. E che cosa è successo? Che ancora una volta il gesto estremo, inconsulto, barbaro perfino, è risultato inutile. L’idiozia politica di Grillo che ha detto no a un possibile accordo-capestro con il Pd per cambiare davvero il Paese, preferendo la sua rendita di posizione (come un qualunque democristiano) ha reso inutile anche il nuovo “lancio di monetine”. E così tutti i sondaggi danno per stravincente, un’altra volta, il buon Silvio Berlusconi. Il delfino di Craxi. Vent’anni dopo ancora contro i “tiratori di rubli”.

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