L’esperimento Atlas guidato dall’italiana Fabiola Gianotti
Dopo la depressione di Higgs
La "scoperta" del bosone apre molte prospettive sulla materia e sull'antimateria. Quasi troppe! L'importante è non farsi vincere dall'enormità della sfida e continuare ad andare avanti con la ricerca. Superando anche la crisi economica internazionale
“Siamo in piena post-discovery depression, la depressione dopo la scoperta. È quello che succede quando cerchi per tanto tempo una cosa e poi la trovi ed è esattamente come te l’aspettavi”. Eilam Gross è uno dei tanti fisici del CERN (il laboratorio europeo di Ginevra) che ha lavorato alla scoperta del bosone di Higgs. Lui ci ha lavorato con l’esperimento ATLAS, quello guidato dall’italiana Fabiola Gianotti.
Una scoperta che conferma in pieno la teoria è l’incarnazione della peggiore maledizione possibile: “Possa tu realizzare tutti i tuoi desideri”. In questo caso, la maledizione viene dal fatto che il bosone di Higgs poteva avere tante varianti: nella massa, nello spin, nell’accoppiamento con altre particelle. Invece no. Tra le tante possibilità è uscita dalla roulette della fisica una serie di numeri che è non proprio esattamente ma poco distante da quella del Modello Standard. Come se a inizio campionato avessero previsto: scudetto alla Juve, Pescara in B.
La depressione è frutto di questa mancanza di esoticità nel bosone. Che può implicare diverse cose. La prima, la più deprimente, è che il Modello Standard non ha bisogno di altro. La nuova fisica, le particelle esotiche, le cose da scoprire, ci sono ma sono lontane dalle performance che le tecnologie potrebbero raggiungere nel giro di un paio di generazioni di scienziati . O mai.
La seconda è che, con un Higgs a questi valori, potrebbero esistere davvero delle famiglie di particelle esotiche, quelle chiamate supersimmetriche, che impersonerebbero niente di meno che la misteriosa materia oscura. Peccato che non ce ne sia traccia nei miliardi di collisioni che gli scienziati del CERN hanno effettuato nella macchina LHC. Collisioni che hanno portato alla scoperta dell’Higgs, ma non hanno il minimo segnale delle particelle supersimmetriche. Queste particelle, confidenzialmente chiamate SUSY da Super Symmetry, potrebbero invece essere quelle a energie altissime e ricadrebbero perciò nel primo caso.
Infine c’è una terza versione, la più ottimistica. È quella che parte da un presupposto: ci sono troppe cose che non tornano nel Modello Standard. Come scrive Dennis Overbye sul New York Times: “Cosa è successo nel primo istante del Big Bang? Che cosa succede al centro di un buco nero dove la materia e il tempo oscillano tra esistenza e non esistenza? Che cosa è la materia oscura la cui influenza gravitazionale, dicono gli astronomi, determina forme e strutture delle galassie, o l’energia oscura che sta costringendo l’universo a accelerare la propria espansione? Perché l’universo è pieno di materia, ma non di antimateria?”.
Queste domande, dicono gli ottimisti, potrebbero trovare delle risposte impensate, come è spesso accaduto nella fisica, continuando a cercare anche là dove secondo la teoria prevalente non dovrebbe esserci nulla.
Dunque, che fare? Intanto, impedire che la crisi del debito pubblico europea e americana tarpi le ali anche alla fisica. E pensare bene che macchine costruire per il futuro.