Nicola Fano
Skira ripubblica un bel libro dimenticato

Max Frisch e la storia

"Guglielmo Tell per la scuola" è un gioco letterario, pieno di ironia, che insegue la storia e la rilegge di sbieco: una vera lezione di scrittura

Immaginate di vedere la storia dal buco della serratura. Non per voyeurismo, ma per scelta ideologica: il punto d’osservazione deve essere asimmetrico rispetto all’oggetto osservato. È quello che fanno gli scrittori, specie quelli grandi. Prendete il libricino di Max Frisch Guglielmo Tell per la scuola tradotto negli anni Settanta da Enrico Filippini e appena tolto dal dimenticatoio da Skira (80 pagine rilegate per 15 euro). Di fatto, lo splendido autore di Homo faber qui racconta la genesi della Svizzera. O della svizzeritudine, per meglio dire: un balivo imperiale, alla fine del Duecento, attraversa con orrore le Alpi, risalendo vallate e attraversando laghi, fino a incontrare lui, Guglielmo Tell. E nel confronto tra i due – l’emissario di re Rodolfo diretto a Uri e una guardia forestale rossiccia di barba e capelli, dal nome Tell, Thael o Thall o qualcosa di simile – il lettore è chiamato a intuire lo spirito dell’identità montanara (ma non solo) che sta alla radice dell’isolamento e dell’alterità degli svizzeri.

Il filo conduttore è questo: il rapporto con la natura. Che Frisch dà per scontato senza spiegarlo, proprio perché va considerato come il sostrato indiscutibile degli svizzeri fin dalle origini. Indiscutibile, ma anche in-conoscibile: l’ignoto presente è del resto l’oggetto che Frisch ha sempre inseguito e cercato di raccontare, convinto com’era che proprio nel rapporto con ciò che è presente senza essere conosciuto fosse il senso della vita. Ecco perché anche questo piccolo libro è assolutamente caratteristico del suo autore.

Guglielmo tellMa c’è di più. Ossia il piacere della storia presa in contropiede. Senza miti, senza epica: una faccenda di tutti i giorni dentro alla quale lo scrittore trova le piccole magagne, le storture, le cose fuori posto. Non è come nei documenti ufficiali, dove tutto ha un luogo e uno spazio, ma è come nella vita di tutti i giorni, dove le cose capitano senza che chi le vive le percepisca fino in fondo. È un’ottica asimmetrica, appunto, quella scelta da Frisch, al quale il grande scrittore svizzero unisce una dose importante di ironia (e auto-ironia, essendo l’oggetto d’analisi la propria stessa identità). Direte voi: possibile che uno svizzero brilli in ironia? Rileggete Frisch (i romanzi, più che il teatro); rileggete Dürrenmnatt: la loro forza è proprio nel doppio binario che da una parte conduce alla corda teutonica e dall’altro a quella che Sciascia avrebbe chiamato “la corda pazza” tipica delle nostre parti.

Il libro Guglielmo Tell per la scuola in questa chiave è un piccolo gioiello. Non solo la Storia raccontata in modo obliquo, ma anche scritta tra parentesi. Il resto è costellato di note: ma non note dotte e pensose, bensì digressioni, slittamenti. Si tratta quasi di un teso parallelo da leggere in filigrana dietro alla storia principale. Insomma: in queste ottanta pagine c’è un manuale di scrittura creativa da leggere, da studiare e da copiare. Se vi sembra poco, di questi tempi….

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