Paola Benadusi Marzocca
Una fiaba-apologo di Riccardo Fellini e Ruggero Marino

Never ending Circo

La storia, immaginata insieme al fratello meno fortunato del grande regista prima della sua scomparsa, è ricca di prodigi e speranze, inserita nella modernità ma antica come lo sono i migliori racconti fantastici

Il circo piace, fa sognare, i bambini lo amano, forse anche oggi, anche se guardando i tendoni colorati assale un senso di malinconia. Il circo è colore, è vita rappresentata, e i bambini, grandi e misconosciuti protagonisti del mondo fantastico, sono inconsapevolmente portatori di una verità perduta da recuperare attraverso l’immaginazione, ben più ricca di possibilità e di felicità rispetto alla realtà quotidiana. E che ruolo hanno gli adulti nell’aiutarli a scoprire se stessi, gli altri e quella strana cosa che è l’esistenza? I bambini sono difficili, a volte incomprensibili, spesso soli con le loro fantasie. Di tutto questo parla Ruggero Marino, giornalista, poeta e scrittore in Stella e il Circo (Sperling € Kupfer, 207 pagine, 15,00 euro), scritto con Riccardo Fellini, fratello misconosciuto del grande Federico, il cui genio resta indiscutibile.

La sua è una storia suggestiva, ricca di pathos, che si snoda attraverso i personaggi del circo Arcobaleno, soprattutto il clown Pomodoro e la cavalla Stella. È un racconto che mette in ridicolo sentimentalismi, falsità e cattiverie e che fa comprendere la diversità fra prova e spettacolo: i pericoli della vanagloria per chi si esibisce sono sempre in agguato mentre l’umiltà che si traduce nel saper ascoltare gli altri è spesso nascosta e raramente appartiene a coloro che sono stati baciati dal destino.

È certo, come scrive Ruggero Marino nella postfazione, che tra i due fratelli Fellini non c’era stato un rapporto idilliaco. Per Riccardo, «“vitellone” senza fortuna», il cognome Fellini «si era sovrapposto come una pietra sepolcrale al suo personaggio e alle sue creazioni fino a soffocarli». Nel commosso ricordo dell’autore, Riccardo viveva «di clown, del circo, della Romagna..», ma solo come il fratello di Fellini: «Sì, lui otto e mezzo, io nemmeno la sufficienza», diceva scherzando. Ma con gli animali, racconta Marino, «arrivò in anticipo sui tempi.. con gli animali si rasserenava».

E in questa sorta di “fiaba-apologo” moderna, destinata sia al pubblico adulto che ai più piccoli, pubblicata dopo varie vicissitudini quando ormai da tempo Riccardo non c’era più, con la copertina illustrata da un disegno di Federico, la bianca cavalla Stella è dominante e magica come tutto lo spettacolo, come può essere «una cavalla che sogna di volare, un clown innamorato con il naso rosso e che suona il violino sospeso sul filo sopra la pista». Sarà proprio la cavalla imbizzarrita dal clamore del pubblico, infastidita dalle luci della ribalta a far precipitare Pomodoro. Stella viene relegata in campagna, mentre Pomodoro giace ferito. Ma proprio nella tranquillità della fattoria tra i boschi nasce una amicizia speciale tra un ragazzo di nome Candido come il suo cuore e la cavalla.

Nelle fiabe può accadere anche che gli animali parlino perché, come ha scritto Novalis, tutto può animarsi e la natura stranamente mescolarsi al mondo degli spiriti. Così tempo e spazio saranno superati e i sogni e gli incantesimi racchiusi nelle tenebre della notte si riveleranno con la luce del giorno. Tutto ciò racchiude questa favola ambientata ai nostri giorni, ricca di prodigi e speranze, antica come lo sono i migliori racconti fantastici.

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